Remigio Bertolino è tra i più bravi ed affermati poeti dialettali piemontesi. Il suo ultimo libro, Ultime reuse con la prefazione di Mauro Ferrari. “L’aveva portata mio padre dalla baita a morire sul tavolo in cucina…”.
Ultime reuse
Cola reusa,
l’ultima,basà
dal brin-e dl’envern
L’ava portala
mé pare dal tecc
a murì, sel tavo
en cusin-a.
Piegava la testa
al cep dla stiva
péi ‘d chel el seire
ch’i sguijavo sij veri
lumasse ed nebie
Pian pian drocavo
ij feuj
come el farosche
sl’enciostr del brigne
ent un temp
ch’o sava ed lopa
e silesi.
(Ultima rosa: quella rosa, l’ultima, baciata dalle brine dell’inverno. L’aveva portata mio padre dalla baita a morire sul tavolo in cucina. Piegava la testa al calore della stufa come lui le sere che strisciavano sui vetri, lumache di brume. A poco a poco i petali cadevano come falde sull’inchiostro dei pruni in un tempo che sapeva di muschio e silenzio.)
Mia reusa
Mia reusa ed Nata
it lusi péi d’un pra ed brin-a
quand la combineus
a droca pian pian
da toe spale péi ed tut se scu
vers el cercc dij brich.
A l’alba
tramontma come el rape
der stéire
ch’i j’ama embrassà
ent el vir dla neucc.
Ma el scarabruse
del feu ormai smort
son tute vive. drinta ij to euj.
(Mia rosa di Natale, splendi come un prato di brina quando la sottoveste scivola piano piano dalle tue spalle come queste tenebre verso la cerchia delle Alpi. All’alba, tramontiamo come i grappoli delle stelle che abbiamo abbracciato nel giro della notte .Ma le faville del fuoco ormai spento sono tutte vive dentro i tuoi occhi.)
Remigio Bertolino, è tra i più bravi poeti dialettali piemontesi, ma per chi non segue la poesia dialettale può essere un emerito sconosciuto. è nato a Montaldo Mondovì nel 1948; vive a Vicoforte.
Ha iniziato a scrivere in dialetto piemontese negli anni Settanta con il racconto breve dedicato alla figura materna scomparsa giovane, Mia mare (Mia madre). Ha pubblicato varie raccolte poetiche: L’eva d’ënvern, 1986; A gatìpola dël nìvole, 1987; Sbaluch, 1989; A lum ëd fiòca, 1995; Ij sègn dl’Apocalisse, 1998; Ël vos, 2003; Stanse d’ënvern, 2006, Versi scelti 1976-2009, (puntoacapo 2010), La fin dël mond, (ivi 2013); Litre d’ënvern, 2015; Nuvole di primavera, 2019. In prosa sono usciti i volumi: Al ballo del tempo, 2005; Il maestro della montagna, 2009; Rabeschi, 2009. Nel 2017 per le edizioni Neos ha pubblicato L’uomo che raccontava della guerra del sale.
Savigliano alla scoperta del “suo” 1821
È stata inaugurata a palazzo Muratori Cravetta, domenica 24 ottobre ,e termina lunedì 31 gennaio 2022, la mostra “Che mai sarà per noi il 1821? I Moti per la libertà nell’Europa di Santorre di Santa Rosa”, organizzata dal Comune di Savigliano, città natale di Santorre di Santa Rosa. (apertura, sabato e la domenica dalle 10 alle 18.30 e in settimana su prenotazione).
Nel bicentenario delle piccole rivoluzioni che hanno caratterizzato l’Europa subito dopo la morte di Napoleone, il Museo del Risorgimento di Torino porta nella Granda una mostra sul primo patriota e “rivoluzionario di professione” nato proprio a Savigliano.
La sconfitta dei moti fa emergere la figura di Santorre di Santa Rosa, nobile sabaudo che, costretto all’esilio, diverrà “rivoluzionario di professione”, partecipando con Lord Byron alla guerra per l’indipendenza della Grecia dal dominio ottomano, morendo nella difesa dell’isola di Sfacteria.
La figura risorgimentale di Santorre di Santa Rosa crea così il mito romantico dell’“eroe rivoluzionario”. La mostra, realizzata grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, mette a disposizione numerose opere custodite nelle sue collezioni. ll progetto storico-scientifico dell’esposizione, a cura del prof. Pierangelo Gentile dell’Università di Torino, prende vita grazie all’articolarsi di una pluralità di linguaggi, che intrecciano la parola scritta con immagini, grafiche, stampe, mappe, virtualità multimediale e percorsi sonori. L’obiettivo di Punto Rec Studios, che ha curato e realizzato l’allestimento, è infatti quello di mettere al centro del percorso espositivo il coinvolgimento, anche emozionale dei visitatori, portati a rivivere direttamente l’esperienza di un episodio avvincente di storia del Piemonte e dell’Italia.
La mostra si sviluppa in sei sale e comprende due multivisioni. La prima dedicata al racconto degli anni che precedono i Moti fin dal 1814, seguendo come filo conduttore le parole di Santorre di Santa Rosa; l’altra, focalizzata sui 30 giorni dell’insurrezione, ricostruisce gli eventi a partire dalla testimonianza diretta di uno dei “congiurati”, illustrata da una rara raccolta delle mitiche Figurine Lavazza, distribuite negli anni 50 – 60 con le confezioni di caffè caffè e oggi divenute vere e proprie rarità da collezionisti… Si prosegue con una suggestiva ricostruzione del rientro del Re Vittorio Emanuele I a Torino nel 1814, dopo oltre 15 anni di esilio. Una sala dell’esposizione è interamente dedicata alla figura di Santorre di Santa Rosa raccontandone le vicende personali e politiche.
Luciano Bona