Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Tra il porto di Alassio e la Gallinara una ricca posidonia. Le reti a strascico ed il business Santuario marino che attira fondi europei


A forza di raschiare il fondo del mare ci troveremo con un pugno di sabbia in mano e senza resti.

di  Franco Zunino*

“Con le reti a strascico raschiano i fondali ed hanno distrutto reti e materiale che indicavano la posizione delle boe”. “Succede quindi che i pesci finiscono in altre reti”.

“C’è chi ha trasformato questo tratto di costa in un supermercato nel quale basta tirare giù una rete per soddisfare la voglia del momento,  prescindere da ciò che le risorse naturali sono in grado di offrire”.

“Aldi là della battaglia per accaparrarsi il pesce sussiste un altro genere di problema, pure quello altrettanto grave. Ci sono tratti di mare, come ad esempio quello tra il porto Luca Ferrari e l’Isola Gallinara, ricche di posidonia. Le praterie costituiscono un ruolo fondamentale nell’ecosistema del bacino di Alassio come del resto del Mar Ligure. Sono fondamentali per la sopravvivenza di numerose specie di pesci, ma anche di molluschi, crostacei. Costituiscono insomma un riparo ideale per questi organismi marittimi. Ovviamente le reti a strascico sono pericolose per la posidonia”.

Ecco, tutto questo avviene in un “area protetta” che pomposamente viene chiamata Santuario Pelagico o dei Cetacei, dove le uniche “cose” protette sono i cetacei, animali che MAI PRIMA né dopo, sono  stati oggetto di caccia. E lo chiamano Santuario marino! Santuario marino, ma solo per attirare turisti e portarli a spasso a vedere delfini e cetacei vari. Una cosa che si potrebbe benissimo fare anche senza un’area protetta che non protegge nulla, ma che attira fondi europei, e non, per la sua, si fa per dire, “gestione“. Questa è l’Italia, dove la difesa della natura si fonda sempre sul business!

Campagna orso 2×50″ del WWF abruzzese. Tanto valeva chiamarla Campagna orso 0x100, intendo non numero di orsi, ma chilometri di distanza da cui farli fuggire (0 è la  core area del Parco d’Abruzzo, 100 i chilometri dello sbandamento della popolazione). Uno sbandamento che è il massimo dramma di questa sparuta popolazione di orsi, perché è notorio che una piccola popolazione di animali più si sbanda più incorre in pericoli e più abbassa il tasso riproduttivo: e non lo dicono Zunino e la Wilderness, lo dicono i biologi (quelli seri!) faunistici.

Eppure anche quest’anno il WWF Abruzzo ha lanciato al sua campagna mediatica a favore dei recinti elettrici che, non nascondiamocelo, se da un lato fanno allontanare gli orsi in posti sempre più lontani e con sempre meno recinti elettrificati attorno a stazzi e pollai, apiari e coltivazioni, dall’altro evitano alle autorità di dover pagare migliaia di euro di danni! Che poi è forse il vero obiettivo di questa campagna. Infatti il WWF non si è mai offerto di pagare questi danni!

Ed è storia vecchia, visto che uno dei primi orsi uccisi a causa di danni non pagati avvenne in Provincia di Caserta quando sia Parco sia WWF si rifiutarono di pagare i danni che l’orso arrecava ad un povero cristo di capraio! Questa è storia vera! E sarebbe bene che gli attuali giovani orsofili infarciti di nozioni teoriche la imparassero, magari andando a scuola da quei pochi ed anzini pecorai che ancora mantengono qualche pecora sugli antichi pascoli “liberati” da quel mondo rurale abruzzese che per millenni era vissuto in simbiosi con l’Orso marsicano.

*Franco Zunino (segretario Generale AIW)


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