Anche la Liguria é presente a Treviso, con importanti opere da collezioni pubbliche e private, nella mostra “Arturo Martini.
di Federico Marzinot
I capolavori,, in atto dal 1 aprile e prorogata dal 30 luglio sino al 24 settembre, presso il Civico Museo “Bailo”, per il settantacinquesimo anniversario della scomparsa di uno di più significativi scultori del ‘900 europeo, “capace di rinnovare la tradizione, sviluppando originalmente temi fondamentali” ha scritto Nico Stringa, docente all’Università di Venezia, curatore della mostra con Fabrizio Malachin, direttore del “Bailo”.
Nato a Treviso nel 1889, Arturo Martini ebbe profondi legami, umani ed artistici, con la Liguria, particolarmente con Vado Ligure, ed una precisa, lunga frequentazione ceramica di Albisola e poi anche di Nervi, soprattutto negli anni Venti.
La mostra si articola in cinque sezioni e documenta compiutamente per la prima volta la figura e l’opera del grande scultore trevigiano. “Si tratta di una mostra di straodinaria completezza, contando su un numero di prestiti eccezionali, Talune opere non sono mai state viste in pubblico” aggiunge Stringa. Gli anni dell’apprendistato di Martini e le sue prime opere giovanili vengono proposti con le centocinquanta opere esposte in permanenza al primo piano del “Bailo”.
Al piano terra dell’edificio, completamente rinnovato, vengono proposte le altre quattro sezioni della mostra: si tratta d centotrenta opere, parte delle quali di notevole dimensione, di cui rileva la “drammaticità.. La seconda sezione é dedicata ai grandi capolavori realizzati da Martini tra gli anni Venti e Quaranta, fra cui i bronzi del Figliol Prodigo, de I leoni di Monterosso e del Tobiolo, e l’Adamo ed Eva, una grande pietra di oltre tre metri collocata nel chiostro del Museo; ad ogni singolo capolavoro viene riservata una sala.
Nella terza sezione vengono proposte le maioliche, piccoli capolavori che documentano, ciascuno, la creatività e la curiosità per ogni materiale da parte del grande artista trevigiano. A Martini pittore é dedicata la quarta sezione della mostra. Vi hanno spazio alcune cheramografie (termine inventato dall’artista per le sue stampe da matrici di sfoglia d’argilla) realizzate negli anni di Cà Pesaro e le grafiche neomedievali di soggetto religioso.
L’avvincente percorso espositivo si conclude con la sezione monografica dedicata agli anni della piena maturità di Martini, con una scelta dei suoi capolavori. Tra questi figura il drammatico gruppo de Il cieco, prestato dal Civico Museo Arturo Martini, di Vado Ligure, opera dalla “incessante vitalità poetica dell’immagine” a suo tempo colta da Mario De Micheli.
Il Museo della Ceramica di Savona é, a sua volta, protagonista del prestito della Nena, plastica raffigurazione d’una romantica, giovanile inquietudine. Altre importanti opere, spesso di grande dimensione, sono state prestate da collezioni private e da gallerie pubbliche, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, di Roma, e la Galleria del Novecento, di Firenze.
“Nel 1933 Martini scriveva all’amico Giovanni Comisso del suo desiderio di tornare a Treviso, ma che lo avrebbe fatto solo “in grande”. Credo che con questa mostra lo abbiamo davvero fatto ritornare in grande nella sua città” dice Malachin.
In precedenza, nell’ambito di ricerche e di intese per la mostra, egli aveva, con la collaborazione di chi scrive, visitato musei e raccolte private ad Albisola, Genova,Savona, Vado Ligure, incontrando i discendenti di Arturo Martini, amministratori pubblici, curatori museali, esponenti dell’Associazione Ceramisti di Albisola. Con quest”ultima Malachin ed il Comune di Treviso avevano anche collaborato nel 2022 alla mostra Preciso in testa -Omaggio ad Arturo Martini., svoltasi a Celle Ligure, nella sala-museo della Biblioteca civica “Pietro Costa” , e ad Albisola Superiore, nel Civico Museo della Ceramica “Manlio Trucco”.
Federico Marzinot