Quanto succede nel mondo non può non farci pensare al destino dell’uomo e della donna dell’umanità.
Chi ama la creazione e la natura si domanda, oggi: ma possibile che per salvaguardare la umana varietà si debbano rifondare i suoi criteri, ammettendo ogni cosa in “cultura” (la teoria del gender), a scapito delle differenze di “natura”, come nel Disegno di Legge cosiddetto dell’omo-transfobia?
di Sergio Bevilacqua
Oppure: ma possibile che per rispettare le naturali differenze si debbano far crescere lunghe barbe ai maschi e nascondere le femmine dentro burka e involucri vari, per tenere il “colpo di teatro” della differenza in camera da letto, pregustandola al caffè, tra soli uomini, come vorrebbero per tutta l’umanità i talebani?
Un criterio per tutti, all’alba del 2021: il mondo è oggi condizionato da una diffusa (e declamata più del Corano nei “minareti” dei mass media mondiali) economia del benessere; l’organismo della specie umana è stato deificato dalla socioeconomia della rivoluzione industriale occidental-europoide, e ci si è trovato così bene che in 50 anni è triplicato, diventando almeno 7 volte quello che era prima, nei secoli dei secoli.
Un welfare mai visto, che cura ogni individuo e che ha al centro la sua sopravvivenza, e che fa gridare allo scandalo per ogni vita buttata sul lastrico della incuria sanitaria o della violenza, che attira, presso i luoghi dove funziona, le genti da tutto il mondo e che è considerato oramai Diritto in tutto il mondo… E mi fermo qui, primium vivere…
Vediamo il bicchiere mezzo pieno (che non significa ignorare che non lo è del tutto), e diciamocelo: questo ordine è figlio del ‘900.
Due guerre mondiali e la globalizzazione, conseguente all’opera dei vittoriosi guastatori e rottamatori della vecchia umanità pre-industriale con i suoi due emblemi allora residui, l’Impero Ottomano e il Celeste Impero cinese, ci hanno portato qui, con le nostre messe (non “nere”, ma nemmeno bianche…) celebrate non la domenica o al calar del sole, ma in ogni istante, grazie alla tv e alla mediatizzazione data dalla fusione di web e telefonia cellulare nei nostri smartphone.
Il ddl Zan, gli zanebani, e i talebani, sono della stessa pasta estremista, polare e disumana: vogliono farci credere che l’umanità è un fatto matematico, che deve essere presa per una sostanza esagerata, o per un’apparenza che la nega.
Invece noi uomini e donne siamo qui, gelosi del nostro welfare di salute e ambiente, ancora innamorati dei nostri figli, problematicamente orgogliosi della nostra differenza sessuale, ancora interessati ai nostri vecchi… Mai talebani (e poi ci sarebbe da capire che cosa bolle davvero nella pentola afgana…), ma nemmeno zanebani, sostenitori di cangianti biologie determinate dal desiderio ondivago, dall’alfabeto sacrosanto della varietà sessuale! Varietà che prima di diventar legge per tutti dovrebbe essere saggiata: così si scoprirebbe che il suo luogo è la Camera da Letto, ove le leggi le fa chiunque insieme a chiunque altro, maggiorenne, consapevole e responsabile.
E altrove? Valgono i fatti salienti, quelli percettivi. Cioè, non soltanto quelli della seduzione erotica, ma anche quelli del lavoro nel gioco virtuoso dell’economia, del rispetto degli altri e così reciprocamente, dal semplice manifestarsi all’altruismo, dell’Amore per la vita, la famiglia e la riproduzione, dell’altro sentimento dimenticato, l’Amicizia vera, quella senza sesso. E poi mettiamoci l’Arte, con tutte le sue specifiche franchigie.
A.A.A.: Amicizia, Amore, Arte cercasi. Per non diventare talebani o zanebani.
Sergio Bevilacqua