Dagli ultimi studi di Gallesio sulle “palme” giungono suggerimenti per un recupero produttivo e ambientale dei “terreni marginali” in Liguria.
di Gabriello Castellazzi*
Si avvicina l’anniversario della scomparsa (30 novembre 1839) dello scienziato-agronomo finalese Giorgio Gallesio e si scopre ancora oggi l’importanza delle sue ricerche e dei suoi metodi di studio. Grazie all’Accademia dei Georgofili di Firenze si possono consultare i documenti botanici scritti nel 1838 sulle “palme” e la loro importanza nell’economia ligure.
Negli ultimi viaggi a Sanremo e Bordighera, Gallesio raccolse un gran numero di dati scientifici che utilizzò per quelli che rappresentarono allora, e risultano ancora oggi, i primi studi italiani riguardanti la “palma”. Nel Ponente ligure venivano coltivate migliaia di queste piante di origine medio-orientale e la loro importanza emergeva dagli antichi “Statuti di Sanremo” che da secoli ne disciplinavano l’utilizzo.
Il peso economico della “palma” consisteva nel commercio dei suoi prodotti derivati: le foglie recise venivano spedite in gran quantità verso Roma in prossimità della “Pasqua cattolica” e in tanti altri luoghi per la festa ebraica dei “Tabernacoli”; le infiorescenze giovani e i “cuori di palma” venivano utilizzati come alimento dagli stessi sanremesi che li giudicavano “migliori dei cardi”.
Dalla storia agricola dell’Europa sappiamo quanto fosse ridotto nel “vecchio continente” il numero delle piante impiegate per uso alimentare e come un’infinità di essenze provenienti da ogni parte del mondo (in particolare dal Medio Oriente e dall’Asia), prima e durante il medioevo, avessero arricchito le nostre terre e migliorato la qualità della nostra vita.
Gallesio, con la “Pomona Italiana”, descrisse in modo magistrale un gran numero di essenze vegetali prima sconosciute in Italia, che modificarono il nostro regime alimentare : ulivo, vite, ciliegio, pesco, albicocco, agrumi, fico, ecc, (tutti di origine asiatica).
Con gli ultimi suoi studi sulla “palma” (anche questa di origine orientale) volle probabilmente avviare ricerche per giungere a nuove produzioni agricole da immettere sui mercati del tempo, dato che i risultati dei suoi lavori avevano sempre risvolti economici. I propositi di Gallesio per una estensione sul territorio ligure di coltivazioni ancora poco diffuse nel diciottesimo secolo possono suggerire anche agli agricoltori moderni un nuovo utilizzo dei terreni, specialmente quelli detti “marginali” (superfici incolte sempre più estese e serre abbandonate). I “cuori di palma”, che Gallesio avrebbe voluto rilanciare, sono oggi riscoperti e utilizzati nella moderna dieta “vegetariana” e “vegana” per il loro contenuto di fosforo e potassio.
Ma il territorio ligure può ospitare anche il “bambù” (già diffuso in Piemonte e Toscana): una coltivazione che consente molti usi manifatturieri e alimentari ed è redditizia perché per una buona crescita non richiede grandi interventi, né pesticidi pericolosi. Un “bambuseto” può assorbire 7 volte in più di CO2 atmosferica rispetto al bosco tradizionale (bilancio ambientale positivo) e nella cucina vegetariana risulta un ingrediente fresco, salutare e antiossidante.
In Liguria si segnalano le prime coltivazioni di “zafferano” (proveniente dall’Asia Minore): l’erba culinaria più costosa al mondo che sta attirando un discreto interesse, nonostante la sua coltivazione richieda un lavoro molto impegnativo (ripagato, comunque, dai ricavi della vendita dei preziosi pistilli). Per concludere parliamo di un vegetale che certamente già ai tempi di Gallesio era ampiamente utilizzato: la “cannabis sativa”, da sempre usata in mille modi per tessuti e materiali edili oltre che per l’ alimentazione (semi, olio, farine, cosmetici e medicine).
Dopo un periodo di declino, la sua coltivazione risulta oggi in forte ripresa anche in Liguria. La “Coldiretti” dichiara che il successo delle coltivazioni di “Cannabis indica sativa” ( pianta erbacea di origine asiatica) dimostra la capacità delle imprese agricole di soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori e proprio da queste esperienze di “green economy” derivano nuove opportunità di lavoro, contribuendo alla crescita sostenibile e alla ripresa economica del nostro Paese.
Dall’eredità scientifica di Giorgio Gallesio emerge quindi l’interesse per lo studio della “palma” come esempio da seguire per la riscoperta di vegetali adatti al recuperaro produttivo e ambientale del territorio ligure.
Gabriello Castellazzi*
Europa Verde – Verdi del ponente savonese.