Sono i giorni della tristezza, del lutto, delle condoglianze, della partecipazione al dolore per la morte improvvisa di Antonio Fameli, 83 anni. Il cittadino calabrese, borghettino, loanese più conosciuto nel ponente ligure. La sua fama irrompe nelle cronache locali e nazionali, in tv e sui rotocalchi, dal 22 maggio 1977. La ‘Comunione d’oro’ della primogenita Rita e un struggente ricordo della mamma e moglie strappata alla vita.
Nella ricorrenza della Prima Comunione nella chiesa, oggi deserta, degli Agostiniani, nel ‘pieghevole, con foto’ della ricorrenza era scritto: “Guidami Gesù insieme alla mia mamma che hai voluto con te, lassù, nel cammino della vita. Tu, che sei la luce del mondo, proteggimi e benedici tutti i miei cari”. Papà Antonio, devoto di S. Rita, che ha voluto onorare la sua cara e diletta sposa con un’imponente tomba nel vecchio camposanto di Loano e dove ha continuato a recarsi per portare un fiore, una preghiera, testimoniare e sussurrare la sua forza d’animo, chiedere protezione dal cielo. E dove già riposa il secondogenito Serafino vittima di un incidente stradale in Sud America.
Chi scrive queste poche e semplici note solo per impegno professionale da cronista di giudiziaria, oggi decano, è colui che ha scritto più di ogni altro del ‘personaggio Fameli’: dagli anni più gloriosi, ai tempi più bui e tristi. Fameli quando poteva esibire una vera e propria ‘corte’ al suo seguito, guidava la Jaguar e tra i collaboratori stretti, consulenti, annoverava principi del foro, ex ufficiali dell’Arma, ex magistrati.
Non è questo il momento neppure per riassumere ciò che si è già letto sui media locali dopo la sua morte. Non ho dubbi che nessun cronista possa ‘vantare’ la mia certosina raccolta di faldoni d’archivio (articoli, memoriali, interrogatori, atti giudiziari e intercettazioni, motivazioni di sentenze, rapporti con pubblici amministratori, politici locali e nazionali (tra i difensori ebbe l’ex ministro Biondi e altri parlamentari del Sud e del Nord), con ambienti massonici. Tante vicende note e meno note che hanno avuto per protagonista e co-protagonista Antonio Fameli. Con il quale ho sempre avuto un rapporto di reciproco rispetto, ognuno nel suo ruolo. Mai una minaccia, semmai qualche confidenza per non osare troppo. Ci siamo incontrati parecchie volte nel corso dei decenni, dagli anni ’70 in poi, l’ultima poco meno di un mese fa. In piazza della Libertà a Borghetto S. Spirito. Lui negli ultimi tempi era solito spostarsi in pulman, prima di lasciare la bicicletta, quando coltivava sui davanzali di casa piante ed erbe aromatiche, persino zucchine trombette. E’ stato un incontro di pochi minuti e pochi convenevoli.
Ignoro quanti siano coloro che hanno ricevuto e custodiscono i quattro volumi (oltre 1000 pagine) titolati “Adesso Basta! Anche i giudici quando sbagliano devono pagare. Memoriale del Comm. Antonio Fameli“. Con racchiusi centinaia di documenti, articoli di giornale, nomi, materiale fotocopiato, assegni bancari inclusi, qualche ‘pizzino’. Come fosse ieri ricordo che alla consegna mi ripeteva: “Un giorno quando non sarà più in vita potrai pubblicare tutto, se vuoi puoi farlo subito, certo che ci vuole coraggio, io non ho più nulla da temere, la gente deve sapere chi è stato Antonio Fameli e perchè tanto accanimento contro di me! Attento però alle querele, alle cause civili, non andare nei guai per colpa mia. Io verrò sempre a testimoniare”.
La prefazione del primo volume inizia con queste parole: “Pur avendo ricevuto molte lusinghe e, a dire il vero, ancor più pressioni, non ho mai voluto svelare , nel corso degli anni, molte vicende e particolari segreti della mia vita, durante la quale ho conosciuto la fame, ed intendo la vera fame, e la ricchezza, ed intendo la vera ricchezza. Il motivo di tale ritrosia risiede nel fatto che molte vicende in cui, mio malgrado, sono stato coinvolto, hanno visto come protagonisti anche, tra gli altri, Magistrati, procuratori della Repubblica, Servizi Segreti, Funzionari della Polizia di Stato e dell’Arma dei carabinieri ed ispettori Ministeriali; nelle condizioni in cui attualmente mi ritrovo, sentendomi sinceramente perseguitato ed essendo, ancora una volta, al limite della sopportazione, sono costretto a rivelare tutto”.
“Stante la notevole complessità, è necessario che riassuma la mia vita in quattro capitoli (volumi)_ dal 1985 al 1997; dal 1997 al 2013 e gli ultimi avvenimenti del 2014. La narrazione delle mie origini e il mio ricorso alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo. La persecuzione è iniziata a partire dal 1985…. negli allegati ad innumerevoli fascicoli depositati presso vari palazzi di Giustizia ed altri uffici di organi ed enti statali scoprirete come una persona di umili origini possa incrementare il
proprio patrimonio fino ad oltre 30 milioni di € e poi, stante la persecuzione durata 30 anni, essere vicino a perdere tutto.”.
In realtà e concludiamo, è quanto accaduto con la confisca finale di tutti i beni immobili e terreni (anche a Boissano) della lussuosa villa, sull’Aurelia di ponente, a Loano; con piscina interna ed esterna in origine e oggi in preda al degrado totale (peraltro al centro di un curioso incremento abitativo con una quindicina di ‘seconde case’ in parte vendute ma nessuno aveva visto i lavori in corso). Chi doveva controllare? Come è finita ? Solo pochi giorni fa un lapidaria citazione sul Secolo XIX.
Fameli che ora ha raggiunto altri lidi lontani, ha mantenuto fino all’ultimo lucidità, amor proprio, adorazione e preoccupazione per i suoi cari. E una dignità, una corazza di resilienza, davvero non comune. Ha lottato, sofferto il carcere duro, non si è mai lasciato sopraffare dalla disperazione anche quando capitava di trovarlo in lacrime. Vogliamo ricordarlo con alcune foto di cui ci aveva fatto dono: “Quando scrivi e scriverai pubblica anche queste.…”. (L.Cor.)