Non capita tutti i giorni, e men che mai a Savona e dintorni, di ascoltare una conferenza del livello di quella tenutasi alla Sala Multimediale “Stella Maris” nel capoluogo della nostra provincia.
Infatti, l’incontro “Strumenti mentali nella lotta contro il Covid”, nonostante (o, forse, proprio per) il titolo volutamente criptico, ha visto assieparsi nella saletta attigua alla chiesa di San Raffaele al porto oltre 70 persone, con una rappresentanza particolarmente numerosa e qualificata di medici e di docenti: due categorie che fanno (o dovrebbero fare) della scienza uno strumento di lavoro.
L’intento del simposio, organizzato dal Centro di documentazione “Logos” e dall’Associazione Culturale “Gioachino Rossini” di Savona, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Savona e dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia, del resto, era chiaro: allontanarsi dalla superficialità con la quale molti presunti divulgatori scientifici – alcuni dei quali appartenenti alle stesse istituzioni sanitarie dello Stato – hanno affrontato il tema della pandemia da Covid-19, utilizzando le sole armi di cui dispone la vera scienza per affrontare il problema della pandemia e delle sue conseguenze: quella della costruzione di un percorso scientifico che passi attraverso una dottrina, una strategia e una tattica rigorose, controllate, verificabili.
I relatori erano davvero tra i soggetti più qualificati, in campo non solo nazionale, a discutere di temi di tale portata, e non hanno deluso le attese. Antonio Vincenzi (logico matematico, consulente e collaboratore di università, industrie e istituti di ricerca), dopo aver ripercorso le principali tappe che hanno portato la ricerca scientifica a quell’approccio metodologico oggi indispensabile per contrastare in modo comparato i problemi che l’umanità si trova a dover affrontare ha chiarito quali siano gli assunti di base che devono guidare qualsiasi ricerca nella realtà attuale.
Giorgio Musso (fisico, docente presso la School on Social Management for Scientist and Engineers e già direttore di numerosi istituti di ricerca) ha presentato e discusso un modello matematico in grado di prevedere l’evoluzione dell’impatto del coronavirus sulla demografia e la società in presenza di diverse variabili correlate al SARS-Cov2 stesso, partendo da ipotesi scientificamente verificabili.
Marco Anselmo (Direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’Ospedale “S.Paolo” di Savona) in un appassionato e puntuale intervento ha “portato sul campo” i partecipanti ripercorrendo i passi che i medici hanno dovuto compiere per comprendere e fronteggiare “in diretta” nei reparti ospedalieri la malattia che, lo ricordiamo, ha causato solo in Italia centinaia di migliaia di vittime e ha stravolto la vita di milioni di persone.
Senza dimenticare le parole di Sergio Cirio – docente emerito di storia e filosofia e tra i responsabili del Centro di documentazione “Logos” – che in apertura ha ricordato un dato che poteva essere anch’esso preventivato ma che non scaturisce da un modello matematico quanto da una considerazione storica e sociale: le responsabilità dell’attuale sistema economico nella nascita e nella diffusione della pandemia (l’insorgenza di un’epidemia a livello globale era stata prevista con precisione impressionante già nel 2003 da una serie di studiosi canadesi, americani e britannici) e le colpevoli carenze del modello capitalistico che, nella rapace ricerca di un profitto sempre più alto, ha privatizzato i sistemi sanitari in ogni parte del globo, smantellando persino i presidi sanitari pubblici destinati alle più immediate cure primarie e offrendosi così come agnello sacrificale al proliferare del virus. E’ quindi inevitabile – ha concluso Cirio – che in un mondo dominato dalla ricerca del profitto a ogni costo altre pandemie si ripetano negli anni a venire e che le conseguenze di una simile impreparazione portino a altre morti e disastri che sarebbero invece evitabili.
Di grande livello scientifico anche il dibattito finale. (M.M.)