Gli organi di stampa riportano, da mesi, denunce di criticità nella sanità pubblica in Liguria che versa in condizioni ancora peggiori rispetto all’inizio della pandemia: proteste diffuse degli infermieri, del comparto, presidi, mobilitazioni e recentemente diverse denunce che riguardano la situazione dei Pronto Soccorso.
E’ evidente che quanto accade negli Ospedali e nei Pronto Soccorso è solo la punta dell’iceberg di un sistema al collasso per l‘aggravarsi della preesistente carenza di organico e per l’assenza di una pianificazione dei servizi in grado di fronteggiare le ondate pandemiche senza penalizzare l’attività ordinaria.
A titolo esemplificativo, il Pronto Soccorso del Villa Scassi, uno dei principali ospedali genovesi, è da tempo inadeguato a sostenere gli accessi. I malati non Covid vengono assistiti in un corridoio appositamente allestito ( ma pur sempre un corridoio), nei posti di osservazione breve e unità di crisi – affidati nella prima ondata a personale interinale, e che oggi non è chiaro da chi saranno gestiti – in posti sottratti all’assistenza specialistica di cardiologia e neurologia. Il reparto di Medicina Interna è destinato ai malati Covid. Nei reparti di Degenza Breve e Neurologia i malati sono stati dimessi, trasferiti, spostati per esigenze di servizio non tenendo conto della delicatezza di tali patologie.E’ di questi giorni una presa di posizione con una lettera aperta (inviata all’Ordine dei medici ed alla dirigenza dell’ASL) di molti medici proprio del Pronto soccorso del Villa Scassi, che denunciano la drammaticità della situazione.
Quel che accade a Villa Scassi accade in tutti gli ospedali liguri senza eccezione alcuna. Reparti svuotati e malati dimessi senza garantire nessuna continuità assistenziale, sale operatorie o di interventistica avanzata a regime ridotto per mancanza di personale tecnico e infermieristico. Il Punto di Primo Intervento di Albenga ha riaperto, gestito da una cooperativa medica. Recentemente la Regione ha appaltato alla Società Cooperativa Novamedica di Bologna il servizio di gestione dei turni di guardia del Pronto Soccorso di Sanremo e del Punto di Primo Intervento di Bordighera, per una spesa di 600 mila euro per 4 mesi. Si tratta della stessa Regione che ha risparmiato 15 milioni in stipendi del personale sanitario rendendo la Liguria la regione italiana con la maggior carenza di organico e riducendola nelle attuali sconfortanti e sconcertanti condizioni.
Le risultanze di scelte politiche dissennate si sono evidenziate con la pandemia, ma costituiscono elementi di carattere strutturale maturati nel tempo, frutto di una politica sanitaria in cui tutti i decisori politici, amministrativi e apicali hanno parte e responsabilità. Le conseguenze ricadono direttamente sui lavoratori della sanità che si ritrovano in una situazione peggiore rispetto all’inizio della pandemia, continuando a supplire alle carenze a prezzo di grandi sacrifici personali, ma ricadono su cittadini e pazienti che si vedono negare e rinviare terapie anche oncologiche, prestazioni e interventi a causa della chiusura di reparti, delle lunghe liste di attesa, della grave carenza di personale.
Situazione che lede gravemente il diritto all’assistenza ed alle cure, genera profonde disuguaglianze per chi non può permettersi prestazioni private e accelera il processo di svuotamento del SSN a vantaggio del privato. Il SSN non riesce a far fronte ai bisogni di salute della popolazione in nessun settore e le responsabilità sono politiche. Anni di tagli e di scelte privatistiche hanno mandato in tilt l’intero sistema.
Esprimiamo massima solidarietà a tutti gli operatori della sanità, ma pensiamo che la solidarietà non sia sufficiente a garantire tutele e diritti a cittadini e lavoratori e che sia illusorio pensare che le strutture decisionali ordinistiche o gli organismi dirigenziali della sanità responsabili della gestione possano davvero cambiare in meglio la situazione.
Pensiamo sia necessario avviare un dialogo e un confronto con gli operatori della sanità, per definire un’azione collettiva che unisca le giuste rivendicazioni dei lavoratori della sanità con le esigenze e le richieste dei cittadini, rivendicando insieme la priorità della sanità pubblica come patrimonio collettivo. Un progetto di sanità che rimetta al centro la salute, la prevenzione, il diritto alle cure, la dignità dei lavoratori in modo partecipato, contro ogni logica competitiva, privatistica e mercantile della salute.
Occorre un piano di assunzioni a tempo indeterminato che consenta di evitare appalti, acquisto di prestazioni e personale in affitto, partendo dalla stabilizzazione del personale a tempo indipendentemente dalla tipologia di contratto di assunzione. Un quadro di prospettiva che presupponga un contratto unico per tutto il comparto sanitario per evitare dumping contrattuale. Occorre partire dal concetto di salute come diritto fondamentale inalienabile. rinnovando l’idea (e la pratica) di un Servizio sanitario pubblico, diffuso e universale, efficiente ed efficace, vicino ai cittadini e rispettoso dei diritti e della professionalità dei lavoratori. Ulteriori informazioni su: E-mail: sos.salutepubblicaliguria@gmail.com
«Si punta sulla sanità domiciliare»
COMUNICATO STAMPA DA SOS SALUTE PUBBLICA IN LIGURIA
Fermiamo l’esternalizzazione dei servizi sanitari. Il tiket pro capite dei liguri è a 43€ contro i 38 della media nazionale.
Com’era presumibile, dopo gli accordi previsti da Regione Liguria per l’ASL3 genovese e l’ASL2 savonese, la partecipazione della sanità privata alla campagna vaccinale Covid-19 è arrivata anche nel territorio imperiese. A qualche giorno dalla decisione dell’esternalizzazione dell’hub di Taggia, nonostante – grazie agli enormi sacrifici del personale sanitario – siano stati rispettati gli obiettivi vaccinali previsti, appare chiaro come anche nell’ASL1 si continui a perseguire una logica emergenziale della gestione delle vaccinazioni. Ci chiediamo innanzitutto con quali standard e garanzie di qualità e sicurezza per gli utenti viene svolto il servizio.
E’ del tutto evidente che la carenza di personale è la logica conseguenza di anni di programmazione al ribasso della sanità pubblica e di un blocco delle assunzioni che non ha eguali nel pur disastroso panorama italiano.Tutto ciò in un quadro generale in cui la Regione Liguria – dati della Corte dei Conti – ha speso 115 milioni di euro in meno del tetto previsto per il personale sanitario, destinando evidentemente i fondi disponibili ad altri capitoli non conosciuti e in cui i cittadini compartecipano alla spesa con una quota pro-capite del ticket di 43€ contro una media nazionale di 38€.
Viene da chiedersi se la gestione organizzativa ed economica di un servizio primario ed essenziale risponda alle esigenze della comunità, se produca un effettivo risparmio dei costi, o piuttosto non si traduca soprattutto in carenze e peggioramento dei servizi che rischiano di risolversi in un aggravamento della spesa sanitaria a carico di tutti i cittadini e a vantaggio delle imprese private. Viene da chiedersi inoltre se la pandemia ed il clima emergenziale non costituiscano il pretesto per approfittare di uno stato di shock collettivo al fine di accelerare quei processi di privatizzazione tanto cari al Presidente Toti in Liguria.
Siamo di fronte con tutta evidenza ad un ulteriore passo verso la crescente tendenza alla privatizzazione delle prestazioni sanitarie, che da una parte dissangua le finanze pubbliche e dall’altra crea disuguaglianze nell’accesso alle cure, trasformando il diritto all’assistenza ed alla tutela della salute in privilegio per chi se le può permettere; appare chiaro che l’obiettivo è l’affermazione del sistema privato (accreditato e non accreditato) accelerando lo smantellamento del servizio sanitario pubblico in atto da anni.
Intanto il DDL Concorrenza, approvato dal Governo Draghi il 5 novembre scorso e che ha iniziato il suo iter parlamentare, si dimostra un inno al mercato, oggi ancor più stonato di fronte a una pandemia che del mercato ha pur rilevato i limiti. Un provvedimento che neanche tanto velatamente si propone di consegnare ai privati e alla finanza beni e servizi primari per la vita e la dignità delle persone, e lo fa inneggiando alla concorrenza, quando è evidente che si tratta di monopoli con profitti garantiti: si sta parlando “non solo” di sanità (e salute) e di welfare ma anche di acqua, energia e trasporti. Ulteriori informazioni su: E-mail: sos.salutepubblicaliguria@gmail.com