“Ho veduto Alassio e Laigueglia ai miei lontani tempi di studio (scriveva nel 1967 Pietro Scotti direttore dell’Osservatorio meteorologico) dal 1914 al 1917, vi sono ritornato nel ’35, ho dimorato per 4 anni, dal 1941 al ’45. Ho avuto modo di seguire l’evoluzione anche attraverso le ricerche di miei allievi”. E si prevedeva, oltre al turismo (svizzeri primi per numero di arrivi, seguiti da tedeschi, inglesi, cecoslovacchi, francesi e austriaci) il “miglioramento forestale ed agricolo, l’espansione edilizia”. Leggi a fondo pagina Alessandro Scarpati: il mostro di Vegliasco-Cavia.
Nel capitolo l’Avvenire di Alassio e Laigueglia che riproduciamo a seguire, si citava “il problema del rimboschimento e delle strade montane, collegato anche quello dello sviluppo, sia pure modesto, dell’agricoltura locale. L’olivo e la vite allignavano un tempo in aree oggi abbandonate. Un più intenso sviluppo agricolo darà al paesaggio un aspetto assai più gradito di quello attuale, mentre costituirà una prudente riserva per eventuali tempi difficili quali quelli che abbiamo attraversato”.
E ancora dal libro: “Dal punto di vista edilizio poi rimane molto da fare. Il Piano regolatore e di ingrandimento di Alassio prevede lavori grandiosi sia per la spiaggia, sia per la porzione verso la costa, sia verso l’interno. .. Il Piano prevede in regione Barusso un aumento di mq 35 mila per villini, 50 mila per case civili e popolari, in collina 20 mila mq per villini, nel concentrico di avranno mq. 30 mila per case civili. Si potranno inoltre espropriare alcune aree e altre ricavare dal riempimento dei due torrenti Gonghe e Tienna (mq.4.150). si ricaveranno dalla soppressione di vecchie vie e vecchi vicoli. Lo stesso piano prevede alcune aree destinate a edifici pubblici importanti: Casinò-Teatro mq.1900. edificio scolastico cittadino mq. 200, mercato pubblico mq. 1160. Per Laigueglia le preoccupazioni edilizie sono assai più modeste, ma l’incremento dei Forestieri potrà anche qui determinare analoghe misure. Al momento la tendenza generale è quella di costruire alla periferia e lungo la spiaggia. In fondo si può dire che Laigueglia risente per contraccolpo lo sviluppo turistico ed edilizio di Alassio; chi non può allargarsi ad Alassio tende a Laigueglia”
Infine altra passaggi della lettura del volume: “Con l’aumento della popolazione si pone, oltre al problema edilizio e viatorio, anche quello idrico. Alassio ha già in parte risolto il problema. Laigueglia sta cercando nelle montagne una vena di acque abbondanti. La presenza delle Fonti del faro a capo mele da buone speranze. Anche nella conca di Laigueglia si dovrà curare il rimboschimento e lo sviluppo ragionevole dell’agricoltura, favorita medinate la costruzione di opportuni serbatoi idrici a scopo irrigatorio e anni or sono si fecero studi in merito specialmente per la conca alassina. “
Segue sul prossimo numero un altro interessante capitolo, Titolo: Nova et vetera nella Baia del Sole. Storie di botteghe (da Giggina, ad esempio), o le ‘panissette da Becin‘. E le motivazioni dell’invito affinché non muoia l’antico dialetto di Alassio. “Non parlate italiano, non parlate inglese (se non per affari) custodite questo vostro espressivo dialetto perchè è un elemento di cultura, è radicato nella terra e negli uomini…. e consrvate gli asinelli sulle mulattiere, conservate i caratteristici berretti da pescatore, e fate che possiamo vedere le reti e chi le rammenda…”
ALASSIO ADDIO AL BARMAN SILVERI
DA SAVONANEWS – Piange un’altra storica figura dei suoi anni d’oro Alassio: all’età di 87 anni si è spento lo storico barman Ugo Silveri. Professionista raffinato e preparato ma anche persona sempre spiritosa che shakerando era solito raccontare barzellette senza mai cadere nella volgarità, aveva iniziato il suo lavoro di barman alla discoteca Tabù di Alassio, meta della gioventù godereccia di quei tempi da fine anni ’50 a fine anni ’60, quando aprì “Il Boccaccio” in via Londra, divenendone socio. A metà anni ’70 lasciò brevemente il locale per poi ritornarci sino a metà degli anni ’80, quando Giancarlo Quadrelli, titolare del “Grand Hotel Diana” e suo amico per via delle frequentazioni al Boccaccio, lo assunse col patto di darsi in servizio reciprocamente del “lei”.
E al Diana vi rimase sino a pochissimi anni fa quando, stanco, oltre la giusta età pensionabile, dovette terminare di lavorare. “Una persona signorile e disponibile verso la clientela – afferma Giancarlo Quadrelli – Lui, i drink che faceva non li vendeva, ma li forniva come se fosse un dono fatto a mano. Commovente il suo congedo: ‘Giancarlo, ora che vado in pensione, finalmente posso ridarti del tu!’“. Anche Franco Ferranti, titolare storico del Boccaccio, lo ricorda: “Un grande amico, con lui ho lavorato una vita. Si è sempre comportato con onestà e impegno. Con lui abbiamo gustato il piacere della vita, le plaisir de la vie come dicono i francesi“. Lascia il figlio Davide e il nipote Alessandro: “Ci ha donato una vita piena di allegria”.
LA SOPRINTENDENZA BOCCIA MURALES A CAVIA- articolo de Il Secolo XIX
ULTIMA ORA DALLA PAGINA FACEBOOK DI ALESSANDRO SCARPATI – C’era una volta ad Alassio un muro in cemento armato, sulla strada Vegliasco-Cavia. 55 metri di lunghezza x 8-10 metri di altezza. Un mostro di cemento grigio, un vero “pugno in un occhio” per il paesaggio circostante, che avrebbe dovuto essere rivestito in pietra, ma è rimasto così da sempre. Non è certo il rosa o il nero dei volti dell’opera di Robico a creare il problema!