Il fiuto dello storico fotoreporter che tutti conosce e quasi tutti, si fa per dire, fotografa. Da 60 anni in Riviera con il suo straordinario album, migliaia di immagini, dal bianco e nero, ai colori. Questa volta ha dato alle cronache (Il Secolo XIX) una curiosa ‘chicca’ (gergo giornalistico). L’ex Lady Liguria, Patrizia Testa, fedelissima di Alassio dove ha la ‘seconda casa’ che accudisce con frequenza mensile, è diventata il presidente ‘delle vittorie’, e da primi in classifica, della gloriosa Pro Patria. Nel rango sociale di imprenditrice è super tifosa della Juventus, ma soprattutto sotto la sua ‘supervisione’ la Pro Patria ha scalato la serie D, quindi la C e potrebbe riuscire nel colpaccio della B, anche se le probabilità sono al lumicino. Doverebbe aggiudicarsi il filotto di 5 playoff. Patrizia alle sfide non tira mai indietro, visto che è anche una premiata ‘cavallerizza’ europea. Ha vinto di recente a Madrid.
C’è un’altra curiosa circostanza che unisce la Pro Patria ( in serie A fino al 1956) e la Riviera Ligure. I media nazionali avevano dato per scontato che l’arch. Andrea Nucera, sfortunato imprenditore cerialese, ora agli arresti domiciliari, sarebbe diventato il nuovo “patron” della Pro Patria (30 dicembre 2010), squadra di calcio di Busto Arsizio. Ma a prendere le redini della società arrivò la famiglia Vender quando militava già in C 2. Del resto non era l’unico sogno nel cassetto che Nucera custodiva, c’era pure l’ingresso nell’editoria nazionale con un quotidiano della capitale. Nucera che aveva tra i collaboratori Vincenzo Chiaro, nipote di Girolamo Demasi, indicato come affiliato alla cosca Gullace-Raso-Albanese di Cittanova. Almeno stando a quanto sosteneva la prefettura di Savona nell’interdittiva antimafia nei confronti del gruppo Geo risalente proprio al 2010 e che, manco a dirlo, aveva recepito un rapporto della Dia. Acqua passata.
Nucera deve affrontare ben altre forche caudine per liberarsi dei suoi trascorsi, anche se forse eravamo magari gli unici a ritenere che un giorno avrebbe fatto ritorno nella terra d’origine. Mentre senza di lui la ‘città T 1 di Ceriale’ è il peggiore ‘monumento’ immobiliare in abbandono in Liguria e che ha privato la cittadina di un sicuro punto di svolta e sviluppo. Comunque non sempre tutto il male vien per nuocere. La speranza della ragione è che il complesso possa alla fine interessare ad un fondo di investimento, uno dei tanti che si aggira in Italia in cerca di ‘affari’. Forse l’amministrazione comunale in carica che non deve farsi perdonare nulla dell’affaire, potrebbe farsi sotto ‘affidando’, meglio favorendo la ricerca di un compratore ad un consulente ad hoc. Non è solo interesse del Comune, della comunità tutta. Il tempo perso non si recupera. Nello stesso ‘fardello’ c’è pure il destinato della Colonia Veronese. E’ ceriale che in primis deve darsi da fare. Con le persone giuste.
Improbabile invece che Nucera, almeno direttamente, possa tornare il ‘mattatore’ dell’operazione anche se le entrature non mancano e la latitanza a Dubai l’ha messo in contatto con importanti realtà di quel paese, ma non solo. E poi ha dimostrato di non essere uno sprovveduto, anche se non immaginava che la Procura della Repubblica di Savona assestasse un colpo che si è rivelato mortale. E, come è poi emerso, ha provocato a catena la reazione delle 8 banche con cui l’imprenditore operava e da qui il collasso totale. Forse con qualche robusta riserva mai scoperta.
Non è invece il caso, per quanto si sa, dell’imprenditrice – presidente Patrizia Testa. Alassio le ha portato fortuna, il resto lo ha conquistato con le proprie forze. Mentre la buona sorte non deve essere nemica.