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Nuove indennità ai sindaci del governo Draghi. Ma la condizione economica dei consiglieri è una gravissima distorsione della democrazia


Incrementi delle indennità dei Sindaci, che però non risolve (anzi complica!) un grave problema di democrazia amministrativa: la possibilità concreta di controllare gli atti delle amministrazioni pubbliche da parte delle opposizioni.

di Sergio Bevilacqua

Sergio Bevilacqua autore dell’articolo-analisi- denuncia e che collabora a trucioli.it è sociologo clinico, progettista dello sviluppo economico e sociale di area vasta presso Enti pubblici e consorzi pubblico-privati

Il presidente Draghi porta dalla sua parte i sindaci con il giusto riconoscimento dell’indennità di funzione, ma è gravissima per la democrazia la condizione economica dei consiglieri comunali.

Con la nuova legge di Bilancio, il Governo di Mario Draghi introduce adeguamenti significativi sulla indennità di funzione dei Sindaci. È sicuramente opportuno l’adeguamento per i Sindaci (e sarebbe giusto anche l’automatismo) i quali, in relazione alle responsabilità particolarmente estese e gravose, sono certamente sottopagati, e soprattutto nei piccoli Comuni, se le rapportiamo ad analoghe posizioni lavorative comparabili attraverso metodi tecnici in uso da decenni nella gestione del personale manageriale anche pubblico (ad esempio il Metodo Hay).

Dobbiamo peraltro ricordare che siamo in un regime democratico e non totalitario, e che ciò si esprime con una separazione dei poteri nelle Amministrazioni dello Stato e dunque in quelle locali, che per essere rispettata e quindi adempiere alla sua funzione regolatrice e di democrazia amministrativa, prevede ruoli esterni alla attività di Sindaco-Giunta, soprattutto in ambito di Consiglio comunale.

Il Consiglio è responsabile di adottare concreti atti di amministrazione, fondamentali e complessi quali, ad esempio, il bilancio comunale e il piano regolatore del territorio. Inoltre, in virtù proprio dell’elezione diretta, il Consiglio comunale è responsabile del controllo politico e anche di conseguenza amministrativo, senza particolari limiti sull’attività del Sindaco e della Giunta, sia che si tratti di consiglieri le cui liste hanno sostenuto la candidatura del Sindaco, sia, a maggior ragione, per gli altri.

Quindi, se è vero e quanto mai opportuno che nella figura del Sindaco, eletto direttamente dalla comunità, siano concentrate una quantità di facoltà per poter guidare l’organismo comunale verso gli obiettivi di programma e di gestione corrente e straordinaria per il bene della comunità, e di conseguenti oneri, non possiamo dimenticare i contributi che l’architettura amministrativa dona a tutto il funzionamento dell’Amministrazione locale, in questo caso comunale e in particolare agli appartenenti al Consiglio comunale.

È proprio questo un tema centrale per la nostra democrazia, amministrativa in primis e politica anche in generale. Accanto al rafforzamento delle coerenze tra ruolo e indennità dei Sindaci, è anche più urgente la revisione delle condizioni economiche degli appartenenti al Consiglio comunale, per far sì che avvenga davvero la democrazia oggi. Tale aspetto d’indennità dei consiglieri comunali è fondamentale perché il Consiglio tutto abbia la possibilità di svolgere il suo ruolo democratico di controllo e d’indirizzo sulla Giunta, e non soltanto attraverso le presenze in assemblea, assolutamente insufficienti a sviluppare una qualsivoglia attività critica come previsto dalla Legge sugli atti dell’Amministrazione, che con i pochi euro a seduta (che fino a Comuni di 30000 abitanti vanno da 17 a 32 €., un’inezia…) sono l’unica ed esclusiva fonte d’indennità.

Il problema democratico diventa poi particolarmente grave proprio sul ruolo però di quella parte del Consiglio comunale che, nei fatti, non è coinvolto come la maggioranza, che sorresse il Sindaco alle elezioni, nel Governo dell’Ente. Le opposizioni, infatti, nella fase amministrativa dovrebbero esercitare un doveroso ruolo di controllo sul Governo dell’Ente, condizione essenziale per operare davvero al servizio della comunità, con il necessario lavoro di analisi e critica degli atti proposti dalle maggioranze e dal Sindaco: tali attività richiedono tempi di lavoro e competenze talmente estesi che per essere svolti adeguatamente al ruolo assorbirebbero tutto il tempo utile, togliendo la possibilità di contribuire alla vita di una famiglia e alla propria stessa sopravvivenza.

Non è possibile che una democrazia civile funzioni per semplice volontariato, quando il lavoro necessario occupa potenzialmente l’intero tempo utile di un consigliere, senza nessuna sostanziale indennità di quel lavoro per la comunità, sottraendogli la possibilità di svolgere altra attività.

Inoltre, mentre i consiglieri di maggioranza sono coinvolti in posizioni presso molti enti e amministrazioni ove traggono reddito, benefit e potere, le minoranze non hanno nemmeno queste entrate finanziarie e di fatto.

Si tratta di un problema grave, di una vera distorsione della democrazia, che proprio le minoranze anziché venire messe nelle condizioni di controllare l’operato della Giunta e delle sue iniziative e così garantire il funzionamento democratico e pluralista, si trovino viceversa nelle condizioni di non poter né sapere, né studiare, né operare.

Occorre rivedere le condizioni economiche degli appartenenti al Consiglio comunale, portando la presenza a ben altro valore economico, con piccola ma significativa differenza anche per i Capigruppo.


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Sergio Bevilacqua

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