Quale più appropriata definizione per indicare le Province che, dopo riforme, controriforme, referendum abrogativo e leggi tampone, sono diventate lande sconosciute e abbandonate a se stesse, ai margini dell’impero!
di Gian Luigi Taboga
La Costituzione italiana prevede vari livelli territoriali e amministrativi così definiti: Comuni, Province (anche autonome), Città metropolitane, Regioni e lo Stato, che tutto comprende.
La Provincia ha sempre costituito un preciso riferimento per il cittadino quale gestore e/o garante di servizi essenziali come le strade provinciali e le strutture scolastiche delle Scuole Superiori, un tempo esisteva anche un Corpo di Polizia provinciale; ultimamente è spettato alle Province il coordinamento degli ATO per i servizi acquedottistici, la depurazione delle acque e la gestione dei rifiuti urbani, in collaborazione con ARERA (Autorità Garante per il gas, l’energia e i servizi acquedottistici).
I problemi sono iniziati con l’abrogazione dell’elezione a suffragio universale dei membri del Consiglio provinciale e l’istituzione di un sistema elettorale indiretto che prevede quali elettori e soggetti eleggibili gli amministratori (Sindaci e Consiglieri comunali), con una diversa durata del mandato dei Consiglieri e del Presidente della Provincia.
Presidente (un sindaco) e Consiglieri provinciali decadono se decadono dal loro mandato comunale. Una specie di “roulette russa” che condiziona tutto il sistema, allontana i cittadini e lascia solo il Presidente di fronte alle sue responsabilità istituzionali.
Le Province sono strette nella morsa di Comuni e Regioni che trovano in esse spazio per un ampio scarico di responsabilità istituzionali.
Ci si ricorda della Provincia per la sicurezza delle strade e le eventuali interruzioni (causa frane o neve), nonché per la regolamentazione del traffico. Sono periodiche le emergenze per il riscaldamento degli edifici scolastici e via dicendo. Tuttavia il suo ruolo può e deve andare oltre tutto ciò. Ci sono da elaborare regolamenti e carte di qualità per vari servizi pubblici, occorre un autentico rapporto di collaborazione con i cittadini e le Associazioni che li rappresentano, secondo i principi della sussidiarietà sanciti dalla Costituzione.
Purtroppo se non c’è buon vento la barca va alla deriva e non basta un buon timoniere, occorre anche una meta precisa, un buon equipaggio e passeggeri attenti e scrupolosi. Se gli elettori, con il referendum, hanno a suo tempo respinto l’abolizione delle province, i legislatori con la loro “lungimiranza” ne hanno decretato la progressiva agonia.
L’argomento sembra completamente ignorato dai candidati Sindaci e Consiglieri comunali delle prossime elezioni amministrative che saranno chiamati a dare il loro indispensabile contributo. Per il momento il motivetto a cui ispirarsi è quello dell’Orietta nazionale: “fin che la barca va, lasciala andare!”, poi qualcuno ci penserà!
Gian Luigi Taboga.