Sarà capitato anche a voi di seguire Rai 3 Liguria o Imperia Tv (nell’imperiese), di leggere un quotidiano con cronaca locale o sito on line. La conclusione? Gli agriturismo, anche in Liguria, godono di buona salute, in molti casi persino ottima. Ci sono cronisti esperti (?) che distribuiscono pagelle e giudizi di eccellenza a pioggia. Poi leggiamo, mettiamo a confronto l’analisi – testimonianza che emerge dal convegno promosso dalla Cia Liguria, e viene spontaneo chiedersi: è reale il primo film, niente fumo, oppure la realtà è assai diversa da quella che ascoltiamo, ad esempio, quando si parla, spesso e sovente, del boom del turismo negli agriturismo. Che, sempre ad ascoltare e leggere (vedi rassegna stampa e TV), se la passano molto meglio degli albergatori ponentini, meno fortunati rispetto ai colleghi delle Cinque Terre dove la speculazione selvaggia (non parliamo di sano sviluppo edilizio) non ha attecchito per una serie di ragioni.
Al di là di queste considerazione ce n’è una che dovrebbe prevalere, una priorità assoluta. Non si può – salvo rarissime eccezioni – mettere a confronto un agriturismo a pochi chilometri dal mare e dalla Riviera, con un ‘fratello’ situato sulle nostre montagne, spesso con percorsi lunghi ed impervi per essere raggiunto. Dove non basta la componente del relax assoluto, del mare verde, boschi e natura, per far quadre i conti. Tirare le somme a fine anno. Guadagnare, diciamo, un stipendio che consenta la sopravvivenza, senza lucrosi guadagni, ma neppure bilanci all’osso, tale da disincentivare anche le vocazioni più talebane. La richiesta emersa dal convegno ( Nelle altre regioni vengono inseriti numerosi correttivi in relazione alla dimensione, alla collocazione in zone montane o svantaggiate….) dovrebbe essere inserita senza indugi nella legislazione della Regione Liguria e tutti i rappresentanti eletti dovrebbero farsene carico, subito, diciamo prima possibile, all’unisono. Quella montagna che ‘alla noia’ tutti gli intervistati, i cronisti, scrittori, giudicano ‘bellissima, di un fascino straordinario’, perfino chi parla della nostra Liguria come l’area più bella al mondo, la cui sofferenza si è tradotta in costante abbandono e spopolamento, assenza di opportunità di lavoro, carenza o inadeguatezza di rete viaria, di infrastrutture. Purtroppo hanno la meglio gli immancabili giullari, vuoi dell’informazione, vuoi della politica. Si legge e si ascolta, da qualche decennio, che rilancio, segni di ripresa, sono proprio dietro l’angolo, manca poco. Un pessimo soporifero. E nessuno con un minimo di sale in zucca pensa al pessimismo e disfattismo.
La situazione in cui da anni si dibatte la nostra montagna, quella che ci hanno lasciato gli avi, va raccontata solamente con la testimonianza e le parole di chi la vive 360 giorni l’anno, in estate come in inverno, con il bel tempo, il sole, ma anche con il freddo, neve, ghiaccio.
L’analisi sugli agriturismo liguri sarebbe ancora più completa ed esauriente se mettessimo a confronto i convegni che si sono succeduti nel tempo, i risultati che sono stati raggiunti, il numero di aziende che hanno aperto ed hanno chiuso. Qual è (sempre a confronto) la situazione per gli agriturismo di montagna. Non parliamo delle mosche bianche dove si legge, da tempo memorabile sui giudizi on line (vedi Tripadvisor) che la ricevuta fiscale è ‘sconosciuta’, non te la danno neppure se la chiedi ed insisti. Sono casi che meriterebbero semmai l’attenzione della Guardia di Finanza, dell’Agenzia delle Entrate. La montagna ligure ponentina ha esigenze che non possono essere paragonate a chi esercita nel raggio della fascia costiera. La scorsa settimana ci siamo occupati di un bando, di legge, del Comune di Pigna per dare in gestione un ‘rifugio alpino’ rimasto chiuso tra proteste degli escursionisti. 12 pagine di norme, adempimenti, regole, obblighi. In ossequio alla normativa regionale e nazionale. Il consiglio, visto che le regole non possono essere cambiate a tamburo battente, era che almeno la Regione, in casi simili, mettesse nel suo bilancio un finanziamento. Altro che chiedere un affitto, pur scadenzato negli anni.
E’ un po’ come accade per il settore – comparto dell’edilizia. L’assessore imperiese marco Scajola, oltre ad essere un ammirevole sponsor degli aiuti agli stabilimenti balneari (già prima dei disastri mareggiate), è un fans della ripresa delle costruzioni. Perchè, anche in questo, non dare incentivi, cambiare norme e vincoli spesso disincentivanti, per tentare di recuperare almeno i centri storici dei paesi montani che si stanno letteralmente sgretolando, il numero delle case vuote, edifici in stato di degrado, senza un valore ma dove si paga l’Imu e Tari (come seconda casa, per proprietari che in realtà non abitano, dopo aver anche disdetto l’allaccio elettrico); dicevamo che il numero delle abitazioni vuote, ormai fatiscenti, sono in numero di gran lunga superiore e non di poche decine, rispetto agli immobili abitati. Prima di rilanciare il litorale e le cittadine di mare o immediamente a ridosso, con una selva di seconde case, con migliaia di alloggi, box, magazzini, in vendita, si proceda pure al recupero delle cubature esistenti, peraltro favorite dall’incremento di volumetrie, si mettano in moto incentivi affinche si proceda via via lungo i paesi verso le aree montane. Dove senza un forte impegno di Stato, Regione, province, che faccia da traino, impossibile sognare che siano i privati ad avere un qualche interesse di investire, iniziando dalle attività economiche che possano offrire opportunità di lavoro per chi risiede. Chi presidia il territorio non può essere appagato con un paio di sagre, la festa patrona, qualche serata di spettacolo, le riprese di Tv regionali. Magari fosse bastato in tutti questi anni! Altro che attrarre investimenti produttivi e non assistenziali, da sopravvivenza che alla lunga da i frutti che oggi abbiamo di fronte. Drammatici, ma l’entroterra montano ha poca voce in capitolo e spesso vittima di illusionisti di maniera.
Nelle città di mare e confinanti la platea elettorale non ha pari rispetto a collina e montagna. E qui però che si misura giustizia sociale, serietà degli annunci e di chi non perdere occasione per cavalcare le sana bellezza della natura montanara. Si potrebbe pure invocare la coerenza. Ci limitiamo a rileggere, a ritroso, nell’ultimo mezzo secolo l’archivio stampa. Qualcuno direbbe: almeno sappiamo di cosa discutiamo e perchè, per non perdere altro tempo. Ben vengano i convegni, servono ad informare ed essere informati. Meglio se si riesce anche a mettere in campo la memoria storica. (L.Cor.)
COMUNICATO STAMPA DELLA CIA LIGURIA
I fienili e le stalle? Avanti di questo passo serviranno per catalogare tutte le pratiche burocratiche obbligatorie per i titolari delle aziende agrituristiche.
“ Meno burocrazia non è un semplice slogan – ha sottolineato Federica Crotti, responsabile di Turismo Verde Cia Liguria al convegno promosso insieme a Cia Liguria sulla situazione degli agriturismo -. Significa ridare agli imprenditori ore di lavoro da dedicare alla propria attività invece che essere costretti a stare attaccati alle scrivanie che molti di loro hanno abbandonato proprio per dedicarsi alla terra. Un esempio? Dobbiamo fare tre comunicazioni diverse a tre soggetti diversi per ogni registrazione di un nuovo ospite. Possibile che non si possa farne una unica ?”.
Avanti così, difficile avere un futuro. Ci vogliono soluzioni.
“ Gli ospiti chiedono nuovi servizi spendendo meno soldi – ha proseguito Federica Crotti -. Dobbiamo avere la possibilità di fornire anche strutture mobili come tende, yurte, case mobili. E poi il tema delle aperture: occorre rivedere la norma che ci obbliga a comunicare in anticipo il calendario di quando siamo aperti. Non è possibile in questo contesto economico rinunciare a prenotazioni perché siamo chiusi e magari avere l’agriturismo vuoto in altri giorni. Una volta fissati i limiti è facile controllare che questi siano rispettati nel corso dell’anno”.
C’è tanto altro che rischia di affossare l’attività agrituristica.
“ La tassa sullo smaltimento dei rifiuti ci assimila all’attività alberghiera. E’ evidente che le attività sono diverse, per noi ad esempio l’umido diventa concime – ha rincarato la presidente di Turismo Verde -. I controlli ? Ben vengano, siamo favorevoli, ma non è possibile che arrivino da soggetti che operano senza coordinamento e spesso con poca competenza sulle caratteristiche delle attività agricole. E a proposito di norme: se una cucina rispetta quelle indicate dalla legge, per quale motivo siamo obbligati a vendere i nostri prodotti solo ai consumatori finali senza poterli distribuire ai negozi sul territorio, contribuendo a creare ricchezza alla rete sul territorio ? ”.
Un’analisi che Cia Liguria ha spinto fino ad un confronto con le altre regioni.
“ Abbiamo analizzato la situazione della normativa sugli agriturismi nella nostra regione confrontandola con le norme delle altre rispetto a dimensione aziendale minima richiesta, criteri per determinare la prevalenza dell’attività agricola, norme sulla s
somministrazione di pasti e bevande, norme sull’esercizio dell’attività negli spazi esterni, caratteristiche degli immobili – ha spiegato nei dettagli, ai tanti operatori presenti, Riccardo Giordano, Cia Imperia -. Non siamo certamente per la deregulation ma è evidente che in Liguria le norme sono più penalizzanti rispetto alla maggior parte delle altre regioni. Un esempio? In Liguria occorre avere una dimensione minima e non c’è particolare attenzione alle aziende collocate nelle zone montane o svantaggiate. Nelle altre regioni vengono inseriti numerosi correttivi in relazione alla dimensione, alla collocazione in zone montane o svantaggiate, alla pratica di agricoltura biologica”.
Un confronto che Cia Liguria ha voluto avviare con ANCI. “ Perché non è possibile che le norme e i tributi siano così differenti da Comune a Comune”. E con la Regione Liguria presente all’incontro con l’Assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Mai.
Un confronto che non si è esaurito nella sala di Palazzo Ducale.
“ La situazione è apparsa evidente in tutte le sue criticità come hanno confermato gli interventi delle aziende a questo incontro – ha commentato Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria -. Presenteremo a breve un documento alla Regione Liguria che elenca tutte le nostre proposte di modifiche di leggi e regolamenti che permettano alle aziende agrituristiche di essere competitive in un settore che, ricordiamolo, è fondamentale per evitare l’abbandono del territorio”.