Porto Maurizio (Portu Muȓìxu in ligure o U Portu) è stato un Comune autonomo per tutto il Medioevo, con un forte legame con la Repubblica di Genova, che ha agevolato la produzione e il commercio dell’olio di oliva nel bacino del Mediterraneo.
di Ezio Marinoni
Al termine del periodo napoleonico, Porto Maurizio è annessa al Regno di Sardegna. Nel 1923 si fonde con Oneglia ed altre località circostanti, a formare il nuovo comune di Imperia. Il Casalis (1) aveva scritto di Porto Maurizio: «Il comune è composto di Porto Maurizio piccola città, e di due villate, delle quali una chiamasi Artallo, e l’altra Mussobovi.
Come capo di mandamento ha soggetti i comuni di Piani, Poggi, Torrazza, Civezza, e Caramagna.» Il centro storico di Porto Maurizio si estende sul promontorio del Parasio: un dedalo di strade, caruggi e piazze nascoste ne custodiscono l’anima medievale, mentre i numerosi belvedere offrono viste spettacolari sul golfo. “Parasio” deriva dal nome dell’antica fortezza che svettava sulla cima a protezione della città dagli attacchi via mare.
Ho parcheggiato l’auto nella piazza della cattedrale, per metà riservato alle auto della Questura e ho iniziato la mia camminata. Per visitare Parasio, ho lasciato la guida rossa Liguria del Touring in borsa e ho preferito affidarmi alla vista, esplorare l’ambiente e perdermi per le sue vie, scoprendo palazzi storici, luoghi sacri ed angoli suggestivi.
Il Duomo di San Maurizio, in stile neoclassico, è la chiesa più grande della Liguria, ricostruita nel corso dell’Ottocento su edifici più antichi, di cui due pareti sono ancora visibili all’aperto.
Leggiamo ancora il Casalis: «La chiesa parrocchiale dedicata a s. Maurizio è molto antica: già esisteva nel 1172. Fu più volte ingrandita: ne è meschina l’architettura: non può contenere la popolazione, e minaccia di cadere. Tutto ciò indusse l’amministrazione civica (1818) a mandare a termine un nuovo grandioso tempio, di cui erasi cominciato la fabbricazione nel 1780. Le principali solennità sono quelle che si celebrano in onore di s. Maurizio, e del B. Leonardo (sarà proclamato santo da Papa Pio IX nel 1867, N.d.A.).
La più bella e spaziosa piazza che vi si vede, è quella della nuova chiesa. Ne diede il disegno l’architetto Ferdinando Bonsignore al tempo del francese governo.»
Questa piazza ha cambiato più volte nome nel tempo: “Braia da Miscion”, piazza d’Armi, piazza della Libertà (1797), Place Napoleon (1805), piazza Chiesa Nuova (1816), piazza Vittorio Emanuele II (1856), infine piazza del Duomo.
In fase di restauro e non aperta al pubblico, si incontra la casa natale di San Leonardo da Porto Maurizio, patrono di Imperia, su cui varrà la pena ritornare. Il suo corpo è conservato in una teca in vetro all’interno della cattedrale, la sua festa ricorre il 26 novembre.
La curiosità, comune ad altri luoghi, è che la chiesa principale non sia dedicata al santo patrono della città.
Inizio il mio giro per i vicoli, senza un ordine prestabilito.
L’Archvolto della Tina è una delle opere più caratteristiche del Parasio, che faceva parte della cinta muraria medievale, punto di passaggio per entrare in città, salendo dall’attuale via Carducci e attraversando Porta Martina. Si vedono ancora i cardini in ferro della porta superiore e sotto l’archivolto sono presenti tre botteghe medioevali ben conservate; gli stemmi sul muro appartengono a famiglie nobili di Porto Maurizio. Nella parte superiore della loggia è presente una nicchia della Madonna in stile barocco con il lume originale in ferro battuto. A destra della porta si trova un tipico “caruggio” ligure detto “della Gainetta”.
Palazzo Guarnieri, con il suo loggiato affrescato, è stato residenza dei Marchesi Guarnieri, una famiglia di banchieri. Nel 1714 ha ospitato Elisabetta Farnese, nel suo lungo viaggio verso la Spagna (2). Trent’anni dopo, nel 1744, il Marchese de Las Minas, generalissimo dell’esercito gallispano, vi ha soggiornato in occasione della resa di Oneglia.
L’Oratorio di San Pietro è l’edificio religioso più antico della città, con una pregevole facciata barocca; anch’esso in restauro, non si può visitare all’interno. Risalente al XII secolo, viene trasformato dalle famiglie De Verdonis, nel Quattrocento, e Barla, nel Cinquecento, in una cappella gentilizia. Nel 1599 la Confraternita dei Disciplinanti di S. Pietro si stabilisce nell’oratorio e ottiene il permesso di ampliarlo.
Le logge di Santa Chiara, sul retro del convento di clausura delle clarisse, sono affacciate sul mare e offrono uno spettacolare colpo d’occhio.
Il Portello del Soccorso è una piccola porta fortificata nelle antiche mura, utile per comunicare con il borgo marittimo nei casi di emergenza. Sul palazzo soprastante è posta una targa di marmo, dedicata a San Leonardo, apposta nel 1745 quando la flotta inglese degli ammiragli Rowley e Matthews si vede costretta ad interrompere il bombardamento sulla città a causa di una tempesta attribuita ad un miracolo di San Leonardo.
Palazzo Gandolfo, edificio rinascimentale, nel 1745, accoglie Don Filippo di Borbone e la sua corte. La dimora dei Marchesi Gandolfo sorge in una scenografica piazzetta.
Palazzo Bensa è stato abitato dal 1780 dall’omonima famiglia. L’avvocato Elìa Bensa, cospiratore e deputato dal 1848 nel Parlamento Subalpino, offre il suo alloggio come rifugio a Giuseppe Mazzini che, secondo la leggenda popolare, tornava a casa indossando un travestimento da frate per sfuggire alla polizia.
Palazzo Littardi è un’antica dimora nobiliare, che ha ospitato personaggi di spicco come lo storico Carlo Botta, il pedagogista Lambruschini e Camillo Benso di Cavour.
In via Zara scopro una piccola “libreria pubblica” con tanto di angolo lettura. Una turista tedesca si ferma, guarda questo angolo raccolto e silenzioso, sceglie un libro nella sua lingua e si siede a leggere.
Due edifici richiamano anche al passato “sociale” del quartiere: la Casa delle Scuole ha ospitato le prime scuole superiori della città fondate dal protonotario apostolico Francesco Ferrari nel 1640; la Casa della Società Operaia ha visto nascere la prima società operaia di Porto Maurizio, fondata nel 1851 da Tito Rubaudo ed altri patrioti locali. Il rilievo a stucco nella parte superiore dell’edificio rappresenta le Arti e i Mestieri.
La bellezza del Parasio la si apprezza passeggiando con calma, con gli occhi rivolti in alto per cogliere le sfumature dei colori e i giochi di luce che, sotto i raggi del sole, creano le tipiche abitazioni liguri di origine medievale. I distratti possono seguire il percorso denominato “Gira Parasio“, indicato da numerosi cartelli disseminati per le vie del borgo.
Parasio viene dal dialetto Paràxiu (Palatium), un antico torrione quadrato usato come fortezza e come carcere. Oggi al suo posto, sulla sommità del promontorio, c’è una piazzetta alberata.
Il quartiere, quasi completamente pedonale e con i caratteristici vicoli che intersecano la strada principale che sale a spirale fino alla cima, era cinto di mura, abbattute dopo il Medioevo e ricostruite più all’esterno per difendere e contenere l’abitato in crescita.
Il Circolo Parasio è un’associazione che cerca di valorizzare le bellezze naturali del quartiere e di contribuire allo sviluppo sociale e culturale della zona, ha realizzato la guida “Gira Parasio” e, periodicamente, organizza visite guidate gratuite.
Un tempo la presenza religiosa era importante in Porto Maurizio. Così ne scrive il Casalis:
«Per riguardo alle abitazioni di ordini religiosi, dobbiam dire già vi esistevano un convento dei PP. minori osservanti, un convento di cappuccini, un monastero di Chiarisse, ed una casa di Barnabiti, ch’erano incaricati della pubblica istruzione (dal 1733, N.d.A.). In oggi più non vi sono che il convento dei PP. cappuccini, e il monastero di s. Chiara. Le chiese dei minori osservanti, e dei Barnabiti sono tuttora ufficiate. Hanno oratorii proprii le confraternite dei disciplinanti, della redenzione degli schiavi, della buona morte, e di s. Catterina.»
Il clima rarefatto che accoglie il turista in tutti gli ambienti, la bellezza architettonica, il senso di una grandezza passata e i colori avvolgenti sono motivi per fermarsi qui una giornata, dimenticandosi del tempo che trascorre, perché la storia di tanti secoli è a portata di mano e sembra rapprendersi negli sguardi attenti ai piccoli particolari.
Note
(1) Il Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna è un’opera in 26 volumi curata dall’abate e storico Goffredo Casalis, pubblicata fra il 1833 e il 1855 a Torino.
(2) Domenica 16 settembre del 1714 nel Duomo di Parma, si celebra il matrimonio per procura tra Elisabetta Farnese e Filippo V, re delle Spagne. Francesco Farnese, Duca di Parma, zio e patrigno della sposa, per aver sposato la vedova del fratello, funge da Procuratore, in assenza del Re. Elisabetta ha 22 anni, il marito Filippo V ne ha 31 e nel febbraio di quell’anno è rimasto vedovo, con due figli. Il lungo viaggio che condurrà Elisabetta in Spagna la vedrà sostare in diverse tappe lungo la costa ligure, per raggiungere la Francia del sud.