Gentile Redazione di Trucioli, uno dei miei vanti di vecchio foresto è quello di aver fatto a Noli la seconda elementare. Ne vado fiero come di un titolo nobiliare.
Avevo sette anni e i miei avevano deciso che sarebbe stato meglio per me e per loro che passassi
l’inverno a Noli, affidato alle cure dei miei nonni e di mia zia Emma, allora assistente sanitaria all’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, con servizio negli ambulatori di Spotorno, Noli, Finale, Pietra Ligure e Calizzano. Fu l’inverno piùbello della mia vita. Al mattino salivo con i miei amici alla nuovissima sede scolastica di Via Defferrari, la giovane maestra distribuiva
generosamente dei dieci, dei bei dieci con uno svolazzo intorno.
La differenza era nelle dimensioni, alle volte il dieci era entusiastico, copriva mezza pagina,
altre volte mia nonna diceva: che dieci piccolo hai preso oggi……In realtà le scuole erano due, perché al pomeriggio giravo con mio nonno e i suoi amici in quel magnifico museo diffuso rappresentato da Noli e i suoi dintorni. Si andava al Semaforo, a Voze, a Spotorno, a Varigotti, ed ogni pietra, ogni fiore, ogni albero era oggetto di osservazione e di discussione.
Tappe obbligate erano le lapidi, che servivano anche di verifica delle mie capacità di lettura. C’era quella coi versi di Dante, quella che ricordava la visita di Giordano Bruno, quella che lodava la munificenza di chi aveva aperto la carrozzabile per Voze. Le conoscevo tutte quasi a memoria, allora ero un appassionato lettore, entravo in un negozio e leggevo tutto, ad alta
voce, pubblicità, prezzi, spesso mi davano una caramella per farmi tacere. Ne ricordo una in particolare: era incisa su di una pietra di un sottopasso della vecchia ferrovia, oggi rimosso, proprio davanti alla Chiesa di San Francesco. In un italiano sgrammaticato ricordava il lavoro di alcuni soldati Austriaci, probabilmente prigionieri ospitati a Noli durante la prima guerra mondiale.
Quando la ferrovia fu abolita e il sottopasso demolito, mi dispiacque di non aver registrato in qualche modo quelle povere parole, bastava una fotografia. Malinconie, forse, ma quando incrocio Aldo, un mio amico di allora, nei nostri occhi brillano dei ricordi che ci uniscono come adepti di qualche setta segreta. Forse sono le corse giù per Via Defferrari, quando a mezzogiorno
ci davano il largo. Pronti e via, verso il mare che luccicava nel fondo, per vedere chi arrivava primo.
Cari saluti a tutti, e in particolare alla seconda elementare del 1949.
Massimo Germano