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Pseudoscienziati e Pseudoscienze: primo atto


Pseudoscienziati e Pseudoscienze: primo atto. Un’esplorazione oltre il delicato confine tra credulità eincanto.

di Antonio Rossello


Abbindolatori, imbroglioni, impostori, ingannatori, mistificatori, truffatori, turlupinatori, buffoni, ciarlatani, fanfaroni, gradassi, millantatori, sbruffoni, smargiassi, spacconi e fanatici: questi fra i tanti sostantivi che la ricchezza della nostra lingua offre per descrivere tratti caratteriali e comportamentali, spesso compresenti, in categorie umane poco edificanti e in ogni tempo esistite.

A mio avviso, una versione, apparentemente più colta e nobile, di certi bricconi è rappresentata dagli pseudoscienziati, ossia coloro i quali professano una pseudoscienza annoverabile nella lunga serie di teorie o pratiche che dichiarano, pretendono o vogliono sembrare scientifiche, senza mostrare, alla luce dell’epistemologia, alcuna aderenza al metodo scientifico (o sperimentale), posto alla base delle affermazioni e dei progressi della scienza moderna.

A questo punto questo potrebbe spontaneamente nascere una obiezione: la presente trattazione può risultare strumentale alla giustificazione di una sorta di moderna caccia alle streghe, in quanto i processi di individuazione di una pseudoscienza – specialmente in ambiti, come quello sanitario, laddove esista una soggettività intrinseca dovuta al rapporto tra individuo/medico/trattamento e valutazioni condotte su base statistica – possono rivelarsi aleatori, nella misura in cui il rigore scientifico sia pilotato da interessi economici, politici o ideologici?

Per rispondere, occorre fare subito un distinguo: quantunque la precedente asserzione possa perlomeno avere un certo senso a priori nel caso di nuove discipline che aspirino ad essere ufficialmente riconosciute, per mezzo di un processo di validazione in termini di statuto scientifico, ne esistono tuttavia altre che, chissà perché, paiono appositamente evitare una tale preoccupazione, dacché l’intento è qui di riferirsi prevalentemente a quest’ultime.

Da esse promana una realtà nefasta, ma viva e brulicante, il cui straordinario vantaggio rispetto al passato, oggi, all’alba di un’epoca nuova, in cui l’Infosfera sostituirà l’Antropocene, risiede nella possibilità di raggiungere simultaneamente, e senza mediazione, un ampio e fertilissimo terreno culturale costituito dalla significativa quota di popolazione che può scontare livelli di minore difesa cognitiva o
maggiore disinformazione. Tale fenomeno spesso origina da carenze del sistema scolastico, siccome si studiano le discipline scientifiche, ma non si spiega veramente cosa sia la scienza.

Ne viene che un buon livello di istruzione non comporta automaticamente una sufficiente dimestichezza a riconoscere le differenze tra scienza e pseudoscienza. Inoltre, a rendere maggiormente confuso il quadro, i cavalli di battaglia della pseudoscienza sono talora oggetto di strumentalizzazioni di varia natura, come non solo nell’attuale caso dei vaccini, per cui entra in gioco l’irrazionalità del sentimento politico e del conflitto sociale.

Spinto dalla passione come autodidatta per le scienze umane e sociali, da tempo mi diverto ad analizzare alcuni fra i, non qui citabili tutti per limiti di spazio, articoli e studi specialistici che hanno permesso di descrivere e aggiornare un fenotipo sociopsicologico relativo agli pseudoscienziati. Confesso di avervi trovato talvolta conferma alle mie intuizioni. Ma vediamo alcuni casi specifici.

Ad esempio, è possibile imbattersi in individui che, pur vantando referenze e trascorsi mirabolanti in ambienti scientifici, accademici o professionali, tendano a mantenersene piuttosto in disparte, per poi scoprire che ne sono stati figure marginali, scomode oppure segnate da carriere mai iniziate, o improvvisamente bruciate, a causa di capacità limitate, incidenti di percorso o fatti qui non meglio annoverabili. In tal senso, si giustificano determinate forme di spirito di rivalsa, pure accompagnate da toni ipercritici e maldicenze, che costoro possono manifestare verso la «casta», di raccomandati, scarsi, supponenti, ignoranti ed arroganti, formata dai propri colleghi e simili.

All’opposto, vi sono outsider che, postulando la paternità di conoscenze del tutto innovative, invece cercano ad ogni costo un dialogo per accreditarsi presso la comunità scientifica ma, non riuscendovi, si protendono, dovunque e comunque, alla captatio benevolentiae. Tra gli stratagemmi più clamorosi e capziosi in questo caso usati, quello di far carte false per attribuire ad ogni propria esperienza pregressa significativa rilevanza ai fini del riconoscimento personale e della disciplina che rappresentano, anche quando non vi sia di riscontrabile nulla, o nulla di eccezionale, ad un esame obiettivo.

Sebbene lo sfoggio didascalico di cultura sia uno degli sport preferiti dagli pseudoscienziati, possono anche esservene alcuni che rasentano l’ignoranza oppure privi di titoli di studio specifici, continuando nondimeno a godere di credito in taluni circoli intellettuali, mediatici e politici di nicchia.

Dal punto di vista psicologico, si tratta di individui che possono presentare disturbi narcisistici di personalità, contraddistinti da atteggiamenti manipolatori, dall’esaltazione del proprio io e dall’affannosa propensione a non essere mai contraddetti, per timore di veder crollare il castello di menzogne che sanno essere le proprie affermazioni.

Mutuando in senso negativo un titolo attribuito in India ai maestri religiosi, ai capi spirituali, ecco chi sono i cosiddetti «Guru», personaggi dubbi che si ammantano di carisma e virtù presunte, tendendo ad accrescere a dismisura i propri meriti e a sminuire eccessivamente quelli altrui; a non accettare confutazioni o non rispondere alle stesse, addirittura arrivando, se messi in difficoltà, a delegittimare gli intercolutori o a palesare vittimismo.

Ne ho conosciuti alcuni: sono veramente ossi duri da smontare, anche di fronte alle evidenze; le impressioni che ho sinora fornito sono anche frutto di mie dirette constatazioni su social e chat.

In generale, è opportuno diffidare di individui dai modi suadenti e leziosi, che propongono saperi e verità, come pure soluzioni facili e vantaggiose a basso costo. Come abbiamo visto, simili personaggi sono abili ad ostentare accuratamente le proprie referenze, con eloquio fluente e forbito; spesso ricorrono a parafrasi e neologismi ad effetto, riportano idee altrui e le spacciano per proprie, vendono per nuove cose risapute. Insomma, imboniscono.

Certo, non è sempre semplice accorgersi del tranello incombente, ma una attenta osservazione può fare emergere le contraddizioni. Infine, è utile ascoltare, quando si manifesta, il seppur minimo presentimento che vi sia qualcosa che non va. La persona intelligente e saggia impara che la cautela è il miglior modo per non finire nei guai.

Con le suddette raccomandazioni, termina qui la prima parte di questa mia disamina. Mi riservo di trattare in seguito altri aspetti inerenti alle potenziali vittime di pseudoscienziati in malafede e a come distinguere costoro, e le loro pseudoscienze dalle scienze, in virtù di una più dettagliata analisi.

Antonio Rossello


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A. Rossello

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