Sabato, 26 marzo, riaprirà il “Museo della Marineria” di Loano. Considerazioni sul patrimonio savonese. La “Sala del Mare” di Finale Ligure e il rilancio della cultura del mare in un contesto eco-compatibile.
di Gabriello Castellazzi*
Sabato, 26 marzo, a Loano, presso il Kursaal, riaprirà il “Museo della Marineria”.Questo interessante avvenimento promuoverà un rilancio della cultura del mare in un contesto eco-compatibile e ci suggerisce alcune considerazioni.
Nell’ultimo secolo si è sviluppato ovunque il turismo balneare ed è superfluo ribadire la sua importanza nell’economia savonese. L’attrazione verso la costa e il mare è dovuta a un fatto molto semplice: quando si cammina in riviera e sulla spiaggia ci si rende finalmente conto dei benefici derivanti da momenti ricreativi, sportivi e di relax, uniti alla conoscenza dei valori culturali che fanno apprezzare l’ambiente circostante.
Il “Museo della Marineria” loanese dal 2005 si inserisce in questo discorso come importante fonte di informazioni derivanti da un patrimonio prezioso di reperti originali. Il passato marinaro del territorio rinasce attraverso immagini, documenti, modellini, a testimonianza di un’attività cantieristica che ha preceduto l’economia del turismo balneare.
Una realtà in continuo movimento per l’aggiunta di nuove scoperte e donazioni (anfore romane del I/II sec. d.C., stoviglie di epoca medievale, cannocchiali, binocoli, ecc.) oltre a informazioni sulla popolazione ittica della zona (addirittura una costola dell’enorme balena spiaggiata nel 1896).
Il “museo” loanese si avvicina al “Museo Navale” di Albenga (altro vanto del patrimonio culturale savonese), che fa concorrenza al “Museo Galata” di Genova in quanto conserva una quantità incredibile di reperti della marineria di origine romana, portati in superficie nel secolo scorso dal mai dimenticato Nino Lamboglia, padre dell’Archeologia sottomarina italiana.
Questi due poli culturali attivi aiutano a capire l’evoluzione storico-ambientale della nostra costa, i cambiamenti della società e degli stili di vita che lungo i secoli hanno caratterizzato la nostra Liguria.
Per tutto questo non si può nascondere il grande rammarico nel ricordare come ormai da molti, troppi anni, Finale Ligure sia ancora in attesa che riapra la sua “Sala del Mare”: un patrimonio culturale di enorme importanza chè ricostruisce il rapporto di una comunità con il suo ambiente naturale, dal medioevo fino ad oggi, e ben collegato alle millenarie migrazioni illustrate nel “Museo Archeologico del Finale”.
Questa “Sala del Mare” (parte del vecchio “Museo Civico di Finale Ligure”) dimenticata per oltre 30 anni, venne riaperta con successo nel 2005 presso il “Museo Archeologico del Finale” e, nonostante le numerose promesse, non trovò mai un luogo adatto per una sua idonea ricollocazione. Antiche polene, bussole, modellini, sestanti, oggetti donati dalle famiglie di marinai, carte nautiche e documenti degli armatori finalesi che illustrano l’importante attività cantieristica, dopo altri 17 anni sono ancora nascosti nei depositi in attesa di una legittima valorizzazione.
Come Loano ha da tempo individuato nei locali del Kursaal lo spazio ideale per l’esposizione del patrimonio storico, anche Finale Ligure, per il suo, dovrebbe individuare un luogo adatto ad una mostra permanente.
Anzi, la parte storica, data la situazione generale dei cambiamenti climatici che vede il mare protagonista, potrebbe essere integrata da una serie di pannelli esplicativi capaci di illustrare il problematico evolversi della realtà costiera. Lo sviluppo edilizio disordinato e invasivo sulla costa si è sommato alla pesca di rapina (reti a strascico usate illegalmente e causa di distruzione delle praterie di posidonia) con il risultato del progressivo impoverimento della fauna ittica e l’aumento delle specie “aliene”(ad es. il barracuda).
La presenza nella spiaggia di Finalpia di un nido di tartaruga “Caretta caretta”, che ha interessato il mondo scientifico, è l’ulteriore dimostrazione di come il riscaldamento globale influisca sul nostro ambiente e richieda una nuova presa di coscienza. Troppe persone considerano il mare una discarica senza confini, capace di digerire ogni cosa. L’avvento della plastica ha segnato l’inizio di una crisi e la sua presenza abnorme anche negli oceani è l’emblema di tutte le attività umane che non hanno il dovuto rispetto verso l’indispensabile fonte di vita.
Una nuova “Sala del Mare” potrebbe collegare passato e futuro, evidenziando i pregi di una costa e di un mare che deve meravigliarci per la sua bellezza. Ricordiamo che la Riviera Ligure è il cuore del “Santuario dei Cetacei”: triangolo marino ricco di vita che ci unisce alla Francia nel comune impegno di tutela ambientale.
La conoscenza del passato deve servire per affrontare in modo consapevole il futuro, un principio che deve passare anche attraverso la riscoperta delle tradizioni della nostra antica marineria.
*Gabriello Castellazzi – “Europa Verde” del Finalese