Dichiarazioni in politichese: “Bisogna valorizzare di più il nostro impareggiabile ed unico entroterra, quel patrimonio che tutto il mondo ci invidia” scrive il presidente Toti nell’ultimo comunicato stampa. E non sarà certo un caso isolato: siamo alla vigilia di Ferragosto 2021. La Riviera assiepata, scatola di sardine. Pure sotto i portici antichi di Pieve il vociare è quello della folla. Ma a poche centinaia di metri in linea d’aria, dopo il ‘percorso pedonale’, si arriva nell’oasi del santuario Madanna dei Fanghi. Meno di quaranta minuti andata e ritorno, in pieno giorno, senza incontrare un’anima viva.
E’ il 14 agosto 2021. Da giorni le cronache titolano di una Riviera da tutto esaurito, un pienone senza precedenti che si ricordi. Non c’è più posto nelle migliaia di seconde case (in parte solitamente sfitte anche in agosto), all’ingresso dei Bagni Marini campeggiano cartelli ‘esaurito‘, impossibile trovare ancora posto al ristorante o in pizzeria di sera senza prenotare. Sorridono finalmente anche gli albergatori; tutte le stanze occupate, semmai problemi a trovare personale sia idoneo, ma anche di fortuna.
Eppure forse bisogna avere nelle vene sangue montanaro, figli e nipoti di pastori, quelli della transumanza che non era affatto una passeggiata, ma un giorno e una notte a piedi, davanti o dietro il gregge, il carro a quattro ruote trainato dal bue o dal mulo, oggi scomparsi, per apprezzare l’atmosfera, l’aria purissima, i polmoni che ringraziano, il silenzio e il brusio delle foglie ninfa per contemplare, lo scrosciare del ruscello, il verde e ancora verde di alberi maestosi, testimoni spesso secolari. Il verbo meditare pur senza essere ai ritiri spirituali.
E’ qui che si trova e si ammira, con devozione da cristiani, una croce che reca la scritta Lauro Richermo e Franco Savona, mancate lo scorso anno. Facevano parte del Comitato pro Santuario Madonna dei Fanghi che si occupa del Santuario, del decoro e delle pulizie che vengono periodicamente effettuate ed in particolare per la festa che si fa ogni anno la prima domenica di luglio. L’edificio risale al 1658 quando un Pievese, nella circostanza di una brutta alluvione fece un voto alla Madonna e lì costruì il primo pilone, successivamente ampliato a Santuario.
Vicino alla croce c’è anche una targa che ricorda un altro Pievese, Lorenzo Pastorino, mancato alcuni anni fa, primo Presidente del citato Comitato. A lui è succeduto Salvatore Secchi, attuale Presidente e M.llo della Forestale ex Comandante della Stazione di Pieve di Teco, ora in pensione.
Ultimamente la pulizia nei pressi del Santuario è stata estesa alla sponda del torrente Arrogna ed effettuata da volontari con l’aiuto del gruppo del Soccorso Alpino coordinati da Nicola dell’Erba. C’è da dire che il sentiero che da Pieve porta al Santuario, nonostante l’importante cifra spesa, in modo dissennato visto i risultati, dall’amministrazione comunale per ripristinarlo: ben 160.000 (centosessantamila euro), purtroppo non l’abbiamo mai visto totalmente agibile. Solo colpa dei mini movimenti franosi, di qualche masso e di cui trucioli ha già dato in passato conto con tanto di foto ?
O piuttosto di un giovane e aiante sindaco al quale la maggioranza degli elettori ha rinnovato la fiducia per la terza volta e che difficilmente sarebbe assunto da manager in un’azienda privata che si rispetti. E che invece la politica imperiese al potere continua a portarlo su un palmo di mano, premiandolo con un ulteriore incarico di presidente del Parco Alpi Liguri la cui storia sarebbe utile riscrivere, bilanci inclusi, dall’istituzione ai nostri giorni. Un tempo il primo cittadino poteva anche contare sull’amata Imperia TV, battendo quanto ad interviste e presenze in rete tutti gli altri politici della provincia. Un beniamino che con una mano dava (pubblicità anche di amici) e dall’altra prendeva in promozione. Tv chiusa malamente dalla mattina a sera, beniamina dell’entroterra montano, ora è rimasta una giornalista a fare da cerimoniere incensatore. Meglio se hai un marito che in pensione ha avuto incarichi da enti pubblici, ad iniziare dalla Camera di Commercio.
Per concludere sull’oasi deserta in peno agosto, non si può ignorare un edificio -rudere in pietra, in sponda sinistra, con accesso da un ponticello e una vecchia cancellata bloccata opportunamente da un catenaccio e lucchetto. E’ la anrica abitazione, con stalla e fienile, di proprietà dei fratelli Richermo Lauro e Franco ( Lauro è quello deceduto, indicato sulla croce).
Sarà pure un rudere, ci riporta lontano, agli anni in cui Pieve di Teco era il cuore pulsante della Valle Arroscia. Una piccola e operosa capitale. Con un’eredità 20 chiese, cappelle, oratori, conventi, monasteri, santuari. Il paese dove nell’anagrafe di 160 anni or sono erano iscritti 4.360 residenti (oggi 1400) con una vallata popolata da almeno altri 14 mila abitanti. Solo Pornassio ne contava 1409. Rezzo 1999. Mendatica 789. Vessalico 761. Montegrosso 471. Armo 365. Borghetto D’Arroscia 1792. Ranzo 1361. Aquila d’Arroscia 550. Si aggiunga che tra fine anni ’50 e fino ai primi anni 80 c’era in tutta la vallata un fiorente turismo di seconde case, alberghi e ristoranti e soprattutto la ‘miniera’ invernale ed estiva di Monesi turistica. Si aggiungano i paesi dell’Alto Tanaro cuneese che gravitavano su Pieve di Teco: Ponte di Nava, Viozene, Upega, Carnino e Briga Alta. Ma anche in buona parte Ormea.
Chissà se sia solo casuale che l’entroterra montano della Costa Azzurra è un fiorire di attività, di residenti stabili, di un movimento turistico per 8 mesi l’anno, lo stesso accade sui Pirenei e nel Sud Tirolo montano italiano, come pure in alcune aree della Val d’Aosta e del Veneto, Friuli Venezia Giulia. Mentre tutto il nostro entroterra ponentino da fiorente economia quale era si ritrova in un continuo stato di abbandono e con prospettive future che solo i politici al potere di turno esaltano. Ma si guardano bene dal dare il buon esempio. Investendo, ad esempio, i loro soldini in attività produttive, o anche solo comprando ruderi abbandonati e ristrutturarli. Non lo fanno loro, ma parrebbe che mettono in guardia pure gli amici degli amici visto che il patrimonio immobiliare continua a finire in malora, non avere mercato e per fortuna in alcune zone ci sono gli extracomunitari o dei paesi dell’ex cortina di ferro.
Insomma un po’ come accade ai nostri pastori che ripetono: “Tutti ci dicono che bravi, come è bello vivere molti mesi sui monti, respirate aria non inquinata, senza lo stress delle città “, ma la decimata categoria aspetta invano di trovare nuovi seguaci, con ultimi resilienti la cui vita grama e di sacrifici è davvero difficile descrivere con le giuste parole. Bisogna insomma viverla per comprenderla e chiedersi come mai sia un’attività in lenta estinzione. E non si parli per favore del buon cuore della politica mai avara in annunci di finanziamenti pubblici. Con quali risultati ?