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Direttore di Gastroenterologia: la vita in sella. La bici allunga almeno di 3 anni la life expectancy


Storie, aneddoti ed alcune considerazioni sulla bicicletta. Andare in bici stimola naturalmente la capacità cognitiva, da una maggiore forza fisica e allunga almeno di 3-anni la life expectancy (aspettativa di vita).

di Pier Roberto Dal Monte *

Seguendo la mia passione dell’andare costantemente in bicicletta mi sono deciso di raccogliere alcune  vicende che mi sono occorse usandola costantemente  o circostanze che in qualche maniera fossero legate all’uso di questo antico mezzo a spinta naturale che, sorto da un passato storico, ora sta lentamente ritornando di moda a seguito dapprima  della grave crisi economica, ma ancor più in questi tempi con il sopravvenire della pandemia da Covid ed i suoi conseguenti lockdown. Finalmente una maggiore diffusione  dopo anni d’insensata spinta sull’ uso dell’auto, dimostrandosi un mezzo veloce e comodo, economico e flessibile  ma soprattutto  un mezzo sportivo per eccellenza e contemporaneamente anche salutistico ed ecologico ed in un certo senso liberatorio. Un mezzo che pur essendo tecnologicamente molto cambiato utilizza ancora per  la  sua  locomozioni un carburante unico, facile da reperire ed intangibile, finché la salute fisica lo permette: la insuperabile forza muscolare dell’organismo umano: non dimenticando tuttavia l’enorme impatto della cosiddetta e-bike che ci renderà però meno fisicamente attivi e meno ecologicamente efficaci.

Queste mie storie ciclistiche od antica passione e relativi commenti  sono ormai, almeno alcune di queste,  quasi  storiche e potrebbero iniziare dicendo che sono nato tra gli anni  ‘30 – ‘40 e che quindi posso considerarmi  un antico ciclista con tante esperienze alle spalle

Fatte queste premesse avrete compreso che  amo anche molto pedalare, non senza qualche azzardo, e che la uso quotidianamente per spostarmi e  vorrei che questo amore fosse razionalmente sempre più condiviso.

Amo la bicicletta perché permette di andare in quasi ogni punto di tutte le città nel raggio di alcuni km di distanza  senza dovere guidare in mezzo al traffico una noiosissima auto che  ormai non sempre ci fa andare dove vorremmo, dati anche  tutti i divieti di cui giustamente siamo circondati, e nel tempo che vorremmo,  perché  non ci fa consumare per ora un qualche  carburante fossile e quindi ci fa sentire nobilmente ecologici od ambientalisti, perché la bici ci fa fare del moto, bruciare calorie; unendo davvero l’utile al dilettevole, e spesso ci fa sentire più giovani di quanto, ahimè, non siamo ed infine  ci fa scoprire o riscoprire  la propria  città o il proprio  paese ed il suo circondario, campagna o mare che sia. Ci fa vivere la vita dei suoi cittadini, vedere cose a cui non ci avvicineremmo mai, ci fa solidarizzare con persone che non conosciamo od incontrare quelle che non avremmo più visto  o se non raramente.

Ci fa osservare purtroppo anche come la Città non ami in realtà suoi ciclisti,  così come poco anche i suoi pedoni, e ciò si vede da come si  comportano gli automobilisti e quelli in “motoretta”, a cui si sono aggiunti i maniera incontrastata e disordinata i furgoni  al servizio del mercato online, i quali  tutti insieme, dilagando, sembra che molto spesso mal sopportino i ciclisti , in fondo odiandoli e .. non sempre a torto (con sentimenti peraltro reciproci). E non l’amo solo, come succede spesso tra i normali cittadini, quando vado al mare o comunque in vacanza.

Con una bici ed  un po’ di allenamento, ma neppure tanto, infine si possono fare  al giorno comodamente almeno una ventina di chilometri in ogni luogo accessibile. E pur non trascurando la possibilità di   avere qualche incidente di percorso spontaneo o personale con traumi più o meno seri o qualche default meccanico, alla fine incuranti del pericolo si va e si sta bene fisicamente e mentalmente, dando  maggior spazio a più sereni pensieri, specie se non si fanno solo i percorsi cittadini, ma si cercano anche meno accidentati e più tranquilli percorsi, stimolati anche dal nostro spirito ludico.

Ripassando la mia consuetudine ciclistica ricordo che  con la bicicletta si possono avere anche  delle storie singolari che si ricordano spesso  in maniera particolare perché queste sembrano avere qualcosa d’eccezionale, perché appunto vissute proprio con essa.

Si potrebbe dire infatti, come io penso,  che  di avventure o storie singolari, indimenticabili  se ne possono avere in ogni posto e con qualsiasi mezzo di comunicazione, qualcosa  di fuori della norma può succedere in ogni istante, spesso anche  qualcosa di nuovo, ma quelle con la bicicletta, ritengo, rimangono però attaccate e possono essere lo spunto per varie considerazioni sulla vita, dal punto di vista emotivo, antropologico, culturale e perfino ontologico e medico-salutistico, rivivendole quando sei fermo in terra.

Da qui ne viene l‘amore che non è quello di ricordare soltanto i vari momenti più o meno singolari della vita, ma guardando o pensando alla propria bicicletta, la vedi come una complice od un testimone di cosa hai visto o fatto e perché  proprio così hai fatto: perché eri con lei e te lo ricorda, la complice silenziosa delle tue avventure, quella che non  solo ricordi perché proprio la “cavalcavi”, ma perché senza di essa non avresti per nulla fatto, quello che poi hai fatto o meditato e per questo anche l‘ami quand’anche, ogni tanto, ti penti di aver fatto qualcosa di poco giudizioso o razionale. Accumulando una serie di vicende per così dire universalmente esemplari utili  nelle variabili  circostanze esistenziali del vivere.

La  bici, come si leggerà, e può divenire  una vera passione che io raccomando anche per un modo  di vita salutistico con cui   gestire, parlando da Medico, ove possibile la propria attività professionale, Naturalmente da raccomandare altrettanto e per gli stessi motivi ai propri pazienti per rafforzare, insieme alla consapevolezza dei vantaggi   sulla loro salute   (è noto che l’andare in bici stimola naturalmente la capacità cognitiva, da una maggiore forza fisica e allunga almeno di 3-anni la life expectancy), la propria e l’altrui  coscienza civica del vivere all’aria ‘aperta’.   compreso   il rispetto sociale e psicologico dovuto a quei cittadini che  usano un mezzo così altamente ecologico-ambientalista, così capace, come suggerisce M.Augé ” …..di sviluppare – nel contempo- le buone relazioni umane”.

Pier Roberto Dal Monte *

(Già direttore di Gastroenterologia dell’Ospedale Bellaria, Bologna)


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