Lo scorso numero Trucioli.it ha pubblicato una accorata lettera di Anna Marotta e Maria Vincenti sull’attuale situazione della Fondazione S.Antonio e sulla presunta inerzia culturale locale.
di Danilo Bruno
Io non voglio entrare tanto sul punto anche perché conosco le continue difficoltà operative, che sta affrontando con il suo consueto spirito di abnegazione la Presidente e mia cara amica: dott.ssa Alessandra Frondoni, che ha dedicato molta parte della propria vita allo studio del sito nolese di archeologia cristiana. Vorrei infatti riprendere il progetto di Museo Civico diffuso, che avevo elaborato ed era stato approvato dall’ultima Giunta Repetto. Esso voleva costituire uno strumento amministrativo per fissare insieme e legare in una unica proposta archeologica e culturale la storia e l’identità della città di Noli.
Purtroppo questo progetto, che voleva appunto mettere a sistema le eccellenze nolesi, fu rapidamente abbandonato dalla Giunta Niccoli e da circa dieci anni se ne è persa traccia nonostante i recente e costante’impegno della dott.ssa Frondoni di portare a Noli in esposizione permanente alcuni elementi della famosa mostra sul Tesoro Svelato, tenutasi alla Fondazione S.Antonio nel 2007.
Qui vorrei solo rammentare alle autrici della lettera, che solo la ” testardaggine ” del sottoscritto permise di mantenere in una teca apposita gli originali bacini islamici un tempo posti in facciata e ora esposti all’interno di San Paragorio.
Vorrei qui ricordare i principali monumenti, che dovevano far parte del museo , la loro destinazione nel progetto, che doveva portare il Comune a divenire il soggetto centrale della valorizzazione dei beni culturali e a tal proposito sull’esperienza del Prof.Lamboglia il consiglio comunale istituì una apposita istituzione senza fini di lucro ai sensi del TU 267 sugli enti locali, che mai fu messa in condizione di funzionare né dalla amministrazione Repetto, che la istituì e neppure da quella seguente del sindaco Niccoli, che pareva in tema di beni culturali dover sempre navigare in direzione ” ostinata e contraria” rispetto al periodo precedente.
San Paragorio è il monumento più importante e accanto alla chiesa si trova l’area archeologica romana con appositi percorsi di visita anche individuali. Non voglio qui tediare con le vicende sulle competenze inerenti le aree e la volontà espressa dal Comune di giungere all’apertura dell’area archeologica adiacente alla chiesa. Dopo anni di discussioni, rinvii, incontri la Soprintendenza Archeologica propose al Comune di predisporre un progetto di gestione unificata del complesso monumentale.
Il Comune ipotizzò di affidare l’intera gestione all’Istituto Internazionale di Studi Liguri sez.Sabazia, di cui sono vicepresidente, con uno spostamento dell’ingresso nella ex canonica. Purtroppo ritardi burocratici e la scelta peraltro a mio parere incomprensibile della Diocesi di affidare la gestione ad una locale Associazione denominata ” Amici di San Paragorio ” portò in breve all’estromissione dell’ Istituto di Studi Liguri dalla gestione e ad una situazione odierna in cui il Comune anche per le scelte incomprensibili della Giunta Niccoli è stato estromesso da ogni attività mentre l’area romana è chiusa e la chiesa apre con orari estremamente ridotti.
San Giovanni di Malta è l’antica struttura appena fuori Porta San Giovanni riconducibile ai Cavalieri di Malta.
La Diocesi ne affidò il comodato al Comune per un utilizzo collettivo. Il Comune vi ipotizzo’ di collocarsi il futuro Museo Archeologico e in accordo con il Ministero dei Beni Culturali e grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo avviò una prima progettazione e una rilettura del monumento in senso storico. Fu scavato l’edificio fino a trovare una antica strada medievale e una curiosa seduta che forse correva lungo tutta la chiesa.
Fu elaborato un progetto di massima del Museo e poi calò il silenzio perché né la Giunta Repetto, né quella Niccoli investirono o cercarono fondi per il progetto, che fini nel dimenticatoio a parte un mio tentativo fallito di trovare uno sponsor seguendo le indicazioni di legge.
Oggi la voragine è sempre al suo posto in un imbarazzante silenzio delle amministrazioni succedutesi. Una ipotesi di valorizzazione individuava il patrimonio di chiese dell’antica Diocesi di Noli.
Qui una particolare attenzione fu posta su San Francesco e San Michele. La prima fu oggetto di una trattativa fra Diocesi e Comune per un comodato da destinare a funzioni collettive ( sala concerti,…), che permettesse di valorizzare anche l’antico patrimonio lapideo e le tele esistenti a cominciare da quelle di Suarez.
La seconda fu pure oggetto di una verifica di Regione e Università per un cantiere di studio e progettazione della facoltà di Architettura nell’ambito del progetto comunitario Accessit.
Purtroppo la prima chiesa, a parte saltuarie aperture nell’ambito del Noli Musica Festival o in altre manifestazioni, è diventata una sorta di figlio minore dell’adiacente Conventino, già Convitto Carlo Alberto, Principe di Moncalieri mentre la seconda palesa il suo abbandono in cima alla collina. Tutto ciò( a parte un interessamento della giunta Niccoli su San Michele) è continuato nel consueto assordante silenzio delle amministrazioni nolesi.
Un altro filone del progetto del museo era legato alla valorizzazione della fascia collinare attraverso la creazione di percorsi culturali ed etnografici (ovvero che ponessero in rilievo gli aspetti più importanti del paesaggio agricolo e culturale).
Il primo percorso è tutt’ora esistente: il Sentiero del pellegrino, che passa nei pressi dei resti di antiche chiese (S.Giulia, S.Margherita, S.Lazzaro) e il relativo lazzareto della Repubblica oltre a sfiorare le opere del “riparo” di De Albertis .
Il Sentiero fu poi prolungato grazie all’intervento dell’Associazione le Tre terre e alla volontà della sua Presidente: la cara amica e compianta Prof.ssa Ombretta Fumagalli Carulli fino a S.Lorenzo di Varigotti e Punta Crena, unendo importanti testimonianze religiose e soprattutto i segni dell’affermazione del Cristianesimo nella zona, se si parte da San Paragorio più correttamente.
Tutto ciò fu reso possibile da un finanziamento della Fondazione De Mari.
Nell’ambito del programma comunitario Accessit fu invece sistemata e messa in sicurezza l’antica strada romana di Voze,che ben manifestava i collegamenti interni all’antica Repubblica di Noli.
Purtroppo la Giunta Niccoli non volle prendere in considerazione un ulteriore progetto per sistemare la cosiddetta “via dei Mulini” ,che , seguendo il corso del torrente Coreallo si di partiva da Spotorno e raggiungeva Tosse, toccando una serie di impianti produttivi di cui parla pure il Gandoglia nel suo “In Republica”.
Vi era poi un progetto di valorizzazione del centro abitato con le torri e le mura oltre alla sala consiliare. Si trattava di pubblicare guide veloci in più lingue,scaricabili anche dal sito comunale.
Purtroppo uscirono solo quella sulle chiese dell” antica Diocesi di Noli, quella, che permise di valorizzare l’opera di Vincente Suarez, pittore settecentesco di probabile origine spagnola, che lavorò alcuni anni a Noli e la guida cittadina. Poi come al solito calò il silenzio e nulla più si poté realizzare.
Vi era poi l’esigenza di mettere in riordino la sala consiliare e valorizzare i cimeli esistenti ma anche qui le amministrazioni comunali succedutesi nulla mai fecero in proposito nonostante le mie proposte.
Sul castello invece bisognerebbe chiedere al Comune perché ha affidato la gestione ad una locale associazione di volontariato senza porsi il problema della presenza di numerose strutture professionali della cultura a cominciare proprio dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri????
Infine per concludere a chi propone il ” Nuovo Rinascimento Nolese” vorrei proporre, come a tutte le altre eventuali liste, perché non fare di Noli una città d’arte dove la cultura divenga il fondamento della convivenza civile senza scomodare inutilmente il secolo di Lorenzo il Magnifico.
Danilo Bruno