“Adesso basta” ! A pagina 253 del primo dei 4 volumi (oltre mille pagine) di ‘memorie’, certosine documentazioni, centinaia di nomi, atti giudiziari e notarili, del compianto Antonio Fameli si legge: “Faccio presente di aver finora dimostrato che i miei 88 miliardi di vecchie lire di giro d’affari e la provenienza di tutte le mie proprietà sono frutto del mio lavoro. Avevo 5 agenzie immobiliari: a Borghetto S.Spirito, Loano, Andora, Torino, Milano. Come dimostrato in tribunale riuscivo a vendere 50 appartamenti al mese. Ho comprato palazzi, palazzine ed alberghi”.
“Nei miei uffici non c’erano ferie, domeniche o feste. Si lavorava sempre e arrivai ad avere alle mie dipendenze fino a 19 impiegati, come da risultanze in atti, tra i quali figuravano un ex magistrato responsabile delle attività, un ex colonnello quale responsabile delle vendite, un ex capitano dei carabinieri laureato in giurisprudenza all’ufficio legale. Avevo inoltre come addetti alle vendite tre ex marescialli dei Carabinieri, un ex brigadiere della Questura e per il resto persone fidate della zona…. Ma nel 1991 tutti i miei beni finirono sotto sequestro..”. E poi la sentenza della Corte d’Appello di Genova….E tanto altro tra la giustizia di Savona, Genova, Roma, Reggio Calabria e Torino dove in Corte d’appello pende ancora un processo (ora chiuso con la morte del reo) che era molto atteso da Antonio Fameli, nato a San Ferdinando (RC) il 23 ottobre 1938, residente a Loano in via Boccaccio 8.
Scorrendo i ‘libri’ dal titolo “Adesso basta ! Anche i giudici se sbagliano devono pagare“, ci si imbatte nei ‘misteri’, almeno giornalisticamente parlando, che hanno accompagnato fino ad oggi la sorte della ormai ex ‘villa’ di via Aurelia 271, siamo quasi in centro città, acquistata da Fameli nel 1975. E trasformata di fatto e ‘giuridicamente’ in ‘condominio Maria‘ con tanto di millesimi per ogni ‘immobile’ con una superficie catastale complessiva di 1.656 mq. Qui il silenzio è stato pressoché tombale. Qualche rarissimo articolo (perlopiù firmato da chi scrive queste righe), nessun apparente interesse delle forze politiche nonostante il trascorrere del tempo. Non risultano neppure interpellanze consiliari, oppure l’interessamento di parlamentari savonesi. Un disinteresse persistente per un patrimonio immobiliare che non si trova in un angolo nascosto. O di scarso valore.
Il Secolo XIX – Savona del 6 aprile scorso ha titolato: “Immobili confiscati alla mafia. Sono 16 i Comuni interessati nel savonese.” “…Oltre ad una parte della proprietà Fameli a Loano, le operazioni hanno riguardato anche Spotorno. A Loano si trova l’edificio situato sull’Aurelia confiscato alla famiglia Fameli e di cui solo una parte consistente in 2-3 unità immobiliari risultano sanate e pertanto restano in capo ai proprietari”. Si aggiunge che la parte confiscata è tuttora assegnata all’Agenzia nazionale dei Beni Confiscati.
Il comandante della Polizia locale, il dirigente dr. Gianluigi Soro (il papà era stato apprezzato segretario comunale nella cittadina) dichiara al Secolo XIX: “Ad oggi per il riutilizzo di tali immobili, ci sono solo delle idee tra cui quella di consegnarlo ad associazioni che si occupano di tutela della legalità, come ‘Libera’ o del Centro anti-violenza sulle donne o dei papà separati. Solo quando tali beni saranno affidati al Comune si potrà procedere con progetti che saranno realizzati al fine di dare una risposta alle esigenze del territorio”.
Cosa ha scritto Fameli (‘cavaliere e commendatore’ riportava il manifesto funebre) nel memoriale a proposito della villa che ai lati è stata ‘arricchita’ di mono locali (14), alcuni venduti (7) ed al centro di un ‘faldone’ che solo una ‘commissione d’inchiesta consiliare‘ avrebbe forse potuto ricostruire visto che alcuni reati contestati sono finiti ora in prescrizione, ora nel condono penale, ma di cui non si è mai letto nulla di approfondito o fatto chiarezza almeno sul piano amministrativo.
E’ vero, ad esempio, che Fameli per il condono edilizio ha versato nelle casse del Comune 145 mila € e poi il ‘beneficio’ è stato revocato, ma il denaro mai restituito. Per ‘giusta causa’ (aggiungiamo noi). E comunque nessuna demolizione. Chi sono i funzionari apicali del Comune, gli impiegati, che nel corso del tempo hanno seguito all’ufficio urbanistico e ufficio legale i dossier, le pratiche amministrative di Villa Fameli ristrutturata, ampliata, trasformata in parte in attività commerciali ? Chi ha tenuto i rapporti ufficiali con inquirenti ed autorità giudiziaria. E’ stato interrogato come teste. Chi sono stati, nel periodo in questione, i sindaci e gli assessori all’Urbanistica ? Per chi ‘tifava’ Fameli alle elezioni comunali ? C’è chi ricopre tuttora cariche ? Perchè si sono potuti realizzare tanti mini alloggi abusivi senza che qualcuno abbia visto o segnalato in tempo il cantiere dove operava la ditta di Carmelo Gullace. E Fameli ha chiarito che con lui “ha avuto solo rapporti di lavoro in quella circostanza”. Quante erano le unita immobiliari dichiarate da Fameli in cui la ‘Villa’ originaria è diventata ‘Condominio Maria’? Ecco il testo del memoriale.
Quanti anni bisognerà attendere prima che l’edificio centrale dove abitava Fameli abbia una definitiva sistemazione. All’ingresso principale, al piano terra, la grande statua di Santa Rita di cui era molto fedele, come sono state descritte negli anni le sue opere di beneficenza. Tra i pini secolari del giardino era stata eretta anche una guardiola.
Un edificio già stile Liberty trasformato inizialmente in reggia riportavano Il Secolo XIX e La Stampa. Poi il disco club – sala giochi (Las Vegas) al piano seminterrato. Una parte del piano terra (ex veranda) diventato locale commerciale. Solo scorrendo i capitoli dei 4 volumi si può meglio capire quale fosse l’estro ed il dinamismo, il coraggio, l’intraprendenza, le amicizie del personaggio che è stato assolto anche da gravi reati (concorso in omicidio), scagionato nell’ultimo maxi processo a Reggio Calabria, senza ricorso in appello del Pm. E che alla fine ha perduto il patrimonio per altre accuse che scaturiscono proprio dall’illecita (sempre negata dall’imputato) fonte di ricchezza. Morto tuttavia in ‘povertà’.
E il giorno delle esequie e dei funerali (citati solo da SavonaNews e poi trucioli.it) non si è letto che erano presenti investigatori dell’antimafia e non i servizi segreti ripetutamente citati nel memoriale. E, a quanto si dice, lo Stato ha scelto di ”accompagnarlo’ fino alla tomba. Chi ritenevano di scoprire e fotografare tra i presenti ? Un accertamento della Finanza riguarderebbe persino l’aspetto fiscale per i due cavalli bianchi, giunti da Bardineto, che hanno seguito il feretro (secondo le volontà in vita di Fameli).
Loano che con la giunta Lettieri ha istituito la delega consiliare ‘acquisizione dei beni confiscati‘. Omessa la parola mafia. Delega assegnata alla neo eletta dr.ssa Monica Caccia pedagogista e psicologa forense di 37 anni. E che forse ha ritenuto di avere qualcosa da dire, magari col parroco, per la inconsueta presenza di equini ai funerali. Il suo compito potrebbe essere ben più impegnativo rispetto ai ‘cavalli funebri’. C’è l’ingombrante ginepraio del ‘condominio Maria’ e progetto-i per essere adibito a fini sociali. E, manco a dirlo, forse districarsi tra non pochi interrogativi, archiviati parrebbe, tra istituzione Comune e Antonio Fameli. Domandarsi senza risposte tra chi doveva vigilare e impedire abusivismo ed illegalità. Nella civilissima Loano dove il silenzio paga (?) ed il giornalismo d’inchiesta ligure pare finito in soffitta da tempo.
La Liguria dove si è spenta la combattente (controversa e pluriquerelata) voce genovese della ‘Casa della Legalità‘. Restano i clamori, per chi li ha vissuti, di pagine di cronaca, volantinaggi e tafferugli in strada, intervento delle forze dell’ordine e di Tivù regionali. Le locandine davanti alle edicole. E’ rimasto negli scaffali l’imponente archivio stampa per chi l’ha conservato. Una magra consolazione di chi può dire ‘io c’ero’. Ho fatto il mio piccolo dovere di cronista di strada e di provincia, magari piuttosto emarginato. Senza paure ? Ora la musica è cambiata. Ora l’apparato antimafia sorveglia per davvero a leggere giornali e social. In attesa del ritorno del giornalismo d’inchiesta anche in provincia dove c’è pur sempre bisogno. (L.Cor.)