Scrive Il Fatto Quotidiano: “Il 13 maggio l’avvocato ligure Maria Teresa Bergamaschi si accomoda davanti ai pm della Procura di Milano. Deve spiegare i suoi rapporti con l’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, le consulenze avute da Afol – l’agenzia metropolitana milanese per la formazione – e i soldi, 10 mila euro, ridati all’attuale coordinatrice azzurra. Il 14 maggio Bergamaschi torna in Procura per essere interrogata da indiziata di reato. La Bergamaschi racconta di come fu Lara Comi a chiederle di dare 10 mila € al dg di Afol Beppe Zingale e, spiega, a verbale, i soldi li dà alla Comi. Come? Da un lato azzera al politico di FI un debito di 5 mila euro per la stesura di un libro, mentre gli altri, dirà l’avvocato pietrese, arriveranno a seguito di una falsa fattura. A quel punto, il verbale viene interrotto e i Pm comunicano alla Bergamaschi l’accusa di corruzione in concorso per lei, per la Comi e per il dg Zingale, il quale però spiega di non aver mai visto quei soldi. Leggi le precisazioni e rettifiche dell’avv. Monica Alberti per conto dell’avv. Andrea Mascetti, dopo la pubblicazione dell’articolo di trucioli.it.
RICEVIAMO DALL’AVV. MONICA ALBERTI E DOVEROSAMENTE PUBBLICHIAMO
Premesso che il giornalista è tenuto ad esaminare e controllare attentamente la notizia non essendo sufficiente l’affidamento in buona fede sulla fonte informativa, soprattutto quando questa è costituita da un’altra pubblicazione giornalistica, come nel caso di specie, le comunico che l’avv. Mascetti non è mai stato supervisore della segreteria federale della Lega.
Non solo ma, come noto, la condizione della verità della notizia impone al giornalista di accertare e di rispettare sempre la verità sostanziale dei fatti oggetto della notizia, senza scalfirla con inesattezze secondarie o marginali, illazioni e allusioni che rischiano di fatto di diffondere informazioni totalmente FALSE, idonee a determinare o ad aggravare la valenza diffamatoria, attitudine che le notizie prese singolarmente non avrebbero, così come accaduto nel caso in esame.
Non vi è chi non veda, infatti, come la struttura stessa dell’articolo del Fatto Quotidiano nonché il contesto in cui viene inserita quella frase, laddove è evidente l’intento di indurre nel lettore il convincimento che l’avv. Mascetti diviene il legale del Comune di Gallarate al solo fine di favorire non meglio specificati interessi privati, notizia assolutamente falsa, ha quale unico scopo quello di ledere la reputazione del mio Rappresentato.
L’articolo da Lei ripreso del Fatto Quotidiano è oggetto di denuncia querela avanti alla competente Procura della Repubblica in quanto gravemente diffamatorio nella sua integralità.
Continuazione articolo di trucioli-
La Comi alle europee è arrivata terza con 31mila voti e rientrerà a Strasburgo solo se Berlusconi rinuncerà all’elezione nel Nord-Ovest. Comi: “Scarica Telegram, non parlare al telefono”. Le chat – Agli atti i messaggi dell’eurodeputata di FI inquisita per corruzione. Dopo le notizie sull’inchiesta scriveva: “Ora rischio di prendere più voti di B.”
Il 13 maggio l’avvocato ligure Maria Teresa Bergamaschi si accomoda davanti ai pm della Procura di Milano. Deve spiegare i suoi rapporti con l’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, le consulenze avute da Afol – l’agenzia metropolitana milanese per la formazione – e i soldi, 10 mila euro, ridati all’attuale coordinatrice azzurra della provincia di Varese. Al termine Bergamaschi sarà indagata per corruzione in concorso con Comi (indagata anche per finanziamento illecito) e Beppe Zingale, dg di Afol. Superati i preliminari: come conobbe la Comi? (“Dodici anni fa a una campagna elettorale per le Provinciali di Savona”), il pm chiede da chi la Bergamaschi seppe che i suoi contratti erano sotto indagine. “Lara Comi mi mandò i dispacci di agenzia. Poi giovedì scorso mi ha girato un altro lancio scrivendomi: che dici? Sai quello che è il problema? È che rischio di prendere più voti di S.B.”
Il riferimento è a Silvio Berlusconi. La Comi, emerge dal verbale, sostiene che il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla tangentopoli lombarda le darà una spinta alle urne. Alle Europee incasserà 31 mila voti piazzandosi seconda dietro a Berlusconi. Da quale circoscrizione sceglierà di essere eletto B. dipendono le chance della Comi di tornare a Strasburgo.
In quel momento la Procura sequestra il telefonino della Bergamaschi. Dalla analisi emerge un dato importante, il timore della Comi di essere intercettata. Tanto che il pm dice: “Le si contesta che dalla lettura della chat WhatsApp risulta che la Comi le scrisse di stare attenta, di non parlare al telefono e per messaggio e di scaricare Telegram”. Spiega la Bergamaschi: “Ritengo che la Comi si riferisse a Zingale”. E ancora: “Io non le chiesi niente di specifico, per me era ovvio che l’invito all’accortezza era relativo alla vicenda di Zingale”. Lara Comi, leggendo il verbale, appare consapevole della delicatezza della vicenda che riguarda da un lato le due consulenze avute dalla Bergamaschi da Afol per 38 mila euro e dall’altro la sua richiesta di avere 10 mila euro che, stando alle parole del politico riferite a verbale dalla Bergamaschi, dovevano andare a Zingale. “Zingale – dice l’avvocato – non mi chiese mai denaro (…) e a lui non ho mai dato un euro”. Quei 10 mila euro, però, paiono un’ossessione per la Comi.
“Lei (Comi, ndr) – dice Bergamaschi – mi disse: Zingale ne vuole una parte”. I contratti vengono firmati. Bergamaschi si occuperà di una ricerca a livello europeo. “Finito il lavoro andai da Lara, le chiesi se potevo proseguire, lei disse che dovevamo parlare con Zingale”. Prima, però, le due donne si vedono da sole. “In quell’incontro mi disse che lei credeva che Zingale volesse una parte del compenso”.
Sono sempre i 10 mila euro che la Comi chiede al legale. La cifra, secondo i pm, sarà data attraverso l’annullamento del costo (5 mila euro) del libro che la Bergamaschi ha scritto per la Comi e con un pagamento dell’altra metà a fronte dell’emissione di una fattura falsa, fatta da una società della Comi. Il 14
maggio, Bergamaschi viene risentita come indagata. A verbale conferma e aggiunge: “Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva: Zingale vorrà il regalo di Natale”. In seguito sempre Comi “mi parlò della necessità di pagare in vista dell’estensione dell’incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale”. In altri incontri Comi “mi ha ribadito la necessità di pagare (…) Zingale”. Il concetto è chiaro: “Lara mi specificò con certezza che, ottenuto il contratto, avrei dovuto dare del denaro a Zingale” Il dg di Afol però non chiese mai denaro e per questo sta preparando un memoriale da presentare in Procura. Le ultime battute la Bergamaschi le dedica a un incontro con Nino Caianiello, già coordinatore di FI a Varese e presunto burattinaio delle tangenti. “Il Nino mi sorprese perché subito mi chiese come procedeva la consulenza con Afol. La cosa mi diede fastidio perché non capivo chi fosse, perché parlasse delle mie consulenze e perché aveva un atteggiamento arrogante”.
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28 MAGGIO
di Davide Milosa | 28 Maggio 2019
La nuova iscrizione risale al 13 maggio quando viene sentita a sommarie informazioni l’avvocato ligure Maria Teresa Bergamaschi. Il punto è la consulenza che la Bergamaschi ha ottenuto da Afol, l’azienda metropolitana per il lavoro e la formazione. Sono due lavori per 38 mila euro. La Bergamaschi racconta di come fu Lara Comi a chiederle di dare 10 mila euro al dg di Afol Beppe Zingale. Bergamaschi, spiega a verbale, i soldi li dà alla Comi. Come? Da un lato azzera al politico di FI un debito di 5 mila euro per la stesura di un libro, mentre gli altri, dirà l’avvocato, arriveranno a seguito di una falsa fattura. A quel punto, il verbale viene interrotto e i pm comunicano alla Bergamaschi l’accusa di corruzione in concorso per lei, per la Comi e per il dg Zingale, il quale però spiega di non aver mai visto quei soldi.
Secondo capitolo: le mani di Nino Caianiello, detto Jurassic Parl, sulla sanità lombarda. Gli atti della nuova tangentopoli delineano un quadro che, se pur al momento privo di rilevanza penale, viene approfondito dalla Finanza di Busto Arsizio. È una fotografia che mette insieme la politica regionale e imprenditori vicini ai livelli nazionali del Carroccio. Nel 2017, così la lente viene puntata sul progetto del nuovo ospedale unico di Busto Arsizio, per il quale si prevede una spesa di 350 milioni. Un importante centro d’eccellenza attorno al quale far nascere una grande area commerciale. I terreni ideali già individuati sono vicini alla statale 336 per l’aeroporto di Malpensa. Su questo, secondo la Finanza, punta Caianiello. L’obiettivo è portarli da agricoli a edificabili. Interrogato ne parla l’ex sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, già coinvolto in una indagine per corruzione.
Particolari in più arriveranno dall’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Gallarate, Orietta Liccati. Per gli investigatori sono dichiarazioni convergenti. In una nota all’Antimafia di Milano si legge: “Dalle dichiarazioni di Rivolta emerge un’organizzazione criminale finalizzata alla gestione illegittima degli appalti (…) che farebbe capo a Caianiello (…). Tra le vicende corruttive indicate (…) assume rilievo quella relativa alla costruzione del nuovo presidio ospedaliero di Busto Arsizio e Gallarate sui terreni di proprietà di società di caratura nazionale (…) in relazione alla quale si sarebbero già registrati chiari indizi di mercimonio della pubblica funzione (…). Farebbero parte, a vario titolo, della struttura associativa che fa capo a Caianiello” tra gli altri “Luca Ferrazzi, ex consigliere regionale, l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera” e “il vice presidente” della Regione “Fabrizio Sala”. Nessuno di loro è indagato. Dirà Rivolta: “L’operazione dell’ospedale la sta gestendo Caianiello (…) e coinvolge l’assessore alla sanità della Regione Lombardia Gallera”. Gallera non è indagato. Ma certo su di lui Jurassic Park punta molto. Dirà: “Bisogna riequilibrare su Gallera, perché farà l’assessore alla Sanità”. Chiosa Angelo Palumbo, consigliere regionale: “La sanità è la cosa più importante”.
L’ex assessore all’Urbanistica Orietta Liccati riferisce poi “di una riunione non istituzionale alla quale avrebbero partecipato oltre a lei, Caianiello” e dove “sarebbe stata data, da Caianiello l’indicazione di favorire la Edilmalpensa, individuando nei terreni di sua proprietà l’area sulla quale, previa variazione urbanistica (…) avrebbero dovuto sorgere i servizi relativi al nuovo ospedale lasciando intendere la finalità di mercimonio dell’operazione”. La Edilmalpensa è detenuta per l’80% dalla Techbau spa, a sua volta controllata dalla Retail development Srl, i cui soci sono Andrea Marchiori (non indagato) e Paolo Orrigoni (indagato), ex candidato sindaco a Varese, vicino al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Dalle intercettazioni emerge che Marchiori chiede notizie dello sblocco delle aree ad Alessandro Petrone, assessore all’Urbanistica indagato e vicino a Caianiello. Le aree di cui si parla sono agricole, così trasformate dalla vecchia giunta di Gallarate, ma pesano i ricorsi dei proprietari. Dirà Rivolta: “Caianiello ha voluto nominare un altro legale”, esterno al Comune per seguire i ricorsi. Chi, lo spiega la Licciati che fa tre nomi, tra questi “Andrea Mascetti” (non indagato), già supervisore della segreteria federale della Lega, nonché nella Commissione beneficenza della Fondazione Cariplo. “Mascetti – dirà Caianiello – lì è l’uomo di Giorgetti”.
Manco a riproporlo porta aperte ai chiarimenti, alle spiegazioni e se il caso alle terrifiche. Tutti innocenti fino a terzo grado di giudizio e sentenza passata in giudicato. Che vogliono di più i nostri cittadini timorosi degli errori giudiziari.
IL 17 MAGGIO IVG.IT PUBBLICA (IL SITO DELLO STUDIO BERGAMASCHI E’ STATO CREATO DA EDINET, OVVERO LA SOCIETA’ PROPRIETARIA DI IVG – IL VOSTRO GIORNALE)
Pietra Ligure. “Io non sono socia della Premium Consulting. E siccome le visure sono pubbliche, c’è della malafede”. E’ questa la secca precisazione che arriva dall’avvocato Maria Teresa Bergamaschi dopo che, negli ultimi giorni, il suo nome è stato accostato con insistenza alla società con sede in via del Castello 4 a Pietra Ligure (dove si trova anche lo studio associato della professionista) e amministrata da Lara Comi, l’europarlamentare di Forza Itali indagata nella maxi inchiesta della Dda di Milano.
Comi è accusata di aver ricevuto nel gennaio scorso un finanziamento illecito (da 31 mila euro) dal presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, anche lui finito sul registro degli indagati. Proprio in questa contestazione entra in gioco la Premium Consulting Srl che, secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto dalla Omr holding presieduta da Bonometti i soldi, in due tranche da 15 mila euro, ufficialmente come pagamento di un consulenza che, però, sarebbe stata fittizia. La società di cui l’europarlamentare risulta amministratore unico avrebbe infatti fornito alla Omr, attraverso la consulenza, un tesi di laurea (che era reperibile online): di qui il sospetto che fosse solo un modo per coprire un finanziamento illecito.
Nel mirino degli inquirenti meneghini sono finiti anche i “contratti di consulenza” da parte dell’ente “Afol città metropolitana” ottenuti da una società che sarebbe sempre riconducibile a Lara Comi tramite l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese, Gioacchino Caianiello.
Una vicenda intricata che, però, proprio a causa della location – dove tra l’altro risultano essere indirizzate altre 89 società – scelta per la sede della Premium Consulting Srl, dal capoluogo lombardo è arrivata anche a Pietra Ligure. Nella cittadina della Riviera, da giorni, si inseguono molte voci e ci si interroga su come Lara Comi sia arrivata a costituire (il 30 marzo del 2018) la sua società di consulenza aziendale e marketing nel comune savonese.
Quello che, però, ci tiene a precisare l’avvocato Maria Teresa Bergamaschi, che tra i vari incarichi è presidente della Camera Penale di Savona “Tito Signorile”, è che lei non ha nessun legame con la società: “Io non sono socia e non ho mai fatto consulenza per la Premium Consulting Srl. Farò tutto il possibile per tutelarmi contro chi afferma delle cose sbagliate e che sono verificabili facilmente”. In effetti, dalla visura camerale, risulta che Lara Comi sia socio unico della Premium Consulting Srl.
IL 16 MAGGIO SAVONA NEWS…
La “Premium Consulting Srl” risulta avere sede a Pietra Ligure, nel palazzo di un noto studio tributario e legale della Val Maremola. A questa società sarebbe stato destinato il doppio versamento effettuato dal presidente di Confindustria Lombardia per un centinaio di pagine che corrispondono alle tesi di laurea sulla “competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”, pubblicata nel 2015 dallo studente Antonio Apuzza, oggi manager d’azienda, che dal canto suo è rimasto attonito nell’apprendere il “copia-incolla” alle spese del suo elaborato.
Maria Teresa Bergamaschi, avocata e commercialista, già presidente della savonese Tecnocivis e di recente nominata presidente della Camera Penale di Savona, esperta di progettazione e finanziamenti europei, opera nello studio associato che coincide con la sede dalla “Premium Consulting Srl” finita nelle carte della magistratura.
L’avvocata pietrese, raggiunta da Savonanews, precisa di non essere stata contattata dai magistrati e non si pronuncia sul merito della vicenda: “Abbiamo un segreto professionale; non posso esprimermi su una cliente della mia società né posso dire nulla dal punto di vista fiscale”.