Colonnine elettriche cercansi. L’auto elettrica non viene incentivata con il Pnrr, mentre gli aiuti vengono ancora indirizzati verso i combustibili fossili. Il futuro è nell’idrogeno.
di Gabriello Castellazzi*
E’ ormai evidente a tutti la necessità di abbandonare in fretta i combustibili fossili. Ci sono già voluti troppi anni per programmare la rinuncia progressiva al motore diesel ed è giunto ormai il momento per un accordo coraggioso tra governi e multinazionali che producono auto in vista di un superamento definitivo del motore a benzina.
Nella fase di transizione è ancora accettabile, per un tempo breve, l’auto ibrida, che risparmia carburante e recupera energia dalla meccanica del mezzo stesso (frenata e freno motore). Le “ibride” sono in rapida diffusione ovunque ma, nonostante la dimostrazione del recupero economico (meno carburante e meno tasse) capace di ripagare abbondantemente i costi iniziali, neanche questo mezzo riesce a convincere molti automobilisti.
I vantaggi sono invece ben noti a tanti taxisti delle grandi città che, circolando con mezzi “ibridi”, contribuiscono a far abbassare livelli del nefasto inquinamento urbano. Secondo i “Medici per l’Ambiente” vi sono ogni anno in Italia oltre 50.000 morti premature causate dallo smog.
La vera svolta viene indicata in modo preciso dal mondo scientifico: per contrastare la crisi climatica non sono più ammessi ritardi e si deve passare in tempi brevi a mezzi di trasporto totalmente elettrici, in attesa di una tecnologia ancora più ecologica rappresentata dal motore a idrogeno che, nel fornire energia meccanica, immette nell’ambiente solo vapore acqueo.
Purtroppo i mezzi di trasporto che utilizzano unicamente idrogeno sono ancora poco diffusi.
Ritornando al motore elettrico si constata che mezzi, anche di grandi dimensioni, sono oggi disponibili sul mercato internazionale a prezzi accessibili (le migliori marche garantiscono una autonomia di percorso fino a 600 chilometri).
Quali sono i motivi che rallentano una loro significativa distribuzione?
L’ “European Climate Foundation” ha finanziato una ricerca per capire quali siano gli ostacoli ad una rapida diffusione della mobilità elettrica in Italia.
Uno dei problemi è legato all’entità degli incentivi economici, ma il sondaggio rivela che l’inconveniente principale è legato alla scarsa presenza sul territorio di colonnine per la ricarica elettrica rapida delle batterie, mentre servirebbero colonnine apposite in ogni piccolo comune, in ogni quartiere cittadino, ai lati di tutte le strade statali e almeno uno ogni 50 km. nelle piazzole delle autostrade.
La Germania ha 7 colonnine per ogni 100 km. su tutte le strade, con un piano di spesa di 5,5 miliardi di Euro per una loro maggior diffusione nei prossimi anni. L’Italia è invece al sedicesimo posto in Europa, con solo 2,7 punti di ricarica ogni 100 km. Nel nostro continente servirebbe l’installazione di 150.000 colonnine ogni anno per arrivare complessivamente ad un milione di punti ricarica entro il 2025.
In provincia di Savona ve ne sono attualmente solo 14, ma potrebbero aumentare per le agevolazione del “supebonus 110%” collegate alle opere di ristrutturazione degli edifici.
Riguardo alla politica degli incentivi economici si deve fare uno sforzo serio e trovare i finanziamenti per promuovere l’acquisto di automezzi ecologicamente sostenibili: lo chiedono gli “Accordi di Parigi” per limitare il riscaldamento globale che si sta manifestando di anno in anno in modo sempre più drammatico (incendi, allagamenti, fusione dei ghiacci polari, innalzamento del livello dei mari, ecc.).
Secondo Angelo Bonelli (co-portavoce di Europa Verde) “con l’attuale “Pnrr” (Piano nazionale di ripresa e resilienza) si investe poco per promuovere l’auto elettrica e questo farà pagare un prezzo elevato alla nostra economia anche in termini occupazionali, mentre continuano gli aiuti alle aziende che estraggono e commerciano combustibili fossili”. Il problema non riguarda solo l’Italia: Secondo un rapporto del “Banking Climate Change 2020”, il sistema bancario mondiale ha veicolato 2740 miliardi di dollari per finanziare l’industria dei combustibili fossili (petrolio, gas e carbone).
Gli incentivi economici, invece, dovrebbero essere indirizzati in una giusta direzione: produzione di elettricità dall’unica fonte inesauribile, fondamentale, che è l’energia solare. Indispensabile, tra l’altro, per la produzione del combustibile del futuro, l’ “idrogeno verde”. L’ “idrogeno blu”, prodotto con il gas metano, è stato giustamente bocciato dall’Unione Europea.
L’obiettivo dell’economia mondiale deve essere quindi aggiornato e il prossimo G20 dovrà dire una parola chiara per il futuro del genere umano.
Gabriello Castellazzi – Europa Verde- Verdi della provincia di Savona