Si cerca di ritornare alla routine sanitaria, dopo il calo dei contagi da Covid 19. Il presidente Toti cerca di riportare la Sanità ligure più in sintonia con l’art. 32 della Costituzione. E il combattente savonese dr. Renato Giusto, segretario regionale del S.M.I, incalza: “Servono più competenza e coerenza a livello politico- amministrativo. Manca ancora la considerazione dovuta per il personale sanitario”.
di Gianfranco Barcella
Giovanni Toti era a Roma in qualità di grande elettore del Presidente della Repubblica quando ancora in Liguria, infuriava il morbo del Covid 19. Ha potuto vivere in prima persona il fallimento della politica italiana che l’applauso prolungato dell’emiciclo, dopo l’elezione di Matttarella, non ha cancellato.
Anche i giornali stranieri l’hanno denunciato. Era il tempo in cui già aleggiavano i venti di guerra in Ucraina e il nostro Paese continuava ad essere gravato dal terzo debito pubblico del mondo. Inoltre c’era da portare a compimento il P.N.R.R. e la sanità pubblica era sempre più in affanno perché falcidiata dai continui tagli. Non bisogna dimenticare che le cronache narravano anche di un morto sul lavoro al giorno. Se gli elettori, a camere riunite, fossero giunti al 3 Febbraio 2022 senza aver eletto il Presidente della Repubblica, avremmo dovuto far ricorso all’art. 84 della costituzione che prevede la nomina di un supplente. (In una Repubblica Semipresidenziale, già caldeggiata da Jean Jacques Rousseau si potrebbe eleggere il presidente della Repubblica, a suffragio universale, ma questa è un’altra storia) .Per dovere di cronaca occorre precisare ancora che i parlamentari hanno continuato a percepire la diaria anche quando non sono entrati in aula
Ora il Presidente Toti e Assessore alla Sanità, ritornato all’ombra della Lanterna, cerca di riportare il livello delle cure in Liguria più in sintonia con l’art. 32 della Costituzione che riconosce la salute, un diritto fondamentale del cittadino.
Ammonta a oltre 3,2 miliardi di euro il budget complessivo stanziato da Regione Liguria per l’esercizio 2022 delle aziende del sistema sanitario regionale, con un iincrimento di 11,7 milioni di euro rispetto al 2021, destinati alla copertura dei costi per l’emergenza Covid. Lo prevede la delibera, approvata di recente dalla Giunta Regionale, su proposta proprio di Giovanni Toti il quale ha affermato.
“Dopo i due anni durissimi di pandemia che abbiamo vissuto, ci troviamo di fronte ad una sfida imponente per aumentare la produttività della nostra sanità in modo da poter rispondere ai bisogni quotidiani dei cittadini e al contempo, recuperare le prestazioni che il sistema non ha potuto erogare, dovendo concentrare tutte le proprie risorse, soprattutto umane ma anche economiche, a fronteggiare l’urlo dell’emergenza. Per questo, dopo il confronto che si è svolto nei mesi scorsi tra la Struttura di missione per la Sanità e le aziende, abbiamo previsto per quest’anno obiettivi di produzione che equivalgono a quelli erogati nel 2019, pre Covid, incrementati di una quota aggiuntiva indispensabile per recuperare l’arretrato. Le buone notizie sono che, nonostante le difficoltà, siamo riusciti a traguardare il pareggio di bilancio per l’esercizio 2020 e che, grazie all’impegno del nostro personale che ringrazio,se nella prima ondata abbiamo certamente uno stopo delle attività di elezione medica molto potente, nella terza ondata siamo stati invece una delle regioni che ha avuto un minore impatto su queste attività”.
“Per consentire l’erogazione dei volumi dei volumi di prestazione fissati per il 2022, la delibera prevede che le aziende, nell’ambito del loro budget, possa, possano assumere ulteriore personale in modo più veloce, evitando il passaggio autorizzativo da parte degli organi regionali competenti fino ad oggi previsto per ciascuna singola assunzione. “L’obiettivo che vogliamo raggiungere e per il quale stiamo realizzando il piano Restart con investimenti per 27 milioni di euro previsti per quest’anno-prosegue Toti- è spingere al massimo la macchina della sanità pubblica per potenziare la risposta del sistema sanitario regionale, prevedendo la possibilità di integrazione con il privato accreditato, ovviamente senza costi aggiuntivi per i cittadini e con un rigoroso controllo pubblico sulle prestazioni erogate”.
Abbiamo voluto sentire anche un’altra campana, e riportiamo il parere del dott. Renato Giusto, segretario regionale del S.M.I: “Gli infermieri come i medici preparati sono sempre meno e quei pochi stanno andando all’estero perchè guadagnano decisamente meglio. In Italia gli operatori sanitari vengono presi in giro: prima sono definiti eroi e poi non sono compensati adeguatamente e neppure vengono indennizzate le famiglie dei morti sul lavoro. Inoltre a livello politico-amministrativo abbiamo ancora molte carenze. Cito per tutte, la figura dell’infermiere di famiglia. Abbiamo cominciato a parlarne nel dicembre del 2014. Il progetto è stato riproposto definitivamente in Italia, con il decreto rilancio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.128 del 19 Maggio 2020 con il decreto legge n.34 e delineato dagli art. 1-5 . A Savona stiamo ancora aspettando di poter usufruire delle prestazioni di questo prezioso operatore sanitario. E vogliamo parlare dei livelli essenziali di assistenza (L.E.A.) che il Sistema Sanitario Nazionale (S.N.N.) deve garantire, in particolare dell’erogazione delle prestazioni specialistiche ed ambulatoriali da fornire a tutti i cittadini? In Italia ogni tre persone attive ve n’é una over 86, a riposo. Tra i pensionati uno su tre rinuncia alle cure per mancanza di mezzi economici. Nell’ultimo anno, gli over 65 hanno speso per necessità sanitarie 455 euro, una cifra non lontana dall’importo di una pensione minima. A parte i costi però, gli anziani trovano anche difficoltà di accesso alla sanità pubblica in termini di attesa dell’erogazione delle prestazioni. E così due persone su tre (il 68%) ha deciso di ricorrere, nonostante i costi superiori, a strutture private per effettuare, in tempi brevi, le visite e le analisi necessarie. Il 6% ha fatto ricorso al Pronto Soccorso per aggirare le lunghissime attese, intasando le strutture predisposte per la medicina d’urgenza. Nel settore sanitario, sarebbe necessario un investimento economico, maggiore del 17% rispetto a quello attuale, per realizzare investimenti mirati e soprattutto urge una riduzione della complessità burocratica. Mi permetta ancora di ricordare, per sottolineare l’inadeguatezza della nostra politica sanitaria, altri eventi emblematici, riscontrati in occasione della pandemia di Covid 19.
Nel 2020 ci siamo ritrovati sprovvisti di mascherine perché gran parte della loro produzione era stata dislocata fuori dai confini d’Italia. Fiorirono così i broker e aziende che si improvvisarono come intermediari con tutte le conseguenze del caso. Inoltre il Piano Italiano Multifase per la Prevenzione delle Pandemie è stato per anni sottostimato. In occasione dell’arrivo del Covid 19 in Italia, pur essendo stati allertati per tempo e trovandoci nelle condizioni migliori per poter rispondere al pericolo imminente, ben poco è stato fatto in tempi rapidi, per controllare e contrastare l’evento. Il virus così ha varcato i nostri confini ed ha circolato liberamente tra noi, per settimane. Desidererei ricordare in ultimo, il problema delle classi pollaio che ha una valenza anche sul piano sanitario e non solo educativo. Aggregare troppi alunni in ambienti angusti e male aerati favorisce la diffusione della malattie respiratorie e da contagio. Se si assume il limite di 25 alunni per classe come spartiacque tra la <normalità e le classi pollaio>. questo va rispettato. In Italia ci sono oltre 31 mila classi (30828 per la precisione) con oltre 25 alunni, variamente distribuite nei vari ordini e gradi. Il problema va aggredito dalle prime classi ed inoltre la medicina scolastica dovrebbe ritornare in auge per favorire la prevenzione dalle malattie e l’educazione sanitaria”.
Ritornando ab ovo, per fortuna il Covid 19 pare aver perso la sua carica infettiva e la sanità può ricominciare a dedicarsi anche alle comuni patologie. A partire dal 10 marzo anche i parenti potranno ricominciare visita ai loro cari, ricoverati, anche se con gradualità e muniti di grenn pass. I numeri ci consentono di allentare la morsa delle restrizioni e di ritornare, pur con cautela, alla situazione pre-virus. Nonostante i 148 nuovi casi di contagiati di Venerdì 4 Marzo, i ricoverati sono diminuiti significativamente. Soltanto un mese fa, circa, le persone in terapia intensiva per Covid erano 14 a Savona, 4 ad Albenga e una a Pietra Ligure.
Ad oggi, la situazione é ben diversa e si è pensato ad un ritorno alla normalità: grazie alla riconversione, l’ospedale San Paolo può beneficiare di sei posti di terapia intensiva, free; altri quattro saranno disponibili ad Albenga. Sempre a Savona si libera dal fardello del virus anche il settimo piano del nosocomio, dopo mesi di trincea. Dal 10 Marzo, la Medicina Interna 2 potrà contare su 24 posti letto. La riconversione interessa anche il Santa Maria di Misericordia di Albenga. Dopo la sanificazione della Medicina Interna saranno disponibili 16 posti letto. Per mesi tutti i 34 letti dell’area infettivi erano stati occupati dai malati covid. Ora ben 22 si sono liberati e 15 di questi saranno destinati all’attività elettiva osteo-articolare. Anche il Santa Corona si appresta a cambiare registro; 12 dei 24 postiletto nell’area dedicata al virus sono tornati disponibili, e in previsione di un ulteriore calo della pandemia, 16 verranno <restituiti> al dipartimento ortoterapeutico per gestire la <routine sanitaria>.
Nella Asl savonese, come in tutta la Liguria dunque è iniziata la riconversione dei reparti e gran parte delle aree dedicate alla lotta del virus torneranno disponibili per le cure delle altre patologie.”Finalmente possiamo tornare a dare respiro all’ospedale-spiega il direttore sanitario Luca Garra– La speranza che anche il personale possa avere attimi di tregua, dopo mesi tanto impegnativi. L’obiettivo è riorganizzare le attività tipiche. La riconversione dei reparti ci aiuta a prendere in carico i pazienti cronici e ad assorbire i ricoveri di chi arriva al pronto-soccorso”.
San Agostino affermava che solo attraverso le prove, offerte dalla vita vita riusciamo a svelare appieno la verità. Di certo la pandemia da Covid 19 ha rivelato anche il fallimento della politica sanitaria italiana degli ultimi anni. Il politico, degno di questo nome, non si limita a gestire gli affari correnti o le emergenze, navigando a vista, ma deve saper guardare oltre l’orizzonte della quotidianità non solo proponendo la soluzione dei problemi ma progettando una qualità migliore di vita dei cittadini che rappresenta, non solo a parole. Ad una speranza sola ci possiamo affidare per l’immediato futuro: il Ministro della Sanità.
Gianfranco Barcella