Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Questa è Loano! Addio caro olmo, hai resistito 4 secoli sul piazzale di Monte Carmelo, ora sepolto nel rigoroso silenzio che non meritavi e senza indignati ammiratori


Quando l’anziano cronista, dal letto dell’ospedale, ha ricevuto la telefonata, credeva di sognare per i residui dell’anestesia. Invece era la brutta e tristissima verità. Rasi al suolo gli alberi sul piazzale di Monte Carmelo, tra essi un olmo – monumento di oltre 4 secoli.

Solitario e sfiduciato, la voglia di resistere almeno con l’umile informazione dovuta ai 5- 6 lettori resilienti di trucioli. Primo. Abbiamo riletto il capitolo del libro, edito nel 1996, dello scrittore e storico locale Renato Rembado, pietrese della terza età. Titolo: La villa di Ranzi ed il suo territorio, dato alle stampe con la preziosa collaborazione del “Circolo Giovani di Ranzi”. Al capoverso:  ‘Il caso Bartolomeo Rembado’.  Con “….l’episodio della pianticella  di olmo (ma a Loano c’è chi sostiene si tratti di ‘platano’ ndr) che l’architetto, a lavori ultimati, avrebbe donato ai Principi di Loano…, albero sradicato nel luogo della Riva, sotto il quartiere delle Caselle, dove tuttora crescono questo genere di piante spontanee, e messo a dimora nella piazza di fronte al convento….” Controprova:  il libro  Città di Loano, ristampa con integrazioni all’appendice del capo IX: “Fondazione della chiesa e convento di Monte Carmelo dell’insigne Padre Enrico (1879) del SS. Sacramento”. E ancora: Il Carmelo di Loano di Padre Angelico Carattino di Varazze.

Il piazzale antistante il convento di Monte Carmelo prima che fossero tagliati gli alberi (sette o otto) tra cui il secolare olmo e platano con oltre 4 secoli di storia come documentato da volumi storici
In primo piano, la possente figura dell’olmo secolare, in una foto storica

Storia di Loano, 2000 copie che furono offerte dal proprietario di allora del Castello Doria, il miliardario editore svizzero Max Frey, all’Azienda  autonoma di soggiorno e turismo. Con la prefazione dell’insigne studioso agostiniano Padre Raffaele Bracco di Mendatica  che ha voluto essere sepolto nell’antico camposanto della città che amava.

Questo è l’angolo del piazzale dove ‘riposava’ l’olmo o platano secolare

Scriveva Renato Rembado, cittadino della frazione Ranzi di Pietra Ligure, nel suo pregiato e documentato volume: “L’albero di Bartolomeo Rembado vive ancora (eravamo nel ’95-’96 ndr). E’ il vecchio olmo che si erge sulla piazza al limite del ponte di levante (verso Ranzi), vicino all’entrata secondaria che porta direttamente  nell’orto del convento. Il suo aspetto è maestoso e, pur visibilmente carico di anni, ha la chioma ancora verde. E’ alto una ventina di metri e misura due metri e mezzo di circonferenza: misure notevoli per un olmo, un albero dalla crescita molto lenta, ma che può vivere centinaia di anni. Si può ritenere con una certa sicurezza che abbia veramente più di 400 anni di vita che

Come è stato raffigurato dal disegnatore la consegna dell’olmo nel libro di Renato Rembado del 1996: La Villa di Ranzi e il suo territorio edito dal Circolo Giovani Ranzi

gli si attribuiscono, per cui è stato testimone della storia di quasi mezzo millennio di questo angolo di Riviera, dall’alto del suo sito aprico, dove salgono in molti visitatori, ancora oggi, alla ricerca di un luogo sereno o di un momento di conforto spirituale….”.

Un monumento di vita e storia, testimone di secoli, (anche gli alberi ‘dialogano tra loro’) spazzato via dal piazzale una decina di giorni fa. La ‘balconata’ da cui si domina il levante cittadino, il porticciolo, da decenni con un  selciato impresentabile, esempio reale di incuria, nonostante sia tra i punti dell’antica Loano più visitati dai turisti. Inutili i nostri richiami alla priorità rispetto alle allegre cacciare musicali in nome del divertimento popolare. Un insulto alla storia, al decoro, alla cultura che è soprattutto rispetto e coerenza. Non solo conferenze e passerelle. Una sensibilità che dovrebbe animare tutti, benestanti e poveri, già dalla scuola dell’obbligo.

Invece ecco Loano ‘segreta’, capace di non far sapere.  Tenere nascosto, se il caso. E i giornalisti ‘cani da guardia’ che scodinzolano tra i  ‘signori al potere’ ? Magari a elemosinare notizie anzichè ‘scovarle’, scoprirle, cercarle come abbiamo vissuto ai tempi della ‘cronaca di strada’.

Renato Rembado che richiesto di un commento, risponde: “Non ho parole, l’indignazione non abita più qui…non ho altro da aggiungere, se non vengo citato  mi fate un grosso favore”. Questa è Loano nel terzo secolo ?  Come sono andate le cose ? Via telefono non siamo riusciti a contattare il priore del convento, il numero indicato risponde : “Spiacenti….inesistente”. Vogliamo credere che prima di arrivare ad una ‘decisione sofferta, presa a malincuore’  (il taglio del secolare albero) il Priore del Convento, padre Roberto Nava, nominato  nella seconda sessione del Consiglio provinciale del maggio 2017,  abbia agito d’accordo con l’Amministrazione comunale

Qui giaceva il caro olmo per oltre 400 anni

di Loano, il competente Ufficio Ambiente. E dopo aver proceduto ad un rigoroso accertamento, con un parere affidato all’agronomo, meglio se più di uno. La scelta della rimozione inevitabile, si aggiunga che siamo in zona di vincoli storici, monumentali ed ambientali, dunque sottoposta al placet della Soprintenenza ( e del Nucleo dei Carabinieri forestali ?)

Ma stupisce, almeno l’anziano cronista, testimone dal 1967 di storia loanese, che tutto sia avvenuto nel silenzio tombale, tra operai impegnati nel taglio, via vai di camion, curiosi. Inutili, a quanto si dice, le telefonate a redazioni. Non era notizia di interesse. Non una riga – se qualcuno l’ha letta lo segnali – sui solerti media locali, su Ivg.it che gestisce l’attivissimo Ufficio stampa del Comune, a mille € al mese, guadagnandosi la stima dei ‘navigatori’ interessati a conoscere cosa accade a Loano. Non una  parola da chi si era fatto sentire, aveva minacciato ricorsi, per via del taglio di pini nell’area di parcheggio a monte del Municipio, sull’Aurelia. Oppure i tagli di pini nei Gazzi Alti. Bisognava tutelare (eravamo a febbraio) la nidificazione, dunque si doveva aspettare prima della ‘strage di rigogliosi alberi’ diventati ‘pericolo alla pubblica incolumità’. Si dovevano scegliere altre alternative possibili ?

Si potrebbe obiettare, ma non riguarda solo Loano, quali cure, nel corso degli anni, siano state messe diligentemente in pratica. Un po come accade a chi  trascura la propria salute e poi si ritrova in ospedale, a volte ormai alla vigilia dell’estrema unzione. Anche le piante muoiono,  ne sa qualcosa chi, negli ultimi ‘fazzoletti di verde’ rimasti nei centri urbani, privilegia l’hobby dell’orto. Loano, dove al di là della solenne festa di Sant’Isidoro, della processione, si ritrova con 4 famiglie di veri contadini. E gli stessi agronomi confermano che la prevenzione, le ‘cure appropriate’ non sono soltanto utili, prolungano la vita delle piante. E interventi sono possibili, nei modi e tempi giusti, anche al proliferare di radici sotto il manto stradale o dei marciapiedi. Una problematica reale e di cui i Comuni devono tener conto che diventa ‘impellente’ di fronte al rischio di improvvisi sradicamenti causa il vento. I danni a persone e cose. Anche in questo caso si può fare prevenzione a tempo debito. Non ci si può accorgere all’ultimo momento che gli alberi sono malati, magari già agonizzanti e pericolosi.

Nessuna persona di buon senso dovrebbe sfruttare e strumentalizzare la sorte del venerando olmo (o platano) che, ammettiamo pure le nostre colpe, meritava  un posto d’onore già nella cronaca di ieri. Quella di oggi si limita ad infrangere il silenzio, senza eroismi, a sottrarsi dalla diffusa ‘omertà’ che educa il cittadino a ‘postare’ mille curiosità (e  stupidaggini) nella discarica di Facebook o di social, dove tutti o quasi, si sentono scrittori e giornalisti, esperti di questa o quella materia.  La chiamano informazione da ‘populismo vincente‘, da  ‘sovranisti di casa nostra’. Limitiamoci a dire che di giornalismo ha poco e nulla, se non immagini, senza approfondimenti, di vecchi archivi famigliari.

Il piazzale di Monte Carmelo dopo la cura del repulisti di alberi

Al caro, vecchio olmo (o platano), neppure una breve menzione, una foto, un mini post di saluto. Impossibile credere che nessuno sapesse, abbia visto all’opera per giorni gli operai della ditta incaricata del taglio. A parte la giunta ed i consiglieri comunali, a parte l’ordine della riservatezza sugli atti pubblici imposto nel regolamento ad hoc dei dipendenti del Comune di Loano. A parte gli applausi al collega sindacalista Marcello Zinola, in trasferta a Loano, a proposito di dare i nomi o limitarsi ad iniziali nel fare cronaca nera o giudiziaria (meglio che la gente non sappia,a tutela della persona coinvolta e della famiglia ?) E i diritti dei lettori ? Zinola responsabile, dal 2013, della formazione per l’Ordine dei Giornalisti della Liguria.  Il suo consiglio, agli aspiranti redattori, è comportarsi come meglio ritengono, con o senza nome per esteso quando si trovano a scrivere.

Lo stupore per il ‘repulisti arboreo’ sul piazzale del Carmelo si tinge pure di giallo perchè ci sono articoli recenti, a proposito dei lavori e dei restauri, presentazione di un nuovo libro, proprio del complesso monumentale, orgoglio della città. Chi aveva interesse a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica proprio quando si faceva tabula rasa di alberi del piazzale ?

Basta dare un’occhiata alla pagina Facebook ‘Monte Carmelo di Loano‘ per scoprire quanto sano attivismo tra le  antiche mura. Ospita un’azienda agricola che offre una vasta gamma di prodotti, frutto del lavoro nei campi del convento, con la commercializzazione diretta o affidata ad una cooperativa di Faenza, a Barbiano. Dinamismo sia quanto alla vita monacale, sia tra fedeli che frequentano abitualmente le cerimonie, sia le attività nel mondo laico vicino e lontano. Soprattutto con le iniziative “Amore e Vita di coppia”, ma non solo. Si possono leggere post di ‘condivisione’ ed riflessione a firma di Eraldo Ciagherotti, esponente politico di primo piano della destra albenganese e provinciale, già collaboratore della pagina savonese dell’Avvenire (apprezzato quotidiano dei Vescovi italiani),  oppure di un ex consigliere comunale di Laigueglia e funzionario nel Comune di Alassio, Luigi Tezel. In una circostanza si legge di Nino Antonino Maccarone, dipendente del ministero della Pubblica Istruzione ad Alassio, veterano quanto a militanza nella destra, prima missina, candidato consigliere comunale in diverse città ponentine, e alle ultime elezioni comunali nel centro destra di Albenga. Sono centinaia le condivisioni con brevi post, a largo seguito, a volte solo cliccando il ‘condividi’.

C’è pure un post del Padre priore, con il logo della Lega di Salvini  senza commenti. Si dava notizia, da Monte Carmelo, nel giugno di due anni fa, del collegamento con Radio Maria attraverso uno studio mobile, per la celebrazioni in diretta della Santa Messa e lodi Mattutine. E’ la radio privata italiana con il maggior numero di ripetitori (oltre 850) sparsi in tutto il territorio nazionale. La copertura nazionale è persino superiore a quella della Rai, raggiungendo  zone sperdute (ad esempio paesini di montagna), non coperte da altri segnali radiofonici. Emittente considerata assai vicina al mondo dei tradizionalisti cattolici.  Monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede, aveva condannato le affermazioni di padre Giovanni Cavalcoli, trasmesse da Radio Maria, secondo le quali il  terremoto avvenuto in Centro Italia sarebbe stato un “castigo divino” per le unioni civili omosessuali da poco regolamentate in Italia.

L’opera del convento vede gruppi  in ‘ritiro spirituale’,  canto dei Vespri (una tradizione che i non più giovani ricordano praticata in tutte le parrocchie). Una comunità monastica (Carmelitani Scalzi) che valorizza le tradizioni e sa attrarre fedeli e motu spirituale, civile, anche fuori dai confini della città. Il convento dei Carmelo, un tempo aveva la nomea di esserel punto di riferimento dei tavianei del ponente ligure con Aldo Gasco, ex segretario cittadino e provinciale Dc (la figlia ha sposato un Mastella, personaggio politico nazionale ed ex ministro). Cene, incontri, convegni. Gasco, appassionato di gastronomia, avrà letto con piacere che “oggi 6 settembre al Monte Carmelo di Loano abbiamo fatto la vendemmia del Vermentino doc, del Rossese per il Convento e per gli amici, uva poca ma bella, proprio una bella compagnia per la comunità dei novizi del Deserto e  dei giovani postulanti di Sant’Anna”.

Oppure che  “tutta la comunità dei Padri del Monte Carmelo annuncia che la nostra amica Paola dello Spirito Santo ha pronunciato una promessa definitiva”. I Carmelitani della Provincia Ligure che hanno avuto, nella Curia Generalizia dell’Ordine, a Torino, Padre Giuseppe Caviglia, segretario personale  del cardinale Anastasio Ballestrero.

La gioia e la partecipazione di leggere che il 30 maggio 2017 al Monte Carmelo “padre Vittorino Corioni di San Giuseppe compie 95 anni, tenendo anche una breve omelia di ringraziamento per il suo essere in forma e salute, tutto per la gloria di Dio e la salvezza del mondo”. Sapere  della conversazione “di Padre Marco Gazzoli, Carmelitano Scalzo della Liguria, missionario in Camerun, per qualche giorno ospite al Carmelo”. Oppure che il 4 gennaio 2018 è stato presentato il libro sulla storia del Monte Carmelo nella “bella sala consiliare di Loano, grazie all’assessore Remo Zaccaria, a tutta l’Amministrazione comunale e al giornalista Luca Berto per il “bell’articolo scritto”.

Già tante utili ed istruttive notizie che sarebbe importante far conoscere per coinvolgere più loanesi, i giovani. Insegnare cosa rappresenta per la città e non solo, Monte Carmelo; sensibilizzare ad una maggiore solidarietà verso chi presidia le storiche comunità ecclesiali che sono pure baluardo alle voracità degli speculatori terrieri ed immobiliari. Ormai le sole aree scampate – con qualche eccezione -, alle ‘confraternite’ che predicano bene e razzolano male, quanto a salvaguardia ambientale.

Padre Roberto Nava avrebbe svolto opera meritoria informando a dovere i loanesi del taglio degli alberi secolari, spiegare senza timori che era giunta l’ora dell’olio santo al più antico olmo (e platano) che faceva bella mostra, nonostante non abbia mai fatto notizia tra gli scrittori di ‘casa nostra’. Era a suo modo un ‘divo’ della natura, rimasto ignaro ai più, senza meritare una ‘targhetta speciale’ che osserviamo in bella mostra tra alberi ‘secolari e censiti.

Per fortuna resta la testimonianza almeno nei libri di storia. Le immagini. E noi cronisti cospargersi il capo di cenere per non aver saputo  valorizzare, con l’arma mediatica, quel monumento vivente e di onori al casato Rembado di Ranzi. E che, secondo gli archivi parrocchiali, registrato nel 1596 nel Liber Defunctorum con il nome antico di Rembaldi. Confermato da un racconto fatto a Padre Enrico dall’allora sindaco di Porto Maurizio, Cavaliere Carlo Rembaldi. Risale all’avvento, nel 1591, di don Pissarello da Diano, alla rettoria della chiesa di San Bernardo di Ranzi che i Rembaldi iniziarono ad essere registrati col nome attuale di Rembado.

Ci racconta, nel libro, padre Enrico: Bartolomeo Rembado, detto Bertumelin, si trovò lui stesso giovanissimo, promesso in sposo  ad una donzella della stirpe dei Basadonna, ricca famiglia genovese con  notevoli interessi nel Comune de La Pietra.  Avviato probabilmente con concorso dei ‘futuri suoceri’, allo studio di architettura a Genova, per ragioni non note, interruppe ben presto il pur prestigioso fidanzamento.  Convocato dinanzi al Giudice su richiesta della famiglia Basadonna ed ‘essendo egli’ d’un carattere alquanto ardente, oltrepassò i limiti d’una giusta e ragionevole difesa, giustificandosi col fatto che, a suo parere, e ‘donne da Pria i l’ea tutte bagasce!’.  La conseguenza fu la condanna all’esilio e per ovvia conseguenza, ai loro uomini, ai pietresi,  non potevano crescere che lunghe  corna da caproni, da beccui, da beccui da Pria !’

E da ultimo come nacque l’incarico di realizzare il progetto del Carmelo, affidato proprio a Bertumellin colpito, oggi si direbbe, da foglio di via, con obbligo di dimora. Scrive Renato Rembado nel libro: “Volle la sorte che le vicissitudini di Bertumellin, dopo l’esilio romano, dovessero continuare proprio a Loano, dove  vi fu accolto con simpatia. Protetto dai Doria, dai quali ricevette stipa per la sua opera ed affetto per la sua devozione, dopo la prematura scomparsa del Principe Andrea II, la sua permanenza da scapolo, forse un poco troppo assidua, al fianco della Principessa Giovanna Colonna, donna di rara bellezza e vedova a soli 32 anni, diede ben presto adito a qualche sospetto… anzi, per l’opinione pubblica pietrese la ‘tresca’ vi fu con assoluta certezza”.

“Il Principe Doria, in quel tempo,  volle innalzare col suo figlio Andrea la chiesa, desiderando avere un  buon architetto, si rivolse al suo figlio Monsignor Giannettino Doria, allora prelato alla Corte Pontifica, e poco dopo, cioè nel 1604, Cardinale di S. Romana Chiesa, affinchè gli indicasse un architetto distinto, che sapesse corrispondere all’alto incarico. L’illustre prelato fece conoscere al suo genitore, ed al suo fratello Andrea,  che aveva il compito della fabbrica di quella Chiesa, che viveva in Roma lavorando con plauso un certo Rembado di queste medesime vicinanze, ma che non potrebbe tornare nel territorio, se non otteneva dalla Repubblica di Genova un salvacondotto, che gli condonasse la pena dell’esilio.  Il principe intercesse il perdono ed il salvacondotto per quell’artefice, il quale venne a Loano, disegnò la grandiosa fabbrica, l’alzò prontamente, l’assistette fino al suo termine, e la ridusse alla sua perfezione. Per la quale opera riscosse dai periti le lodi più grandi, e lasciò questo monumentale edifizio all’ammirazione dei posteri”. La linea dei Rembaldi del Soccorso di Pietra Ligure, annota Renato Rembado, era titolare  dell’altare laterale sinistro nella chiesa  del convento. Si estinse nel secolo scorso a favore delle famiglie Accame e Ghirardi“.

L’olmo (urmu dialettale o platano), spazzato via come un fuscello, era degno almeno di essere conservato, in parte, in una ‘teca’ alla stregua di cimelio. Anche per rispetto di Bartolomeo Rembado che donò l’alberello ai Principi Andrea Doria II e Giovanna Colonna. Una tangibile testimonianza da tramandare ai posteri.

Luciano Corrado

LA PRESENTAZIONE AUTOGRAFA DELL’ATTUALE PADRE PADRE PRIORE DEL CONVENTO DI LOANO OMETTE OGNI RIFERIMENTO ALLA PRESENZA DEL SECOLARE OLMO POI RECISO. SOLO UNA CASUALITA’ VISTO CHE SCRIVE ANCHE DELLO STATO DEL PIAZZALE, LE CRITICITA’ E L’URGENZA DI LAVORI DI RESTUARO

Don Roberto Nava, padre Priore del Convento di Monte Carmelo di Loano

Carissimi amici del Monte Carmelo, sono ormai trascorsi 100 giorni da quando mi sono trasferito qui a Loano.
Innanzitutto mi presento! Ho 56 anni; sono nato a Milano; sono entrato in Seminario ad Arenzano nel 1972 (11 anni per la prima media); sono poi andato a Genova nel nostro convento di Sant’Anna nel 1977 dove ho vissuto il mio anno di noviziato. Nel 1978 ho emesso la mia professione religiosa. Sempre da Sant’Anna ho frequentato il liceo classico.
Nel 1982, dopo la maturità classica, ho vissuto un anno di esperienza in missione, nella Repubblica Centrafricana.
Rientrato a Genova ho frequentato il corso teologico che ho terminato nel 1988.
Nel 1986 ho emesso la professione solenne e nel 1988 ho ricevuto l’ordinazione diaconale.
Da diacono sono tornato in missione. Rientrato dopo un anno sono stato ordinato sacerdote nel 1989 e, pochi mesi dopo sono tornato in missione, dove vi sono rimasto fino al…2008! In missione ho svolto gli uffici di economo, di priore, di Delegato Provinciale e di Parroco (per 16 anni).

Il post del 23 maggio sulla pagina Facebook del Priore di Monte Carmelo Padre Nava

Rientrato in Italia nel 2008 per motivi di salute, ho vissuto tre anni (2008-2011) ad Arenzano, poi altri tre (2011-2014) a Bocca di Magra, i seguenti tre (2014-2017) a Genova, ed ora a Loano.  In questi miei primi 100 giorni “loanesi” ho cercato di prendere visione di tutto.
Ho ammirato i tanti lavori svolti in maniera stupenda e ringrazio tutti coloro, padri della comunità e amici e benefattori, che hanno reso possibile tutto questo. Ma non ho potuto non rendermi conto dell’immenso lavoro che ancora resta da svolgere:
I tetti del convento … pericolanti e … puntellati, e che rischiano ad ogni stagione invernale di … venire giù! In particolare l’ala del noviziato che fiancheggia la nostra bella chiesa.
Il piazzale col muro di sostegno fessurato. Necessiterebbe di un rinforzo in cemento armato (prima), poi di un sollevamento del parapetto (poi) e dell’asfaltatura completa (in ultimo).
Le due scalinate d’accesso dal piazzale (alla Chiesa e al Convento), con uno scivolo per i disabili.
I due portoni d’accesso alla Chiesa e al Convento, da … restaurare “in toto”.
Il chiostro, bellissimo e che tutti possono ammirare passando dalla Chiesa e dal negozio, che è da pavimentare nel suo perimetro.
Questi i lavori più urgenti! I tetti con “priorità assoluta”!!!!!
Ma, ahimè!, non ho potuto non rendermi conto della gravissima situazione economica.
I lavori fatti sono stati tanti, e molto costosi. E la comunità ha dovuto indebitarsi. E questi debiti graveranno ancora per tanti anni, impedendoci di portare avanti e … finire il complesso di Monte Carmelo.
Quelli sopra elencati sono i lavori più urgenti, ma non sono tutti!!!!!
Eccomi, allora, a rivolgermi a tutti voi che, con buona volontà vorrete venirci incontro.
Se lo desiderate, potete portare di persona il vostro aiuto in chiesa, dandolo a me o ad uno dei padri della comunità.
Per chi volesse mantenere l’anonimato, in fondo alla chiesa (per chi entra dal piazzale sulla destra) c’è una cassetta apposita per i “restauri”. Chi invece non avesse possibilità di venire di persona perché distante o altro, può servirsi delle nostre coordinate bancarie e postali qui in calce.
Ringrazio fin d’ora tutti coloro che ci sono stati vicino e ci hanno sostenuto finora e che vorranno continuare a farlo. Maria, Madre e Regina del Monte Carmelo, Patrona e titolare di questo Convento e di questa Chiesa vi benedica e vi ricompensi!
Padre Roberto Nava, priore
Coordinate bancarie e postali:
Provincia Ligure dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi
Convento Monte Carmelo
Piazza Monte Carmelo 3
17025 Loano (SV)
Banca prossima, conto 113632
IBAN: IT37 R033 5901 6001 0000 0113 632 – Poste Italiane: Conto corrente postale 10032175
mmm

ARTICOLO DI Ivg.it del 4 gennaio 2018

Loano. Lo stato dei lavori di ristrutturazione del complesso ed il nome del vero autore di uno dei dipinti più conosciuti ed emblematici della sua chiesa. Sono queste solo alcune delle importanti informazioni di cui sono venute a conoscenza le decine di persone che questo pomeriggio hanno partecipato alla presentazione del volume “Monte Carmelo di Loano – Dal 1609 una presenza carmelitana tra storia e attualità” tenutasi nella sala consiliare di Palazzo Doria nell’ambito della rassegna “Libri sotto l’albero” organizzata dall’assessorato a cultura e turismo del Comune di Loano in collaborazione con il Convento del Monte Carmelo.

“L’idea di una pubblicazione sul Monte Carmelo era nell’aria da tempo – spiegano i Padri Carmelitani Scalzi, curatori dell’opera – Infatti la precedente e fortunata opera di padre Angelico Carattino era ormai esaurita e pressoché introvabile. Durante le celebrazioni per il quarto centenario della fondazione del convento nel 2009 l’idea ha iniziato a prendere corpo. In particolare durante il convegno di illustri studiosi sulla storia, l’architettura, il restauro, l’iconografia, la spiritualità e l’attualità. In quella felice circostanza del giubileo, si pensò a un testo per condividere con un pubblico più ampio i risultati di quelle ricerche, che per la loro qualità fanno il punto a oggi sulla ricerca storica in essere nelle diverse discipline”.

ARTICOLO DE LA STAMPA DEL 15 MAGGIO

Il maestoso olmo sulla sinistra della foto in un’immagine d’archivio

 

 

 


L.Corrado

L.Corrado

Torna in alto