Il dato delle abitazioni sfitte in Liguria, il 30,93% per 331.863 case in totale, e in particolare in Savona e provincia , con il 48,78% e 109.784 case vuote (primo posto regionale e quinto al livello nazionale), necessita di una giusta attenzione, perché nelle cause e negli effetti può rivelare qualcosa di più di una contrazione di mercato di per sé già preoccupante.
di Enrico Nan
Infatti mettendo in correlazione la numerazione sopracitata, in questi giorni oggetto di dibattito, con il fatto che la densità abitativa della nostra provincia è al di sotto della media del Nord-Ovest, si nota come una questione di calo demografico distribuito in tutto il territorio, privo di grandi centri urbani affollati che solitamente presentano questo tipo di problematiche, costituisca un segnale attorno al quale occorre prendere delle contromisure.
Demografia, appunto. Uno dei grandi problemi mai risolti della provincia di Savona la cui linea di tendenza è rappresentata da una costante che deve essere considerata come un avvertimento secondo il quale, certamente, qualcosa non funziona. Il censimento permanente dell’Istat riferito al 2019, afferma che “I residenti diminuiscono, rispetto al 2011, in tutte le province. Le riduzioni maggiori si registrano a Genova e Savona (rispettivamente -4,4 e -4,2‰ in media annua).” Ma il dato è ancora più allarmante se riferito al solo 2018-2019, l’anno prima della pandemia, in cui il calo è -6,9. Insomma, la provincia si spopola. Il sospetto è che non solo vi siano tante case sfitte ma anche poche persone per abitarle.
Il Bilancio demografico anno 2019 è altrettanto disarmante: un saldo naturale di -2.406 abitanti e un saldo migratorio estero di +860 abitanti, molti di questi giovani, proprio quelli che avrebbero l’interesse ad acquistare o affittare un’abitazione. Certo, il trend è italiano, non solo ligure. Ma considerando che la provincia di Savona è la più “vecchia” d’Italia, l’impatto sortisce effetti ancora più gravosi.
L’effetto è sconveniente per tutti, anche per coloro che cercano un’abitazione magari non per villeggiatura ma per vivere a lungo termine con la propria famiglia.
Non è un caso che l’Unione europea sia molto attenta sia alla crisi abitativa, intesa come la difficoltà di accedere a soluzioni vantaggiose sia per gli affittuari e sia per i proprietari, oltre che alla questione dello spopolamento, impegnandosi in quest’ultimo caso a studiare e trovare prospettive concrete dedicate assieme agli Stati membri per creare nuovi posti di lavoro, favorire la diversificazione economica e demografica.
Occorre quindi domandarsi perché tutto ciò sta’ accadendo e cercare di individuare delle efficaci contro misure.
Se la nostra provincia è considerata ormai troppo vecchia significa che deve ringiovanirsi. Per ringiovanirsi occorre sempre più una visione di riqualificazione urbanistica e turistica non solo campanilistica, ma bensì di ampio respiro comprensoriale, attraverso una pianificazione che tenga in buon conto le esigenze primarie che necessitano per un rilancio.
Il nostro territorio non ha nulla da invidiare alla vicina Costa Azzurra, sia sotto il profilo gastronomico, sia per le bellezze del nostro entroterra sia per le nostre spiagge. Mentre la Francia riesce a rinnovarsi continuamente (vedi la cittàdi Nizza) ed avere una vocazione turistica (vedi i continui convegni internazionali in adeguati centri congressi) attirando interessi da tutto il mondo, il nostro bel territorio si è fermato, complice una burocrazia soffocante alla quale bisogna metter definitivamente mano così come insegna il modello utilizzato per la ricostruzione del ponte dell’autrostrada di Genova.
Enrico Nan