Da mesi sto in silenzio pensante, fuori dal vocìo decadente e surreale di politicanti insulsi che tanto dànno stanno facendo alla nazione. Vi sono i fuoriusciti (e non solo) 5Stelle, exsperanza morale (!) scopritori della «comoda poltrona e dei sordi a essa connessi». L’appetito vien mangiando e la 1a priorità nazionale è garantirsi la quota pensione e la possibilità di una 3a legislatura.
di Paolo Farinella prete
Chi la offre? Sconti a FI. Seguono «quelli che… come Renzi», il rottamatore – chi ne ricorda il lombrosiano viso
serio e cupo, conscio di cotanto ardore? Ora è alla disperata ricerca di chi offra la candidatura a lui e a lei,
la Letterina (i due avevano spergiurato di ritirarsi a vita privata, perso il referendum). Come farà
Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd per il rinascimento squartatorio in Arabia, se il genio di Rignano non
venisse eletto?
Poi c’è il PD di Enrico Letta, detto ‘o nipote dello zio (Gianni), làbaro di Berlusconi e aspirante presidente del Consiglio). Letta–nipote somiglia a un budino traballante, senza «quid», più «signorino» che segretario e per giunta di sinistra. Se anche un vescovo centenario, Luigi Bettazzi, lo supplica di dire «qualcosa di sinistra»… siamo messi male!
Seguono le «destre» (i neofascisti di Meloni; i paralabàni e parafascisti di Salvini) e i servi volontari, proprietà del solo padrone di FI, autoreggente le sorti e gli affari di «sciur padrun». Il contorno sono le appendici già democristiane e cielline («e ho detto tutto»). A loro, che càndidano (ossimoro) Berlusconi, Letta cigola che no non si può «è divisivo»! La mafia finanziata, la condanna per evasione, l’immoralità, le leggi su misura, il disprezzo della democrazia e delle Istituzioni… non conta nulla. Meno di niente.
Vittorio Feltri ha detto con candore senescente: «mi ha fatto ricco. Gli voglio bene». El Fidel
Confalonieri «che tutto sa», ha dichiarato senza vergogna: «Lui ha fatto tutto per noi. Noi facciamo tutto per
lui».
Ecco la nuova repubblica: il mercato degli interessi privati, la stile mafioso del reciproso sostegno, lo
scambio di favori in sostituzione dei diritti. Dicono che «lorsignorotti» abbiano creato una «war stalking
room» per convincere i fuoriusciti dei 5Stelle, gli stomaci deboli del PD, i disponibili di IV di Renzi. Il voto
non sarebbe gratis, ma ricompensato come si usa tra gentiluomini e la mafia: con seggi, posti, garanzie
finanziarie, magari a carico dello Stato, cioè dei cittadini.
Se l’Indegno venisse eletto al Quirinale, cesserebbe lo Stato di Diritto e si avrebbe l’ossimoro giuridico di un pregiudicato, contiguo e consapevole finanziatore della mafia, presidente dello Stato e del CSM, l’organo di autonomia della Magistratura. La vendetta assoluta.
Il pregiudicato condannato che, da presidente del Consiglio dei ministri, definì i giudici «mentalmente
disturbati» (Intervista a The Spectator, 04/09/2003) ora li governerebbe da responsabile del manicomio.
Scrive la 1a Sezione della Corte di Cassazione (sentenza definitiva n. 28225/01–07–2014):
«…l’imputato [Dell’Utri] ha intrattenuto, a partire dalla metà degli anni Settanta sino alla fine degli anni
Novanta, rapporti diretti e personali con esponenti di spicco di Cosa Nostra e ha altresì svolto, nello stesso periodo,
un’intensa e costante attività di mediazione tra questi e Silvio Berlusconi; attività di mediazione vòlta, in un primo
momento, a garantire all’ex premier protezione per sé e per la propria famiglia, e, successivamente, a sostenerne l’attività imprenditoriale e politica, in cambio di cospicue somme di denaro, che lo stesso Dell’Utri provvedeva a versare nelle casse di Cosa Nostra, così contribuendo a consolidare il potere del sodalizio criminale».
Vi è poi la vita morale dell’Indegno, nella sua veste di pubblico ufficiale che delinque, ruba ai cittadini italiani, frodando il fisco, si fa approvare 60 (circa) leggi a suo favore con le quali è prescritto o prosciolo; se la spassa con donnine, donnucce e donnacce e lenoni che lo spellano come un pollo; chiama «cene eleganti» le porcate che fa nel lupanare personale, coinvolgendo anche minorenni; inganna il parlamento, facendo votare ufficialmente che «Ruby è nipote di Mubarak, presidente dell’Egitto».
La maggioranza del parlamento, muto e protervo, non solo non si ribellò, ma nemmeno tentò una finzione di
vergogna. Il pregiudicato impose come presidente del Senato Madonna Maria Elisabetta Alberti Casellati–
vien–dal–mare. Probabilmente, perché, manifestando a favore del pregiudicato e contro la Magistratura
indipendente davanti tribunale di Milano (11–03–2013) «valutando l’Aventino», lei, avvocato, diede prova
di legittima fedeltà.
Per la legge del 1957 l’Indegno è ineleggibile, ma da 30 anni tutti fanno finta di nulla, dandogli l’Italia
in mano, cassa compresa. Ha distrutto la nazione, disgregato il popolo, sdoganando i fascisti. Pregiudicato
condannato, potrebbe sedere sul seggio della Suprema Magistratura a rappresentare la Nazione? In questo
abisso degradato e degenerato siamo arrivati, vogliamo andare ancora più in basso? Non è grave la sua auto–
candidatura, ma che la maggioranza del Parlamento lo abbia ritenuto «adatto», calpestando la «disciplina e
onore» che il pregiudicato dovrebbe tutelare.
Chi è inorridito di questa eventualità, può ancora firmare la petizione de «Il Fatto Quotidiano» che
ha già raggiunto quota 300.000.
Paolo Farinella prete