La scorsa settimana è uscita su Trucioli e su altri organi di stampa una importante presa di posizione del prof. Gabriello Castellazzi sulla necropoli di Isasco e sullo stato di abbandono in cui si troverebbe al momento.
di Danilo Bruno
Le riflessioni si estendevano allo stato del patrimonio archeologico ligure e alla potenzialità turistica insita in esso per concludere con un invito alla visita del museo di Finale Ligure e a un richiamo (mi si permetta unica nota stonata) all’esperienza del FAI, che attualmente gestisce la necropoli di Pontelungo ad Albenga, sita peraltro sotto un condominio.
Ho parlato di “nota stonata” perché già altre volte sono intervenuto sollevando molti dubbi sull’azione del FAI, che aprirebbe due volte all’anno monumenti, che peraltro dovrebbero essere aperti e visitabili per tutto l’anno con largo utilizzo di volontari e studenti senza grande rispetto delle disposizioni ICOM (International Council of Museums), associazione UNESCO per la definizione degli standars museali mondiali, in merito alle professioni sceintifiche di un museo.
Vorrei poi richiamare l’importante sentenza numero 106 del 2022 con cui il Tribunale di Venezia ha condannato la locale Fondazione Musei Civici all’assunzione di personale, che veniva pagato tramite cooperativa ma che in realtà era sottoposto a tutte le disposizioni del reale datore di lavoro ovvero la Fondazione, di cui è stata riconosciuta la natura “strumentale” rispetto agli scopi del Comune veneziano.
In ultimo voglio poi segnalare che, riprendendo una specifica raccomandazione ICOM nazionale, sul precariato nei beni culturali la sezione ligure, di cui faccio parte, ha avviato una indagine sulla situazione di musei e biblioteche in Liguria.
Qui in effetti sta il vero nocciolo della questione: la Regione nel proprio completo disinteresse e i Comuni nella logica di un continuo risparmio sempre sui beni culturali puntano a soluzioni per l’apertura dei musei, che spesso si basano sul volontariato o su forme di cooperazione, che richiamano la propria attività al contratto cosiddetto “multiservizi” ( il medesimo del guardianaggio e delle pulizie senza voler offendere simili categorie) e non a quello di Federculture,sicuramente piu’ remunerato,professionale e dignitoso.
Purtroppo ci è noto quale sia in generale il quadro ligure ma, a mio parere, oggi occorre dire “BASTA” e ciò devono farlo sia le studiose e gli studiosi ma anche tutti i professionisti dei beni culturali poiché non si possono continuare a creare musei “diffusi, “ecomusei” (ultimi parti della fantasia della maggioranza consiliare regionale) senza aver messo ordine nel settore ed aver finalmente accorpato le gestioni e portato le ” ad unum” quelle assimilabili, riconoscendo finalmente il titolo di museo a chi garantisce un adeguato orario di apertura,personale qualificato, biblioteche,….
Si tratta di alcune idee su cui sono già intervenuto ma che dovrebbero finalmente chiamare ad una concreta attività di denuncia tutte e tutti coloro che professionalmente lavorano nei beni culturali perché diversamente non si può più andare avanti.
Il museo può essere espressione del sapere e della cultura di un luogo ma bisogna che i professionisti dei beni culturali e la popolazione agisca in tale senso, sentendolo come parte di sé e del proprio essere cittadini di un luogo.
Danilo Bruno