Sarete sorpresi, cari lettori e spesso turisti a vostra volta, di scoprire che qui si parla di ignoranza turistica, ma una volta tanto non si parla della nostra.2/Riflessioni a margine delle cronache sul libro del Generale Roberto Vannacci “ Vedi il libro..IL MONDO AL CONTRARIO)
di Sergio Bevilacqua
Sarete sorpresi, cari lettori e spesso turisti a vostra volta, di scoprire che qui si parla di ignoranza turistica, ma una volta tanto non si parla della nostra.
Se uno non sa si documenta, se uno è curioso cerca di andare dove la sua curiosità ha origine, presso quei segni che la attivano, provenienti dalla televisione, dal web, dalla stampa, e che rimandano a luoghi fisici, verso i quali muoversi per soddisfarla…
E, visto che le comunicazioni di massa dicono soprattutto alcune cose, promuovono alcuni segni, ecco che tutti sono là ad intasare le stesse calli di Venezia, ad assediare gli stessi monumenti, a vedere gli stessi tramonti, ecc. ecc.
Ci sono oggi polemiche contro il turismo italiano, da destra e da sinistra. Da destra, Vittorio Sgarbi tuona perché sia preservata la valenza di Patrimonio dell’Umanità di Ferrara, contro chi l’attacca per contrapposizioni politiche e a Venezia Massimo Cacciari accusa l’UNESCO di inutilità e superbo burocratismo.
Interessante, no? Una destra che difende istituzioni internazionali e una sinistra che le accusa d’inutilità…
Mentre procede l’assedio estivo, disordinato e congestionato al Belpaese, le infrastrutture sono sotto pressione per i flussi esagerati che le investono, e faccio un caso: come si può apprezzare appieno Cortina d’Ampezzo se i servizi di civiltà (acqua, fogne, luce, salute, strade…) sono fatte per 7000 persone che in stagione diventano 100000, 15 volte? Chi paga? I turisti con la ridicola tassa di soggiorno, che va ai Comuni? E il consumo delle infrastrutture che sono delle Province, delle Regioni, dello Stato, chi le paga? Posso garantire che a St. Moritz, Garmisch, Chamonix, Seefeld le cose sono molto diverse e ciò deriva da un’accurata analisi comparativa effettuata alcuni anni fa sullo sviluppo del turismo montano, da me organizzata, con a valle un importante convegno dei Sindaci delle suddette località.
Malgrado queste domande abbiano risposte chiare da almeno 50 anni nel mondo e, con la disattenzione e l’ignoranza dei politicanti, da almeno 20 in Italia, dispiace vedere che intellettuali dal carattere problematico continuino a promuovere visioni arretrate e romantiche, quando il turismo è un business con regole ben chiare e ben chiaro prodotto/mercato da almeno mezzo secolo.
La solita approssimazione italiota: “Troppo lavoro, troppo difficile…”? Perché, costruire un’automobile è facile? Usarla, forse… ma, prima, quanto tempo per arrivarci, quanta attenzione per organizzarsi al fine di crearla, quante tecnologie per produrla? E l’automobile oggi non fa il 20 % del PIL italiano, come dice Cacciari del turismo senza sapere davvero, perché tra HRC e indotto, tra autostrade utilizzate, musei visitati, stabilimenti balneari e consumi, il turismo in mezza Italia è il 50% del PIL, vale oltre 800 miliardi di €. e ne può produrre altri 400 di “nuovi”, con enormi benefici effetti sui conti pubblici e sul vero benessere delle popolazioni italiane.
Ma deve anche ripagare ciò che consuma (infrastrutture tecniche e civili), non solo ficcare denaro contante nelle tasche aum-aum d’improbabili imprenditori dell’HRC (Hotel, Ristoranti, Caffè), improvvisati d’estate per poi andare a spendere i soldi intascati aum-aum in Sudamerica o in Thailandia, in bassa stagione…
Il problema vero è che quella tasca coi contanti vota, mette scheda nell’urna, mentre il cervello, chiuso nella scatola cranica invece di pensare al meglio per il proprio Paese e per preservare le sue immense ricchezze, si perde in sogni di sollazzo e nullafacenza, erotismo e consumi all’estero appunto in bassa stagione.
La pagliuzza nell’occhio del vicino e non la trave nel proprio: Cacciari annebbiato d’ideologismo tardo-cattocomunista ma soprattutto vetero-intellettuale si perde nel consueto lamento gutturale e nel dispetto per una destra che ha vinto al gioco d’azzardo elettorale della storica sessione agostana 2022. E rosica.
Sgarbi invece è di quelli che hanno vinto, e sciorina le sue invettive, come se per organizzare bene il turismo occorresse la cultura classica, che io orgogliosamente detengo, ma che serve a nulla o pochissimo per fare stare bene la gran parte dell’umanità, che vuole acqua, luce, non aver caldo o freddo, e poi cibo, wi-fi, strade e distrazioni. Ed è in corso un’era diluviana, come potrebbe dire Aristotele mentre annega abbracciato alla Venere di Milo.
Poveri noi. L’ebetismo impera. E intanto in tutto il mondo trionfano le ADT (Aree di Destinazione Turistica), quelle vere, organizzate, non i delirietti dilettanteschi della Regione Emilia-Romagna che come al solito arriva prima nel fare, e nel fraintendere per ignoranza e opportunismo.
Nel mondo si compete a botte di milioni di giorni/turista e qui, con milioni e milioni di turisti, si cerca di ficcarsi in tasca i 100€. alla faccia di tutto.
Nessuno che voglia fare come si deve, se lo sa, e anche tanti intelligentoni che non sanno quello che dicono che cosa deve essere fatto, quando parlano di turismo… Io di veri progetti di Aree di Destinazione Turistica, quelle che nel mondo fanno il business turistico, ne ho fatti una decina, in pratica e in Italia ce ne vorrebbero 200.
Diciamolo in latino, che così forse lo capiscono e, se non accadesse, che vadano dal prete che di latino ne sa di più a farselo tradurre: “QUOUSQUE TANDEM CATILINA ABUTERE PATIENTIA NOSTRA?”… Non sono un prete ma vi aiuto lo stesso: “Fino a quando questi ignoranti o prepotenti o tutt’e due insieme continueranno ad abusare della nostra pazienza?”
Dovremmo essere tutti coscienti ed elevati padroni di casa e, invece, siamo ridotti a squallidi opportunisti con 100 €. in tasca in nero. Mance per camerieri arlecchineschi.
Altroché imprenditori turistici del sogno dell’Umanità, dell’Italia! Ma non è tutta colpa dei superficiali gestori di letti e tavoli: se non si fa ciò che si deve ai livelli opportuni non si possono criticare i comportamenti privi di visione e di serietà imprenditoriale di tanti attori di infimo ordine del settore. Col turismo si può fare civiltà e cultura, arricchire l’HRC, salvare le infrastrutture, si può dare agli italiani una vita stupenda, servizi d’altissimo livello, serenità e profondità, e sollevare la Repubblica dal suo pericoloso declino. Ma ci vuole visione e competenza in Politica, non gracchianti blablà e presunzione. Oppure squallido opportunismo votaiolo.
Sergio Bevilacqua
2/ SUI MILITARI IN POLITICA E VANNACCI GAY
di Sergio Bevilacqua
Riflessioni a margine delle cronache sul libro del Generale Roberto Vannacci “Il mondo al contrario”.
Il libro di un militare che scrive di aspetti intimi della società umana, e civile in particolare, già di per sé non si presenta bene. La professionalità bellica è necessaria probabilmente ancora (si vis pacem para bellum), ma deve essere controllata rigorosamente dalla Politica. Essa deve intervenire per difendere le società umane e, già da qualche secolo, la cultura bellica occupa lo spazio generale della sociologia del conflitto: va quindi dalle funzioni legali e giudiziarie, quando cioè il dibattito civile su interessi, discrezionalità e libertà di ciascun soggetto umano (individuale e societario) non trova semplice composizione dialettica, fino alla difesa dei sovrasistemi da obiezioni esistenziali provenienti da altri sistemi confinanti riguardo al potere, anche economico, e allo spazio geografico (guerre combattute militarmente).
Questa specializzazione sul conflitto, rende secondario il criterio professionale e sociologico della composizione previa dei conflitti stessi, e la precedenza del principio di vita e di piacere. Credo di non dire una cosa indimostrabile se affermo che militari e avvocati e giudici hanno in comune un alto tasso di cinismo e una visione deteriore del rapporto tra esseri umani. Deformazione professionale invalidante spesso alla formulazione di opinioni sulla civiltà umana.
Gli organismi bellici, dalle funzioni legali-giudiziarie fino agli eserciti, esistono per proteggere dall’ostilità che attraversa l’Umanità: infatti storicamente e organicamente l’ostilità è presente in forma endogena ed endemica. La funzione della Norma è dunque particolarmente importante in una specie entropica come quella umana e così la sua sussistenza ed evoluzione. Da essa discende il principio della “norma/lità” e le sue caratteristiche di espressione nei comportamenti della maggioranza.
In democrazia, la tutela delle minoranze è anche fondamentale: la minoranza è fucina di visione alternativa, e quindi di predisposizione degli organismi societari (anche di grandi dimensioni come gli Stati) all’adattamento al mondo esterno, costituendo la base logica ineludibile dell’alternanza, regola bio-organalitica di ogni sistema civile evoluto. E anche, in estrema sintesi, perché “4 occhi vedono meglio di 2”. E la normalità richiede dunque un parametro (“norma”) di riferimento.
Mi limito, come mio specifico inalienabile di origine sociatrica, a considerazioni basate su certezze scientifiche o logiche. Che un militare possa scrivere frasi del tipo “i gay non sono normali”, corrisponde allo stile bellico tipico dei profili psico-professionali militari e bellici. È dunque identificabile l’origine della clamorosa approssimazione, da parte di chi deve decidere di vita o morte, di danno o non-danno, come consta ai soldati. I militari vanno guidati e ciò è lavoro della Politica, e a maggior ragione in democrazia. Un militare che formula affermazioni di tipo civile, o lo fa da politico e si spoglia della veste bellica e si schiera, oppure si presta alle fondamentali obiezioni sopra. Le semplificazioni militari nella gestione civile, come le caratteristiche riduzioni di complessità degli organismi istituzionali nei casi di colpi di Stato, sono sospensioni di fattori di ampiezza dei comportamenti delle società che la gestione civile, e in particolare democratica, favorisce nel rispetto della varietà umana e delle opportunità di adattamento, con tutti i suoi pro (ad esempio la tutela delle minoranze e della facoltà di opinione) e i contro (le difficoltà e le lentezze di un sistema che includa dialettica e dibattito).
Le opinioni (tali solo possono essere qualificate) del Generale Vannacci, espresse nel suo libro “Il mondo al contrario” e sintetizzate nella ormai celebre frase “I gay non sono normali” sono scientificamente errate. Ed ecco perché:
- Soffrono di eccessiva generalizzazione: vi sono certo casi patologici di oscillazione ormonale o casi traumatici in cui il biologico equilibrio sistemico indotto dal cromosoma sessuale (che possiamo in extremis qualificare come presenza o assenza del cromosoma Y foriero di caratteristiche maschili sulla comune base X) viene alterato, e questi “fuori norma” consentono l’uso del concetto di “non normalità”. Siamo di fronte peraltro a % irrilevanti sul fenomeno della diffusione di comportamenti omosessuali maschili (cioè Y) e femminili (cioè non-Y).
- Se una norma non include elementi di grande importanza e oggettivamente caratterizzanti il sistema, essa è errata.
- L’esperienza della scienza psicologica parla di semovenza dell’oggetto sessuale, per cui ciascun essere umano è soggetto a tale dinamica. Anche Vannacci stesso, se è onesto con se stesso e con noi.
Quelle del deGenerale Vannacci sono quindi opinioni superficiali od opportunistiche, oppure ancora ideologiche. Comunque, del tutto estranee al mondo scientifico e al suo metodo. Inoltre, anche sul piano logico-filosofico Vannacci entra in contraddizione: egli non effettua una riflessione sulla reciprocità della caratteristica sessuale e dunque non considera che i comportamenti omosessuali dipendono non soltanto da elementi interni al singolo soggetto che li manifesta, ma anche da condizioni di reciprocità tra Y e non-Y. Su questo elemento si basano tutte le teorie sul genere sessuale, sia cosiddette Gender che Antigender, Trans-gender o Cis-gender, di sesso biologico oppure acquisito.
Non va dimenticato un punto centrale, tanto grave da diventare motore di comportamenti estesi, finanche collettivi: se in filogenesi non-Y può evitare Y, questo diviene dirompente sui comportamenti sessuali e sulle conseguenti “scelte” di comportamento sessuale. E ho scritto “scelte” perché di scelte discrezionali si tratta, nel 95% dei casi. Ripeto, le mie sono considerazioni sociatriche, cioè basate su verifiche empirico/sperimentali. Esse tecnicamente non possono essere considerate semplici opinioni, perché accanto al piano logico-filosofico, la Sociatria riporta casi clinici, operativi, unica fonte per certificare maggiormente il pensiero in sociologia: e sul tema dell’omosessualità i casi che ho trattato ammontano a centinaia, analizzati e studiati.
Se Vannacci come altri poco intelligenti in senso semantico mi avessero conosciuto nelle attività di studio del mondo omosessuale, mi avrebbero avviato al sistema sanitario come “Gay, non normale”, secondo lo stesso principio degenerato, da cui il termine “DeGenerale” riferito a Vannacci.
Ciò sottolineato, le “scelte” di comportamento sessuale rispecchiano dei dati di fatto e quasi sempre oggettivi, anche se spesso inconsapevoli. Va detto che l’effetto della superficiale comunicazione, strutturata e spontanea, può portare turbolenze, ma la presenza più o meno risaputa di sostanza oggettiva agisce come fattore di un inconscio societario pervasivo sui comportamenti anche individuali.
La Ginecoforia, l’emersione e affermazione della donna nella società umana, è una grande rivoluzione in corso. Forse la più grande della storia umana. Essa informa tutti i comportamenti sessuali, di femmine, prima di tutto, e di maschi umani.
La chiave di comprensione, cari deGenerali militarofili, guerrafondai e sostenitori opportunistici e retrò dell’ “Homo homini lupus“, è la possibilità molto coerente di riproduzione omologa femminile in piena autonomia, con un semplice aiutino tecnologico. Se non si capisce questo si va al disastro. E l’emergere dei militari e delle prepotenze belliche nel mondo ne è un vero, pericolosissimo segnale.
La ginecoforia è in sé maggiore pace, tutela della vita e della varietà, e ha dentro di sé la sua sanzione finale, ma nemmeno così distante: l’abolizione di Y, in quanto inessenziale e fonte di inutile complicazione e, con esso, l’abolizione di molta aggressività e potere delle forze armate di tutti i tipi. Questa volta non mito anarcoide o tardo-hippy, bensì biologia e politica.
Il mondo non è al contrario, caro signore della guerra Vannacci: è lei che non arriva a capire le sue istanze civili profonde, senza le quali si fa solo, come lei, brutale macello e grezza politica. Ma si consoli, non è da solo: ci sono ancora moltissimi stupidi che attaccano gli altri su ipotetici costumi sessuali. Se un idiota vuole farsi spazio contro qualcuno, butta lì menzogne tipo: è gay. Ha un figlio? È gay. Ne ha 3? È gay. Ha avuto molte decine o forse centinaia di donne? È gay. Ha splendidi amici gay? È gay. Ma se la moglie ti lascia per una donna, tu non sei gay. Brutta bestia l’invidia, e l’opportunismo di microbi umani magari di 2 metri.
Gli ebeti sono ovunque, ma il test di prepotenza e di stupidità li identifica. Voglio accomunarmi al deGenerale: Vannacci è gay.