Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Lettera / 1- Cari Liguri, perché si è persa la nostra identità. Il ‘mattone’ ci ha massacrati. Addio all’operosità contadina. Ha prevalso il denaro. E penso alle bellezze della mia Noli


Piccola riflessione sul “mattone in Liguria” dopo aver letto l’articolo di Trucioli su Italia Nostra, sezione di Savona. Erano gli anni ’50/’60 e le seconde case si vendevano su “disegno”, andavano a ruba, non era neppure necessario vederle completate.

di Alfredo Garbarino

La bellezza del creato. Una significativa targa di fede lungo l’antico ciottolato della collina per la chiesa di Verezzi. (Fai un click per ingrandire la lettura)

I contadini insistevano presso impresari improvvisati (spesso semplici muratori, ma dalla vista acuta) affinché fossero disposti ad edificare palazzi e palazzine nei loro, talvolta anche piccoli, appezzamenti di terreno senza neppure pretendere una lira (si barattava con alloggi e magazzini). I politici quasi sempre del tutto compiacenti.

Fu così che sparirono meravigliosi orti, splendidi uliveti, magnifiche vigne, boscaglie aulenti. Da quei momenti in poi non furono più loro a nutrirci, a farci brillare gli occhi, ma furono mattoni, cementi, malte, asfalti e i portafogli ben forniti dei “foresti” piemontesi e lombardi. Fu così, permettendo il massacro del nostro territorio e delle attività a noi più congeniali, che noi Liguri perdemmo gran parte della nostra identità più genuina.
L’altro giorno sono salito a piedi lungo la vecchia crosa che unisce Borgio a Verezzi (comunità che, nonostante tutto si è abbastanza salvaguardata sotto quegli aspetti) e, giunto ad una certa altezza, ho gettato lo sguardo verso l’ampia conca che da lassù scende verso il mare. Appariva evidente il duro lavoro ai terrazzamenti svolto un tempo da volenterosi cittadini, si vedevano ancora tracce di antichi ulivi sparsi qua e là. Ma le erbacce incombevano ovunque e così i rovi e gli ammassi di macchia mediterranea inselvatichita.

Un cartello in un punto indicava “vendesi“, ad allettare qualche cazzuola sempre pronta alla bisogna. E mi veniva da pensare a tutta quell’operosità contadina, a tutta quell’antica cura buttata al vento. Mi veniva da pensare a quali meravigliosi vigneti, frutteti, uliveti avrebbero potuto ospitare tutti quei vasti declivi posti nel pieno sole del meriggio, a quale splendore paesaggistico, a quali sani,preziosi prodotti avrebbe potuto offrire al visitatore estatico.

E pensavo alle 72 torri di Noli, del mio paese natale (non è Borgio, ma pur sempre Liguria), ai suoi odierni palazzi di cinque piani, alle sue colline seminate a villette, agli antichi sentieri demoliti, alle preziose vestigia cancellate. Anche là molte cose potevano essere diverse, anche là le bellezze e le antiche fatiche si potevano rispettare, anche là avrebbe potuto prevalere l’equilibrio e la lungimiranza. Purtroppo a prevalere è stato solo il denaro così molto è andato perduto. Non siamo stati in grado di comprendere la reale natura del soldo, che in fondo esso è solo carta e che, alla lunga,non sarà in grado di sfamarci davvero, perlomeno in modo salutare, certamente non di mantenere in noi una serena coscienza.
Alfredo Garbarino

Un veduta dello sviluppo edilizio di Borgio di qualche anno fa diffusa in occasione dell’adozione del nuovo strumento urbanistico comunale

ECCO LO SVILUPPO DELLE SECONDE CASE E CONSUMO DI SUOLO IN LIGURIA

IL CONFRONTO CON ALTO ADIGE (LINEA VERDE) E SVIZZERA (LINEA ROSSA) AL CENTRO

DI UN RECENTE DIBATTITO PROMOSSO DA ITALIA NOSTRA SEZIONE DI SAVONA (VEDI TRUCIOLI……)

 

 


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