Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Intervista. Roberto Centazzo è stato ispettore di Polizia e comandante Polfer. ‘Perché odio Savona, non i savonesi’. Qui prevalgono tessere di partito e raccomandati. Ha scritto 4 commedie teatrali con Rossello. L’amore per fisica e filosofia


Roberto Centazzo, laureato in Giurisprudenza, 110/ 110, abilitazione all’insegnamento, entrò nella Polizia raggiungendo il grado di ispettore superiore, dopo 10 anni alla Sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica diventa Comandante del Posto Polfer di Savona. “Le medaglie sono quelle che ti stampi nella memoria non quelle che appendi al petto”.

di Gian Luigi Bruzzone

In servizio fino all’anno 2020, allorché entrò nel mondo dei pensionati. Già negli anni lavorativi ha coltivato la passione scrittoria, potenziata in questi ultimi tempi, come attesta la ventina di opere seguite da uno stuolo di fedeli fruitori.

Egregio Dottore, se non le dispiace, ci parli della sua famiglia.
Il dr. Roberto Centazzo laureato in giurisprudenza

Sono cresciuto negli anni 60 quando si poteva giocare in strada e lì giocavano tutti, i figli dei ricchi e quelli dei poveri, quelli della parrocchia e quelli delle case popolari, una mescolanza mai più ritrovata. Ricordo le estati infinite e le strade assolate. Famiglie umili ma piene di dignità.

Quali sono stati i suoi studi? Qual era la materia preferita?

Liceo Scientifico e poi Facoltà di Giurisprudenza. Le materie preferite fisica e filosofia che studio ancora adesso.

I ricordi più belli degli anni universitari… è stato goliardo? Quale fu l’argomento della tesi?

Nessuna goliardia e ricordi non così piacevoli: per mantenermi agli studi mi alzavo all’alba e andavo a scaricare le cassette al mercato ortofrutticolo, mentre al pomeriggio distribuivo materiale pubblicitario. Mai frequentato una lezione, nonostante ciò mi sono laureato col massimo dei voti. La tesi è stata in diritto tributario sull’Imposta sul valore aggiunto.

Avrà avuto dinanzi varie strade, ha scelto di entrare nella Polizia perché...

Perché ho capito subito che la professione di avvocato non faceva per me e neppure quella di insegnante e poi volevo apprendere le tecniche investigative.

La Savona degli anni verdi e quella odierna...

Boh io odio Savona. Non i savonesi, ben inteso, ma la mancanza di stimoli culturali, di innovazioni.

Com’è sbocciata la passione per la scrittura?

A sette anni ho deciso che da grande avrei fatto lo scrittore e ci sono riuscito, cosa non facile in Italia dove prevalgono le amicizie, le raccomandazioni e le tessere di partito.

Ci presenti i suoi romanzi, di grazia.

Dopo otto volumi con piccoli editori che non amo ricordare, sono passato alla grossa editoria pubblicando con TEA Gruppo Gems, (il secondo gruppo editoriale italiano) i romanzi della Squadra speciale Minestrina in brodo in cui racconto le vicende di tre poliziotti in pensione (Kukident, Maalox e Semolino) che non si rassegnano alla pensione. Per ora sono cinque volumi. A questi sono seguiti i romanzi della serie Le storie di Cala Marina di cui sta per uscire il terzo volume, ad aprile.

La professione di poliziotto ha influito in qualche modo sui personaggi e sulle vicende narrate nei suoi libri? Anche Guy de Maupassant – per esemplificare – si recava dai commissariati per avere spunti narrativi…

Proprio per evitare di dover chiedere a qualcuno ho scelto uffici in cui poter imparare le tecniche investigative e le assicuro che poter osservare il mondo da dietro le quinte, con le cuffie in testa ad ascoltare intercettazioni, cambia completamente le prospettive. Si viene a conoscenza delle pulsioni delle persone delle loro perversioni, dei loro aspetti più intimi.

Come nascono i suoi personaggi? Imbastisce uno schema di massima, o sono i protagonisti che si impongono da sé, per dir così, come i celebri sei di pirandelliana memoria?

Le storie mi vengono in mente da sole ma non credo all’ispirazione. Io scrivo tutti i giorni almeno tre ore al giorno e quando ho terminato un romanzo non sto con le mani in mano ma scrivo racconti o poesie o testi di canzoni o favole. Attualmente ho scritto quattro commedie teatrali insieme all’amico Felice Rossello, già autore televisivo, di cui due sono portate in scena dalla “Compagnia teatrale San Fruttuoso“.

La concezione del romanzo, il linguaggio e lo stile sono mutati in lei: lo si coglie con evidenza.

Si cresce, si matura, è inevitabile. Tanto da voltarmi indietro e disconoscere certe prime opere che ora giudico ingenue e approssimative.

Perché il romanzo giallo e nero incontrano un indubbio successo?
Roberto Centazzo; le sue materie preferite fisica e filosofia

Non credo alla distinzione tra generi. Spesso sono invenzioni pubblicitarie. Certo, indicativamente ci dicono quale argomento affronterà la storia (le indagini nei gialli, o le ipotesi sul futuro nella fantascienza per fare degli esempi), ma in definitiva ciò che conta è il risultato. Bradbury scrittore di fantascienza? Bradbury grande scrittore e basta, senza etichette. Simenon inarrivabile narratore sia che scrivesse i Maigret, sia che scrivesse altri libri. Poi non è vero che i gialli abbiano questo enorme successo, basta guardare le classifiche di vendita (quelle vere, ufficiali). Nei primi trenta posti ci saranno si e no due gialli.

Che cosa si propone coi suoi testi?

Di traghettare emozioni, credo sia questo lo scopo della narrativa, trasmettere al lettore il modo di vedere il mondo dell’autore.

È metodico nella fatica scrittoria ovvero attende l’ispirazione? Quando scrive?

Come dicevo poc’anzi, scrivo tutti i giorni, sabato, domenica, Natale e capodanno compresi.

Soddisfazioni e delusioni nella carriera di poliziotto…

Le rispondo con un solo esempio: tanti colleghi ricordano gli arresti che hanno fatto, le persone che hanno denunciato e appendono nella parete dietro la scrivania il diplomino con l’encomio. Io ricordo invece un fatto che esulava dai compiti istituzionali e che per la sua singolarità è finito pure su RAI1 alla Vita in diretta, in occasione dei 110 anni della Polizia ferroviaria: c’era un’anziana che dormiva per terra nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria e sono riuscito a trovarle una casa, una sistemazione. Un bel ricordo. Un altro bel ricordo è l’aver evitato lo sgombero di un locale i cui si rifugiavano i senza tetto in pieno inverno con dieci gradi sotto zero. Le medaglie sono quelle che ti stampi nella memoria non quelle che appendi al petto.

Sotto codesto aspetto la situazione della Liguria è migliorata o peggiorata?

Pur sotto l’ombrello della commedia gialla, i malesseri, le criticità io le racconto attraverso i miei romanzi che, seppur con tono leggero, hanno affrontato temi scottanti: lo sfruttamento dei migranti da parte della criminalità organizzata, in Squadra speciale Minestrina in brodo, il furto di auto di lusso, in Operazione Portofino, le truffe a danno degli anziani, in Operazione Sale e Pepe, le speculazioni edilizie, in Mazzo e Rubamazzo e, in ultimo, nel romanzo L’ombra della perduta felicità, la sindrome del Burnout che spesso colpisce gli appartenenti alle Forze dell’Ordine. Si parla di cinquanta suicidi l’anno, ossia una a settimana.

Quali lati dell’indole ligure da lei più apprezzati?

Se per indole s’intendono i difetti io li ho tutti.
Lo stato della cultura nel ponente ligustico.
Non so rispondere.
Che cos’è la felicità?
La serenità, non ho dubbi.
Oggi
Scrivo e zappo l’orto.
Domani...
Scrivo e spero di raccogliere ciò che ho seminato nell’orto.

    Grazie, Egregio Signore, per aver accolto le mie domande. Auguro a Lei ed ai Suoi ore sempre serene.

Gian Luigi Bruzzone






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Gian Luigi Bruzzone

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