Al nuovo sindaco di Savona. Proposte e suggerimenti. In primis un assessore competente se Savona vuole aspirare a ‘città della cultura’ con le carte in regola e creando un concreto volano di benefici ed opportunità.
di Danilo Bruno
Ho sentito in campagna elettorale e non solo parlare tanto di cultura e della necessità di fare della cultura una carta vincente per il futuro fino a giungere alla lista di Aschei che sottometteva la cultura al turismo.
Allora vorrei fare alcune proposte organizzative poiché la “cultura“, intesa sia come spettacoli dal vivo che come tutela e conoscenza dei beni culturali può costituire l’elemento decisivo per costruire un nuovo sistema di relazioni sociali e di integrazione fra popoli e persone diverse, come peraltro sosteneva Giuseppe Mazzini, che proprio sulla tradizione storica e culturale italiana,oltreché sulla lingua, ha fondato la misura della coscienza civile del paese,del proprio “stare insieme” fra popoli di diversa storia e divisi per secoli fra piccoli stati e soprattutto la necessità di quella operazione di educazione, che doveva condurre all’assunzione collettiva dei propri doveri e fondamentalmente del principio di nazionalità (molto diverso dal nazionalismo,che è oppressione e rifiuto del dialogo con altre culture).
In primo luogo si potrebbero distinguere gli spettacoli dal vivo e le manifestazioni in generale dai beni culturali poiché si tratta di attività e problemi profondamente diversi. Savona ha l’esigenza di occupare e far conoscere i propri musei oltre a riappropriarsi di tutte le collezioni non più in possesso del Comune (Bonilauri, Rescio, Salomone) e di promuovere la ricerca scientifica, chiedendo a chi se ne occupa periodici rapporti alla città tramite mostre, conferenze ed incontri.
In pratica si tratta di rimettere mano agli spazi espositivi in modo da garantirne la fruibilità sull’arco di più giorni, favorendo anche (ad esempio in Pinacoteca) la rotazione delle opere in deposito e la creazione di mostre, che costituiscano anche il lavoro dell’equipe scientifica dei musei. Su quest’ultimo punto bisognerà anche porre due questioni poiché in Pinacoteca ed al museo Pertini – Cuneo, l’equipe scientifica deve essere costituita mentre al Museo Archeologico essa già esiste e deve essere ulteriormente valorizzata tramite anche la promozione dei risultati. In particolare dovrebbe essere finalmente aperta con orari precisi la cella di Mazzini ove fu ideata la Giovine Italia.
Nel contempo bisogna proporre nuovi spazi espositivi a cominciare dal rendere finalmente pubblica e accessibile l’area dell’antica Cattedrale oltre a dotare il museo archeologico di tutti gli strumenti suggeriti da una moderna museologia (guide plurilingue,aspetti di realtà aumentata,…).Su tale tema si apre poi un problema di estrema importanza poiché la nascita di un assessorato preposto ai beni culturali dovrebbe finalmente portare alla utilizzazione di personale specializzato e a chiamare guide effettivamente riconosciute e pagate secondo tariffari esistenti, non ricorrendo sempre al volontariato o a forme assurde di precariato.
In secondo luogo i beni culturali aprono la necessità di un costante dialogo con la Diocesi affinché non si operi come “corpi separati” ma cercando di lavorare insieme all’equipe scientifica diocesana.
In terzo luogo si apre poi il problema dei cosiddetti contenitori storici poiché occorre assumere finalmente il loro utilizzo come questione fondamentale,puntando all’uso pubblico e rispettoso della storia. Mi riferisco, tra gli altri, al complesso monumentale del San Giacomo, che deve essere riportato alla sua natura di struttura culturale e destinato a finalità pubbliche espositive e di ricerca, Palazzo Santa Chiara, che potrebbe ospitare la biblioteca se si riuscissero a definire gli spazi e i luoghi utilizzabili,…
In quarto luogo la Biblioteca Civica deve acquistare una nuova centralità,collegandosi in sistema con quelle urbane e soprattutto integrandosi con quelle museali e della società di storia patria,creando finalmente un unico catalogo delle biblioteche savonesi,che consenta alla città di richiamare l’interesse scientifico e culturale su di essa.
In quinto luogo una delega ai Beni culturali non può essere separata da quella alla scuola e all’Università poiché senza educazione e ricerca non esiste cultura e i musei senza ricerca e senza collegamento con le strutture universitarie non hanno neppure senso di esistere se non come magazzino di oggetti,sempre di grande interesse ma solo un magazzino e nulla più.
In ultimo luogo si potrebbe finalmente puntare alla creazione di itinerari tematici ( Barocco, Liberty, Renata Cuneo,...), all’ apertura concordata degli Oratori, valorizzando la Processione del Venerdì Santo, aprire con orari certi i musei del Santuario e riaprire la Locanda oltre a realizzare finalmente una catalogazione puntuale dei beni culturali della fascia collinare ,investendo quindi la promozione delle aree interne ,care ai cuori dei Savonesi e non solo (in prims proprio Santuario).
Queste sono solo alcune piccole idee, che chiedono certamente investimenti ma da un lato non ” si fanno le nozze con i fichi secchi” e dall’altro i programmi si impostano e possono anche andare oltre una singola legislatura e se poi Savona diventasse effettivamente “capitale della cultura” sarebbe una storia diversa.
Danilo Bruno
ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STUDI LIGURI – ONLUS – SEZIONE SABAZIA
Complesso monumentale del Priamàr (c.so Mazzini, 1) – 17100 Savona tel/fax 019/2211770
e-mail: info@museoarcheosavona.it
SABATO 23 OTTOBRE 2021 ALLE ORE 16.00 PRESSO IL CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO E DELLA CITTA’ DI SAVONA NEL COMPLESSO MONUMENTALE DEL PRIAMAR, DOVE MAZZINI IDEO’ LA GIOVINE ITALIA, VERRA’ PRESENTATO, IN DIALOGO CON FURIO CICILIOT, PRESIDENTE DELLA SOCIETA’ SAVONESE DI STORIA PATRIA, IL VOLUME DI DANILO BRUNO SU UN RISORGIMENTO DEL POPOLO.
Il volume affronta il valore della cultura nell’elaborazione del pensiero mazziniano e soprattutto mostra come essa, secondo Mazzini, potesse divenire l’elemento decisivo per la formazione di una coscienza civile aperta all’Europa. Mazzini si occupò per tutta la vita di cultura, ma ne propose una visione che richiedeva — a tutte e a tutti — approfondimento, studio e partecipazione, al fine di contribuire, tramite un continuo processo educativo, alla nascita di un’Italia forte delle proprie tradizioni ma aperta al confronto con il continente. Da qui derivava anche la volontà di avviare un processo che portasse le persone a divenire coscienti della propria storia e della propria cultura.