Alexander Dugin, massimo filosofo russo, e ideologo di Putin, così parla della guerra in Ucraina:
di Sergio Bevilacqua
“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista.
E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.
La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi.
Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si avvererà”.
E ancora: “Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è anti-civilizzazione. E quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna alle sue radici. A cosa? Cristiano, greco-romano, mediterraneo… – Europeo… Cioè, alle radici comuni al vero Occidente. Queste radici – le loro! – l’Occidente moderno le ha tagliati fuori. E sono rimaste in Russia.
Solo ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta perdendo il terreno sotto i piedi.
La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi. Ma si sta muovendo.
La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno. È proprio quella “rivolta contro il mondo moderno”. Non hai imparato?
E l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato della moderna guerra in Ucraina.
Molte persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile propaganda rabbiosa liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.
La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea”.
Alexandr Dugin. Povero Dugin, mente acuta, e serva…Altroché Šostakovič…
Aleksandr Gel’evič Dugin, un povero relitto di una filosofia superata, farneticante heideggeriano, fa un equilibrismo post-marxista (lo dico con enorme rispetto per la mente ottocentesca di Karl Marx, ma non per questi ottusi epigoni…) ricercando nel ribaltamento tra struttura economica e sovrastruttura culturale (di weberiana, polverosa e sepolcrale memoria…) i motivi della disperata difesa di un impero che sempre ha avuto i piedi d’argilla e che sempre si è difeso con martirio, amputazioni e dolorosissime mutazioni, come di _lupo mannaro sotto una periodica luna-piena_ . Popolo santo, il russo, di Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj, Bulgakov, Gogol (russo pure, va detto, ma non oligarca!), non le sue classi dirigenti zariste, comuniste, oligarchiche!
Questa la storia, magistra vitae. Ma in epoca trivoluzionaria (il Globantropocene mediatizzato) la storia stessa ci insegna di non esserla più, magistra vitae…
E allora, povero Aleksandr Gel’evič Dugin? Se anziché elucubrare con buon cervello, da filosofo russo semi-putiniano (vista l’esagerazione del cripto-zar, semi-putiniano è abbastanza per delirare), tu cercassi un razionale illuminante allo straziante urlo di dolore di cannoni bombe paura e sangue dentro l’Orso, al suo confuso e contraddittorio interno, dentro quest’Orso Russo ferito e disperato, anziché soltanto fuori da esso, come hanno sempre fatto i millantatori nella storia?
L’Orso Russo si è abbandonato per troppi anni a troppo miele per troppo pochi. Oligarchi orgiastici distratti da edonismo estremo per troppi anni, l’Orso è ora braccato e costretto dalle lance a una gabbia, e ora minaccia il mondo in modo brutale e primitivo, iniziando il gioco aspro e superato del tutto per tutto, usando strumenti antropologici nauseanti e superati, buoni per il cinema, per l’immaginario ma non per la realtà, espressione di volgari e immaturi esseri problematici e prepotenti (Putin e gli oligarchi) dunque pericolosi, da isolare e riformare, che non appartengono a ciò che è ormai l’umano maturo, dialogico altruista e globale, imperfetto sì, ma consapevole della comunità umana, dell’umano consorzio a tutti i suoi livelli, ove la mediatizzazione estrema crea ghost-writers (e loro fantasmi) ma anche ghost-busters (cacciatori di fantasmi)…
Nell’era d'”Israele e Shoah“, nell’era della coscienza globale, nell’era del Nuovo Feudalesimo economico, nell’era in cui gli Stati sono divenuti Tribuni delle Nuove Plebi, coscienti e colte, ove ogni famiglia, figlia della rivoluzione borghese e del grande sogno societario umano, ha un “figlio” ad Harvard, alla London Business School, in Svizzera, _o fisicamente o con la mente, dalla Russia alla Cina all’India agli USA all’Europa all’Africa, *usare le bombe e non saper chinare il capo è tragica follia*.
Nell’era in cui è chiaro che la mascella, il baffetto o il baffone fanno soltanto ridere o pena, delirare di una nemesi eroica, gestita (come sarebbe…) da volgari plutocrati oligarchici, in qualche caso ridicolmente convertiti (Abramovich), ma sempre afflitti dalla povertà umana inconsapevole di libertini, con il loro seguito satanico di baccanti smembratrici dell’amore santo di Orfeo che vuole la sua Euridice, di Psiche, che vuole il suo Amore, e non solo piacere, questo sarebbe lo spirito dell’Uomo, ti sembra intelligente, “filosofo” Aleksandr Gel’evič Dugin? Impara da Diogene, Aleksandr Gel’evič Dugin, che diceva ad Alessandro di spostarsi, perché gli toglieva il sole: tu invece fai marcire il pensiero all’ombra di un mostro.
E la manifestazione salvifica sarebbe quindi la droga, e la prostituzione nelle notti metropolitane, sugli yacht e nelle dacie del Mar Nero o di Forte del Marmi?
Questa non è salvezza, ma dannazione. Il peggior progetto per l’umano. E un conto è far suonare come Šostakovič orchestre civilissime che nascondono nell’equilibrismo artistico la protesta e nemmeno il dittatore in catarsi può nulla contro ciò, o come Benedetto Croce elevare voci coraggiose malgrado il tallone, e un conto è costruire fandonie culturali, Aleksandr Gel’evič Dugin, per sostenere la brutalità e l’oscurità della guerra. Sostenere la brutalità e l’oscurità della guerra di chi ha avuto tempo per capire, e invece l’ha usato in postriboli e sbronze anziché cercare davvero la luce, che è l’umano che sa d’essere fallace, riconosce limiti e difetti e opera con cautela e buon senso per l’interesse comune e la vita, anche eterna. E sappiamo tutti quanto quella sì, l’idea della vita eterna, serva all’elevatezza vera dell’uomo, alla sua buona politica.
Dimenticare Putin, zittire la sirena barbuta di Aleksandr Gel’evič Dugin.
Sergio Bevilacqua