Ferrovie, vaghe indefinite promesse da marinaio. Nondimeno, si direbbe che i liguri rivieraschi, di discendenze antiche, siano “naturalmente” contrari a progetti faraonici.
di Sergio Ravera
Esempio lampante, concreta riprova ci portano al lontano 1969, presente a Loano il Ministro dei Trasporti, Remo Gasperi, che, guardando sulla carta un primo abbozzo del tracciato di massima del raddoppio della linea ferroviaria tra Finale ed Andora, manifestava grandissimo interesse per un’operazione tutt’oggi attesa. Fors’anche stupito lui, l’onorevole, della proposta delineata dal vertice delle categorie economiche, in gran parte sostenuta dal manifestarsi di assensi di liguri del ponente abituali frequentatori dell’hinterland padano, in particolare amministratori di aziende. E, per la storia, era il 1964 allorquando la Camera di Commercio presentò una bozza di percorso del Geom. Marrone.
Ed ecco prontamente manifestarsi il tasto dolente, le aziende. Contrari gli albergatori, che intravedevano la possibile perdita di clienti a favore della vicina Francia; insoddisfatti tutt’oggi gli agricoltori, consapevoli che lo spostamento a monte dei binari avrebbe comportato la perdita di ettari di terreno in un settore che già aveva pagato duramente alla disordinata espansione dell’edilizia in fregio al litorale.
Soprattutto chiara la divergenza di idee e di prospettiva sull’utilizzo di nuove aree tra coltivatori diretti e ferrovie. Sull’impatto ambientale si battono da tempo le associazioni imprenditoriali legate alla terra. Contro lo sfruttamento indiscriminato del suolo, gli incendi boschivi, le costruzioni abusive. D’altronde, nell’area prospiciente il mare, c’è agricoltura specializzata nella piana albenganese, ad Andora, a Borghetto e poco altro.
Ferrovie e coltivatori, nuovi rapporti – Oggi i rapporti starebbero rasserenandosi, aprendosi ad un dialogo costruttivo. Le Ferrovie intendono approfondire il loro ruolo indiscutibilmente centrale nella logistica del Paese, prospettando un accordo – con la Coldiretti – che pone al centro la filiera agroalimentare in una visione più ecologica dell’uso del suolo, delle aree attigue a ferrovie e strade per un nuovo modello economico responsabile ed inclusivo. Interessante, poi, la proposta di Ferrovie di ospitare negli edifici dismessi, o nelle piccole stazioni, i mercatini di Campagna Amica; negli spazi all’aperto: fiere ed eventi. In tal senso, trovando risposte chiare nell’Associazione, per la quale non un solo ettaro di terra fertile deve essere sottratto all’agricoltura in una fase di grandi tensioni provocate dalla pandemia. L’agricoltura italiana è la più green d’Europa ed ha la responsabilità di cogliere tutte le opportunità che vengono dall’innovazione Made in Italy per ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Una serie di opportunità si dischiudono per la Riviera di Ponente, iniziando dalla ristrutturazione ed abbellimento di stazioni e fermate ferroviarie. Anni or sono, per qualche tempo, mi servii del treno da Savona ad Albenga. Lo squallore che si intravedeva scendendo sulla banchina e all’interno degli edifici non rappresentava un gradevole biglietto da visita per passeggeri, in particolare per turisti italiani e stranieri, habituès ovvero occasionali visitatori delle nostre spiagge. Che sia giunto il tempo di una collaborazione fattiva in questo campo tra Ferrovie, enti e strutture pubblico-private, in sostanza alle rappresentanze locali? Senza ulteriori perdite di tempo, non foss’altro dinanzi alla vigilia di un augurante schiudersi delle porte all’intero raddoppio della Savona-Ventimiglia.
Nessuna previsione, oggi, sulla durata del Covid con focolai che a più riprese infettano ormai tutti i Paesi e laddove, in Italia, già si pensa alla somministrazione di una quarta dose di vaccino nel 2022. A maggior ragione, gli attuali reggitori della cosa pubblica debbono guardare al futuro, a questa striscia del Ponente d’Italia trascurata dall’incuria dei più e dalla cattiva gestione del potere di pochi.
Recupero d’immagine e competitività- Dagli anni ’60 del secolo scorso in poi, abbiamo perso in immagine e competitività, soprattutto nel mondo delle imprese con ingenti perdite nella produzione di valore aggiunto. In provincia, non esiste soltanto nella popolazione un sensibile indice di dipendenza strutturale; la stessa situazione trova riscontro nel proliferare di tante piccole aziende, ancorchè operative per periodi limitati, laddove si pensi alle difficoltà dei bilanci famigliari.
Deficienza di aree strette tra mare ed Appennini, obsolescenza delle rete stradale ordinaria, grandi infrastrutture viarie e ferroviarie qua e là spezzettate da interventi migliorativi quanto inutili in un disegno di effettiva potenzialità. Con il risultato di penalizzare settori centrali nella creazione di ricchezza, frutto di perplessità e irresolutezze ad iniziare da una classe politica spesso condizionata, quand’anche rappresentativa di figure esterne.
Una politica che si perde nelle piccole cose, necessarie quanto dispersive. Ovvero da operazioni, indiscutibilmente invitanti quanto lontane da un effettivo rapporto costi-benefici; mi riferisco alla Borghetto-Carcare-Predosa che si caratterizza per il superamento in galleria dell’Appennino.
Guardare dabbasso ci aiuta a tenere i piedi ben saldi a terra. Corriamo seri pericoli di emarginazione, il traffico su gomma ha raggiunto in Riviera il blocco di autoveicoli nelle ore di punta e nei fine settimana, per cui la salvezza è strettamente correlata al segmento rotaia, quand’anche al ricorso alle vie di mare. Con costi comunque agghiaccianti che debbono trovare riscontro, lo ripetiamo, in contributi pubblici che dovremo restituire, in finanziamenti privati che dovremo fronteggiare.
La Riviera sul corridoio europeo – Al di là dell’attesa di un’Aurelia-bis, tormento angoscioso di Savona e delle Albisole, collochiamo oggi in balconata, assieme al riordino dell’Autostrada dei Fiori e al riattamento della Savona-Torino, in assoluta priorità il completamento della tratta ferroviaria tra Finale e Andora. Indiscutibile traguardo per le esigenze di un territorio che conta complessivamente 477mila abitanti tra le province di Savona e di Imperia (quanto due rioni di Milano). Da non dimenticare. Se l’argent fait la guerre, la forza politica si misura dalla consistenza del corpo elettorale. Con buona pace di tutti.
D’altronde, tempo fa, la Riviera poteva offrire sole e mare. Oggi – non parlo di 50 anni fa – non siamo in grado di assicurare la necessaria competitività in campo europeo. Essendoci, tra l’altro, lasciati sfuggire altre peculiarità in un quadro di concorrenza rappresentato per il turismo e in parte per l’agricoltura da Meridione e Stati mediterranei; per i traffici marittimi non solo dal consistente tecnologicamente avanzato fronte del Nord Europa, ponendosi da qualche anno in eccellenza gli scali del Nord Adriatico. Inevitabile, per sopravvivere, concentrare nei prossimi anni l’attenzione sugli assi di scorrimento veloce, verticali ed orizzontali.
Evitando facili lagnanze. La Liguria è al vertice in Europa nell’anzianità dei suoi abitanti in quanto tali abitudinari. Il lavoro a due passi da casa è ormai per pochi privilegiati: industriali, artigiani, commercianti, agricoltori hanno rapporti con le regioni vicine, con stati esteri. Debbono muoversi, proibito addormentarsi, pena la chiusura. Nel lamentarci, pensiamo al cammino cui nelle città sottostanno gli abitanti e comprenderemo logicità e razionalità nello spostarsi in Riviera tra piccoli comuni più o meno finitimi, con evidenti benefici di tempo e denaro.
Un raddoppio consapevole – Leggevo, la settimana scorsa, sulle pagine di Trucioli.it la sintesi progettuale dell’Ing. Paolo Forzano inerente il raddoppio ferroviario Finale-Andora. Lavoro intelligente laddove, in particolare, si sofferma:
- sulla salvaguardia della piana albenganese,
- sul raddoppio in sede dell’attraversamento del centro abitato di Loano,
- sul mantenimento della stazione di Pietra Ligure per il Santa Corona,
cui aggiungo personalmente nei lunghi tratti in galleria la garanzia di salvaguardia di sorgenti e corsi d’acqua. Punti irrinunciabili, quanto temporalmente oggi difficilmente ricevibili, imputabili a tentennamenti ed incertezze che nei decenni scorsi hanno caratterizzato politiche campanilistiche. Avendo ben presente l’odierno scenario infrastrutturale ligure: da un lato, la presentazione a fine anno del progetto ferroviario Finale-Andora; dall’altro, concomitante oltre che sostenuto nella scala delle priorità dalla Regione, il ritorno della Gronda di Genova.
Con la prospettiva di restare per decenni a metà strada: tra Genova sempre più centrica e la Riviera di Ponente a sua volta polarizzante, lasciando a tutti gli effetti cadere una scure sulle reti infrastrutturali diffuse, in particolare sulla Liguria collinare e montana che nei discorsi di programmazione economica viene strettamente correlata al rilancio stesso del turismo di mare, cui non sono mai seguiti concreti progetti di sviluppo.
D’altronde, risollevare le sorti delle aree collinari e montane trova una sua prima rilevante significatività laddove le strade si inoltrino senza particolari difficoltà nei territori interni, dunque salvaguardando i centri abitati, eliminando le pericolosità tra strettoie e curve a corto raggio, assicurandone nel contempo la manutenzione ordinaria. Sono le strade il primo asset di un serio programma di rilancio dell’economia delle aree interne, motore primario in grado di attrarre giovani e famiglie. Non dimentichiamolo.
Sergio Ravera
(Savona, 29 novembre 2021)
IL SECOLO XIX NOVEMBRE 1969 A LOANO
ARTICOLO DI FRANCO ROGNONE