Una domenica di marzo 1999. Un giorno di riposo anche per il cronista di nera. Il Secolo XIX non aveva l’edizione del lunedì. E invece alle 10 del mattino bisogna correre in via dei Pusei, al confine tra Loano e Pietra Ligure. Va in scena l’orrore nella ‘casa dell’odio’ titolava Il Secolo XIX. ‘Massacra fratello e cognata a colpi d’accetta. Anni di liti per un diritto di passaggio. Un bimbo ha dato l’allarme. I coniugi sono in coma’.
Una vicenda terribile da pagine di storia che generazioni di loanesi ricordano e altri non hanno mai letto o forse neppure saputo. Non è certo per rinvangare nel passato, non è neppure motivo di ‘audience’ e ‘diffusione’ che trucioli.it ripercorre quel tristissimo giorno. Impossibile l’oblio. E’ stata una tragedia senza precedenti nella comunità cittadina dove nel corso degli anni, vissuti da cronista (1967 ad oggi), non sono mancati delitti anche efferati. Con protagonisti, in alcuni casi, ancora in vita, altri ci hanno lasciato. Ferite e piaghe difficili da cancellare. Il perdono umano sempre da invocare almeno per i credenti.
Eppure tra poco meno di un centinaio di omicidi accaduti in provincia di Savona che l’ormai veterano giornalista ha raccontato e descritto nelle pagine del Secolo XIX e de La Gazzetta del Lunedì ( spesso i pezzi venivano ripresi da quotidiani nazionali) il dramma di quella domenica resta un macigno indelebile. Si ripropone ogni volta (anche di recente) che i media e tv nazionali narrano fatti di sangue tra vicini, conoscenti, litigiosi per motivi di confine o ‘rumori’, dissapori famigliari che spesso sfociano in tragedie prima che qualcuno posso porvi rimedio. Pongono e rinnovano gli interrogativi: si poteva scongiurare ?
Forse solo un’altra tragica storia umana ha lasciato segni ancora più profondi. Un sabato sera sull’autostrada della morte (questa era la fama): Savona-Torino prima del raddoppio. La corsa, dopo le 19, in sella alla moto del fotografo Salvatore Gallo, in prossimità della provincia di Cuneo. Arrivare prima della Polstrada, dietro l’ambulanza e i vigili del fuoco. Trovarsi sull’asfalto le teste ‘mozzate’ di tre ragazzi che felici viaggiavano sull’auto dello zio diretti a Torino. Tornavano dal mare dopo un soggiorno. I tre bambini (due maschietti ed una femminuccia) seduti sul sedile posteriore, finestrino aperto. Era estate, con la calura serale. La vettura che sbanda e per un barbaro destino sbatte i ragazzi con la testa fuori l’abitacolo, il guarde-rail fa da cesoia. Il corpicini abbracciati finiscono in un attiguo fossato, ma restano sull’asfalto i tre volti. Per mesi quella scena orribile è riapparsa pure nei sogni, da incubo.
Ecco i ricordi di quella domenica a Loano. Con l’aggressore che pensando di aver ucciso i parenti, è andato dal suocero con il proposito di togliersi la vita. Convinto a costituirsi si è lasciato arrestare dai carabinieri ed ha confessato. Un epilogo ricostruito con il primo interrogatorio davanti all’allora giovane sostituto procuratore della Repubblica Alberto Landolfi ora, da alcuni anni, in ‘missione speciale’ in Marocco. In caserma, ad interrogare l’arrestato, i sottufficiali Luigi Carta (oggi in pensione), Fulvio Pelusi (poi deceduto mentre comandava la stazione dell’Arma di Albenga) e Gennaro Vasquez attuale comandante della stazione dell’Arma di Loano.
E nei reportage di quella giornata, nell’edizione del martedì, anche la storia di “un piccolo grande uomo”. “A soli 9 anni Michele è diventato un eroe. Involontario comprimario…durante i tragici minuti che ha vissuto davanti alla furia omicida dello zio. Le urla, i colpi di scure, il volto della madre coperto di sangue, il corpo del padre riverso nel cortile. E la cantilena della sorellina di 4 anni. Cantava, la piccola, mentre lo zio tentava di uccidere i genitori. Una nenia ossessiva che ha continuato a ripetere mentre il fratellino la portava in salvo sulla canna della bicicletta, pedalando a perdifiato fino a raggiungere l’Aurelia…”.
Landolfi a dichiarare: “I due bambini si sono salvati per miracolo e Michele ha dimostrato di essere un ragazzo eccezionale”. I due fratelli – proseguiva la cronaca- sono ospiti di uno zio a Boissano, la zia si è fatta in quattro per far sentire loro meno pesante l’assenza di papà e mamma. Ma soprattutto rincuorarli: “Papà e mamma sono in ospedale, torneranno appena i medici hanno finito di curarli. ” Alcuni dei protagonisti della tristissima giornata che scosse Loano, la provincia, la Liguria, non sono più tra noi. Per tutti pietas e preghiere! Invocherebbe un cristiano.
E’ ancora in servizio al tribunale di Savona il Gip che convalidò l’arresto, la dr.ssa Fiorenza Giorgi. Non è più in vita il difensore dell’accusato, l’avv. Luca Vecchiato (personaggio di spicco nel finalese dove è stato anche assessore comunale e tanto altro). Il legale conosceva Flaviano Gamba da parecchi anni ed aveva seguito le vicissitudini famigliari. Vecchiato a dichiarare: “Tutto nasce da una conflittualità enorme, ma la reazione è stata davvero spaventosa. Ci sono in corso controversie in sede civile e querele. Cosa poteva fare di più un avvocato ?”. Ma nessuno, a cominciare dagli uomini della Benemerita di Loano, immaginava che sarebbe finita così. Resta l’archivio stampa per chi lo conserva e in quelle biblioteche civiche che hanno la raccolta di quotidiani cartacei. Pagine e foto nella Città dei Doria, con le sue memorie ora tristi, ora liete.