Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli, triste sorte della Fondazione S. Antonio ultimo baluardo della identità culturale, dimenticato dalle istituzioni. Emblematico epilogo di un inesorabile degrado


C’era una volta la Fondazione S.Antonio hanno scritto su trucioli.it (vedi…..) Antonella Marotta e Maria Vincenti. Ora ospitiamo le considerazioni-testimonianza di una torinese ultraottantenne, “innamorata di Noli e di tutta la Liguria, affinchè inducano qualcuno a riflettere ed operare di conseguenza”. “E con i complimenti per il vostro bel giornale che seguo sempre da Torino”.

di Giovanna Volterrani

L’ing. Giovanni Toso la sera della premiazione alla rassegna del libro di Liguria a Peagna con ‘Dante, Noli e il Purgatorio’

C’era: è cosi. Negli ultimi tempi, in un abituale itinerario delle mie oltre settantacinque estati trascorse a Noli, ho assistito al graduale vergognoso emblematico degrado di questa che fu una “creazione” fiore all’occhiello di quella Noli dei Nolesi “doc”, che la cultura la “mangiavano”.

Ne ho conosciuti di questi Nolesi, di questi giovani che volevano “cambiare il mondo” e percorrevano la strada giusta, quella delle idee. La “Fondazione S. Antonio” è nata così, con le sue variegate iniziative artistico-culturali-divulgative.  Luogo dove poter conoscere, in una serata, interessi nuovi: conferenze, dibattiti, presentazioni di opere letterarie. Luogo dove accompagnare i figli per fare di un pomeriggio in vacanza un’occasione di crescita “mentale”: mostre naturalistiche, archeologiche, anche relative ai ritrovamenti  locali, rara occasione di aggancio reale alla storia.

Ma in Noli si sono succedute altre generazioni e con esse abbiamo assistito all’inesorabile degrado di cui la fine del S. Antonio è un emblematico epilogo. Abbiamo visto violare, costruendo, il paesaggio; dimenticare per decenni un gioiello storico-architettonico come San Paragorio; oltraggiare un Castello millenario con un sedicente ricupero; depauperare una passeggiata a mare; lasciar crollare i muri a secco che connotano il territorio; invadere di antenne luoghi sensibili. Abbiamo visto scoraggiare ogni iniziativa di carattere artistico e culturale; ogni rivisitazione di tradizione storica locale. Ha miracolosamente resistito, pur fra mille difficoltà, la pervicace volontà  sostenuta da singoli artisti di far sopravvivere una preziosa tradizione musicale e lirico-teatrale, pressoché ignorata dai giovani.

Ma i giovani, ciberneticamente conglobati in quella omologazione a cui aspirano, poco interessati alla vita della loro città, forse non conoscendone neppure l’esistenza, non sono stati toccati dalla fine della Fondazione, ultimo baluardo della loro identità culturale, dimenticato anche dalle istituzioni.

L’estate scorsa avevo pensato di reperire per consultazione, avendo dimenticata la mia a Torino, una copia di quel pregevole, poderoso, recente saggio del nolese Giovanni Toso sul misterioso legame fra “Dante, Noli e il Purgatorio”, apprezzato ed acquistato nei Comuni limitrofi. Ho scoperto che il Comune di Noli non ne aveva acquistato neppure una copia.

I Nolesi hanno sempre voluto distinguersi dagli altri Liguri. Io credevo per l’orgoglio della loro singolare nobile storia e per la presunta superiorità della loro stirpe. Purtroppo sempre di più si distinguono per l’abbandono di quella stessa storia e delle loro vere ricchezze.

Giovanna Volterrani


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