Trucioli

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Lettere/Borghetto S.Spirito. La storia del lavoro stagionale. 2/Fascismo eresia nazionale del socialismo. 3/Ponte Morandi vicenda infinita da scoprire


Alla redazione di Trucioli.it. Lavoro stagionale a Borghetto S. Spirito. 2/Ottimo articolo di Antonio Rossello sui lasciti divisivi di Mussolini e Gramsci. (vedi……). 3/Ing. Riccardo Morandi e il viadotto da lui progettato e poi crollato.

“Lavoro stagionale a Borghetto Santo Spirito”- Anni fa, raccontano oggi gestori di bar e pasticcerie, c’era la fila di chi si proponeva per la stagione estiva, studenti con voglia d’indipendenza e gente con bagagli d’esperienza pregressa ma senza etichetta titolata. Adesso, al contrario, i cartelli affissi di offerte lavorative pare non sortiscano più alcun richiamo. Se, però, nel Belpaese è emerso che non di rado l’offerta di lavoro c’è ma è fortemente sbilanciata a sfavore di chi cerca, che non trova condizioni propriamente oneste, qui a Borghetto, e non solo, non sembrerebbe così.

Il centro storico odierno, poco incline a vetrine e più propenso al moltiplicarsi di bazar stereotipati Made in Bangladesh, si regge sull’irrinunciabile comparto cibo: panetterie, bar, macellerie e gelaterie, ambiti in cui la necessità di personale nei mesi estivi si fa sentire, visto il lievitare della popolazione. Nulla, da un paio d’anni il meccanismo s’è inceppato, all’offerta non segue la domanda e già due attività consolidate, centrali, che lo raccontano costituiscono statistica, in una realtà piccola quale Borghetto.

La gelateria da più tempo presente lamenta via social, amplificandone la visibilità, di non aver trovato nessuno disposto a collaborare e di vedersi costretta a ridurre orari e intenti; analoga situazione la vive uno dei bar principali nonostante offra remunerazione e condizioni adeguate. Perplime ciò, perché gli esempi citati non alludono a locali blasonati che lesinano paghe da minimo sindacale pretendendo profili bilingue, aspetto distinto e curriculum altisonante, niente affatto. Il perché resta indecifrabile, nessuna ipotesi assurge a dogma, tutte paiono poco serie e riccamente facete. Forse hanno vinto tutti a qualche lotteria oppure si accontentano di paghette, divano e pappa servita? Il lockdown ha scardinato ritmi e promosso ozi e promesso pozzetti d’oro matto? La dimora natìa è e rimane il nido-lido a cui si è ancorati a vita? Sarà dipeso dal reddito di cittadinanza elargito con un’elasticità poco vigile, o no, sicuramente la responsabilità è della preferenza accordata al fondamentale corso gratuito di bon ton organizzato dal Comune? La danza degli interrogativi potrebbe proseguire, l’unica certezza è che il vecchio cartello ‘cercasi…’ pare privo d’ogni appeal e polveroso come non lo è stato mai.

Cordiali saluti, Annarita Gabbiani

2/IL FASCISMO NON ERA DI DESTRA –Però abbiamo forse un lascito che potrebbe unire: Berto Ricci, con la sua rivista “L’Universale” e la sua collaborazione alla Scuola di Mistica Fascista può considerarsi un unificatore. Il fascismo, al contrario di quello detto per anni, non era destra ma qualcosa di estremamente differente, vedi gli studi dello storico Roberto Mancini ed altri, ma un vero superamento delle concezionali tradizionali di destra e sinistra. Berto Ricci scrisse:  “Il fascismo è l’eresia nazionale del socialismo e l’eresia sociale del nazionalismo. Dalle due eresie nasce una unica fede.”
Riscoprendo i Sansepolcristi ed il loro programma, l’appello di Togliatti del 1936 ai “Fratelli in Camicia Nera”, più gli scritti su “La Verità” (La Pravda?) ed i comizi di Nicola Bombacci (l’amico di Lenin e fondatore del P.C.I.) in favore del fascismo sociale e coautore della “legge sulla Socializzazione” si può riunire.
Certamente bisognerà mettere da parte i compromessi con il re il quale nel 1936 tentò di comprarsi Mussolini offrendogli il titolo di Duca, credo che sia il peggiore insulto che si possa fare a Mussolini. Certamente una unione del popolo in questo momento in cui l’Italia ha truppe straniere in casa ed è immischiata in una guerra per interessi altrui sarebbe estremamente appropriato.
Cordialmente, Eugenio Battaglia
3/PROCESSO PER IL CROLLO DEL VIADOTTO MORANDI

UNA STORIA INFINITA, FATTA DI MOLTE  STORIE.

L’ing. Riccardo Morandi

Ing. Riccardo Morandi e il viadotto da lui progettato e poi crollato.

L’ingegnere Terenzio Merletti, per quarant’anni dirigente di Spea, e per sei, dal 2002 al 2008, amministratore delegato della società di ingegneria deputata vigilare sulle autostrade e sul viadotto Morandi, non ha mai saputo dell’esistenza di una relazione scritta nel 1979 dall’ingegnere Riccardo Morandi, il progettista del ponte, per mettere sull’avviso i gestori del viadotto sul Polcevera sulla necessità di intensificare i monitoraggi perchè il ponte si era dimostrato molto più vulnerabile agli agenti esterni di quanto lui aveva previsto.

A soli 12 anni dall’inaugurazione della sua opera, Morandi aveva scritto in inglese per una rivista specializzata che che attraverso le fessurazioni, la salsedine del mare e i fumi dei camini delle Acciaierie si insinuano fino al metallo dei tiranti immersi nel calcestruzzo e li corrodono senza lasciare segni all’esterno. “Penso che già tra pochi anni sarà necessario ricorrere a un trattamento per la rimozione della ruggine sui rinforzi esposti con iniezioni” aveva messo sull’avviso Morandi.
Nella sua lunga deposizione Merletti ha spiegato cosa prevedeva il manuale di sorveglianza e di procedura di Spea, raccontando che negli anni in cui lui era amministratore delegato rapportandosi con Giampaolo Nebbia, dirigente Spea e uno dei 58 imputati del processo, non aveva mai appreso di corrosione nei cavi e di degradi eccessivi sul Morandi, un’opera a cui lui s’interessava molto perchè la più prestigiosa ma anche perchè il progettista era stato suo prof ad Ingegneria.
Il voto assegnato a Morandi dopo i controlli è sempre stato 40: ossia un punteggio intermedio, degradato ma mai in condizioni da destare allarme, ha detto Merletti.Merletti ha spiegato Che non aveva mai letto i risultati delle prove riflettometriche. “Ho letto sulla stampa che secondo le riflettometriche c’era una corrosione del 22%, ma quei dati quantitativi non corrispondevano  aveva sempre parlato di una scala dove il ponte Morandi aveva moltissimi 2, alcuni 3, pochi 4 e nessun 5, il grado più elevato di corrosione secondo la scala definita dalla società Moss. Ha poi aggiunto: “Ai miei tempi per andare a capire l’entità della corrosione bisognava andarla a vedere con dei carotaggi fino ad arrivare ai cavi e non guardarli con il binocolo”.
Affermazione che ha poi scatenato la fantasia dell’avvocato Massimo Pelliccciotta, difensore dell’imputato Mauro Malgarini, dirigente dell’ufficio di Monitoraggio e Manutenzione di Aspi, che ha detto che lui quando va a caccia vede le sopracciglia di un cervo a 1200 metri di distanza”. Parole a cui risponderà poi il pm Airoldi chiedendo al teste se Spea avesse in dotazione dei binocoli telescopici in grado di permettere di vedere dalla strada anche sopra lo strallo.
Il presidente del collegio dei giudici Paolo Lepri a inizio udienza aveva annullato con un’ordinanza la trasferta prevista per il 17, 18 e 19 luglio a Roma all’aula bunker del carcere di Rebibbia per ascoltare come testimone il progettista ed allievo di Morandi, Francesco Pisani. Le condizioni di salute di Pisani, 90 anni, che era già stato dichiarato da una perizia impossibilitato a venire in tribunale a Genova, si sono aggravate in questi giorni. “La prognosi è alquanto incerta e non determinabile” ha spiegato il presidente leggendo le conclusioni della nuova perizia.
Francesco Cecchini

 


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