La chiesa di San Martino sorge sulla omonima piazza di Toirano, nella diocesi di Albenga-Imperia (1). Un primo edificio sorse in epoca medievale intitolato al vescovo di Tours; l’arcipretura di Toirano viene citata per la prima volta il 3 settembre 1235, in un atto che non riguarda direttamente la chiesa: si tratta della concessione di alcune terre a tale Filippo della Marmoraira, la frase conclusiva del documento cita il luogo in cui è stato stilato, «in castro Toirani in ecclesia Sancti Martini».
di Ezio Marinoni
In un successivo documento del 1262 è indicato il «claustro Sancti Martini» come luogo dove alcuni toiranesi prestano giuramento di fedeltà al Vescovo Lanfranco di Albenga (2).
Tra i parroci medievali spicca Guglielmo Albessano, «archipresbitero ecclesie sancti martini de toyrano». Il 16 ottobre 1308 è delegato dal cardinale Napoleone di San Adriano, incaricato da Papa Bonifacio VIII, di aggregare il monastero di San Pietro in Varatella alla Mensa Vescovile di Albenga, in quanto il monastero versa in cattive condizioni, ma questa è un’altra storia.
La chiesa attuale viene riedificata nel XVI secolo inglobando parte delle murature dell’antica pieve, di cui rimangono tre colonne poste nella loggia antistante l’attiguo oratorio dei disciplinanti; sarà consacrata il 1º agosto 1609 dal vescovo di Albenga, Monsignor Luca Fieschi, Conte di Lavagna (3). Il Canonico Gio Ambrogio Paneri, invece, nel suo testo “Il Sacro e Vago Giardinello”, così scrive: «La chiesa Parrocchiale è S. Martino con titolo d’Arcipretura e da Mons. Luca Fiesco fu consacrata dell’anno 1610 p(rim)o di Agosto».
L’unica testimonianza e descrizione di quel periodo ci viene da una relazione di Nicolò Mascardi (4), Visitatore Apostolico dopo il Concilio di Trento, Vescovo di Mariana (5) e Accia (6) in Corsica. Questa descrizione, breve, è compresa in un fascicolo degli atti della visita, conservato nel fondo della Sacra Congregazione del Concilio, nell’Archivio Segreto Vaticano, pubblicato da Francesco Tacchella.
«Si estende da Oriente ad Occidente e consta di quattro navate di forma incerta (…). I sepolcri in chiesa sono parecchi e alcuno emana fetore. Il cimitero è a lato dell’Epistola ed è recintato (…)».
Vengono indicati i vari altari con i rispettivi redditi percepiti. Apprendiamo, inoltre, che «il parroco è Bernardo Bianco e che le anime da comunione sono 1280».
Le visite pastorali sono rese obbligatorie, dopo il Concilio di Trento, per verificare lo stato delle chiese e imporre l’applicazione e l’osservanza delle nuove norme ecclesiastiche (il loro impatto sarà importante sull’iconografia sacra, ad esempio). In un secondo verbale arrivano, quindi, ordini e disposizioni.
«Si illumini la sacrestia essendo troppo oscura. Si chiudano con doppia pietra i vari sepolcri che sono in questa chiesa perché mandano fetore. Si demolisca il muro che separa l’altar maggiore dal coro entro 15 giorni. In tal modo i fedeli potranno vedere i sacerdoti in coro e questi dovranno comportarsi con maggiore modestia e decenza».
Occorre domandarsi come si comportassero i sacerdoti toiranesi, prima di questa visita apostolica…Lo stato precario in cui versavano molte chiese porta all’ordine della loro demolizione; questa sorte tocca anche alla antica pieve di Toirano.
Si è ipotizzato che il porticato altro non sia che una navata dell’antica pieve, riutilizzata, ma non esistono prove a sostegno di tale tesi.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale si decide di demolire la casa canonica: dell’edificio abbattuto si recuperano sei parti di colonna in pietra di Finale, consistenti in due capitelli, lasciati nella zona della “Giostra” per i successivi cinquant’anni, durante i quali hanno subito ulteriori danni e mutilazioni. Nel 2001 cinque dei sei blocchi vengono ricomposti all’ingresso del borgo di Toirano, dove un tempo sorgeva la “Portassa”, la porta principale del paese.
Oggi la chiesa si presenta in stile barocco, divisa in tre navate con volta a botte, spartita da colonne in pietra rosa di Verezzi con capitelli corinzi.
Il ciclo degli affreschi raffiguranti gli episodi della vita e dei miracoli del santo di Tours presenti sulla volta centrale, il presbiterio e il dipinto sulla facciata sono di Gerolamo Graffigna, allievo del maestro Nicolò Barabino, eseguiti tra il 1892 e il 1893; in facciata, deperito e bisognoso di restauri, San Martino a cavallo, nell’atto di dividere il suo mantello, per farne dono ad un povero, seminudo e seduto in basso.
Sull’altare maggiore, eseguito dal marmoraio genovese Carlo Giuseppe Stella nel 1719, è conservato un crocifisso processionale attribuito allo scultore Giovanni Battista Bissone detto “il Veneziano“. Il presbiterio è completato da un coro ligneo di gusto rococò, con un doppio ordine di stalli. Lo scudo contiene, parzialmente cancellata, la lettera “M”, iniziale di Maria Santissima, compatrona di Toirano; è ignota la motivazione di questo tentativo di cancellazione.
Una pala d’altare della Vergine del Rosario, di ignoto pittore del principio del Cinquecento, è presente nella navata destra, proveniente dalla locale chiesa della Madonna del Rosario, un tempo vicariato domenicano.
A destra dell’ingresso si nota l’epigrafe latina del toiranese Giuseppe Collatto, trasferitosi in Spagna a Cadice, generoso donatore che ha istituito un legato perpetuo per messe da celebrarsi all’altare dell’Assunta.
Il fonte battesimale, del XVIII secolo, è giunto qui dalla soppressa chiesa genovese di Santa Sabina. Dell’originale fonte battesimale rimane una sola citazione del 1622, con un pagamento a Vincenzo Mainero «per aver fatto delli lavori… e il fonte della Chiesa Parrocchiale».
Nella navata sinistra, in posizione centrale e quasi addossato alla prima colonna, spicca il pulpito marmoreo, del 1755, con la scala del 1764, anch’essa in marmo intarsiato.
L’altare più antico è dedicato allo Spirito Santo, con una sontuosa decorazione a stucchi e motivi vegetali, con le statue di Sant’Agostino e San Giacinto e Dio Padre in atto di benedire; è opera di stuccatori anonimi, legati ancora a canoni tardo manieristici.
La torre campanaria, risalente al XIV secolo, a doppio ordine di trifore poste sui quattro lati, integrate nel restauro del 1963, è coronata da una merlatura in stile ghibellino di epoca posteriore alla costruzione.
Lo storico toiranese B. E. Maineri (7), nel suo ampio testo Ingaunia, riporta un oscuro episodio medievale. La parrocchiale di San Martino del tempo figura come il luogo dove si commina la scomunica all’abate benedettino Pagano: il Vescovo di Albenga, Lanfranco di Negro (8), gli vieta di ordinare monaci senza la sua autorizzazione; il parroco di Toirano, su incarico del Vescovo, pronuncia l’intimazione davanti al popolo riunito e legge la scomunica dell’abate il 4 maggio 1282.
Note
(1) Primo Vescovo della Diocesi di Albenga è Quinzio † (menzionato nel 451); il nome della diocesi è stato cambiato in Diocesi di Albenga-Imperia il 1º dicembre 1973 e la basilica di San Maurizio eretta a concattedrale della Diocesi.
(2) Lanfranco di Negro, O.F.M. †, Vescovo di Albenga (17 febbraio 1255 – circa 1288 deceduto).
(3) Luca Fieschi, Vescovo di Albenga dal 1582 al 1610.
(4) Nicolò Mascardi (? – 1599). Vescovo di Brugnato (La Spezia) dal 1579 al 1584, vi celebra il Sinodo nel 1579 e nel 1583, poi vescovo di Mariana ed Accia in Corsica dal 1584; è Visitatore Apostolico della Diocesi di Albenga negli anni 1585-1586 e Nunzio Apostolico in Polonia nel 1591-92.
(5) Diocesi di Mariana, soppressa. Dal 1570 sede vescovile diventa la città di Bastia, dove si trova la procattedrale di Santa Maria Assunta. Secondo la tradizione, a Mariana avrebbe subito il martirio santa Devota, oggi Patrona della Corsica e del Principato di Monaco; incerte sono le origini della Diocesi, forse eretta nel IV secolo.
(6) Diocesi di Accia, soppressa nel 1563 e unita a Mariana dal 1563 al 1801. Era la più piccola Diocesi corsa e comprendeva le pievi di Rostino e di Ampugnani, che in precedenza appartenevano alle Diocesi di Aleria e di Mariana, per un totale di appena 15 parrocchie.
(7) Bartolomeo Emanuele Maineri (Toirano, 21 agosto 1831 – Roma, 24 marzo 1899), geniale e poliedrica figura di umanista ottocentesco: è stato scrittore, giornalista, bibliotecario, docente, ufficiale telegrafico, uomo politico e patriota.
(8) Lanfranco di Negro, O.F.M. †, Vescovo di Albenga (17 febbraio 1255 – circa 1288, deceduto).
Ezio Marinoni