La notizia, a Savona, è passata inosservata. Era lunedì 21 gennaio 2019. A Puerto Plata (San Domingo), dove risiedeva dal 2001, la Comunità Italiana annunciava la morte di Fabrizio Terracciano, 74 anni, savonese, ex ufficiale della Folgore, l’uomo dei misteri. Dalle Bombe di Savona, alla strategia della tensione, alle stragi che sconvolsero il Paese negli anni ’70. Indagini che quando lo ‘sfiorarono’ uscì scagionato, innocente. Fu in qualche modo chiamato in causa dalla moglie dalla quale era separato e da Gigliola Guerinoni interrogata in carcere, nel 1992, dai magistrati che indagavano sulla strage dell’Italicus.
Terracciano era nostro coetaneo, conosciuto dopo che telefonò alla redazione del Secolo XIX Savona e chiese un incontro in un luogo che lui indicava. Al telefono non si fece riconoscere, disse che voleva fare ‘rivelazioni’ sugli attentati a Savona (1974- ’75). All’appuntamento non si presentò. Un paio di settimane dopo rieccolo al telefono: “Non sono venuto, non mi fidavo….mi sono informato meglio. Possiamo vederci….”. Non sarebbe stato il primo o l’ultimo mitomane nella vita di cronista di giudiziaria. Fissò: “Ci troviamo all’angolo di corso….potrà riconoscermi, in mano l’Unità…” Lui che era fascista. Ebbene non era affatto là per raccontare, semmai per patteggiare l’esclusiva (scoop giornalistico ?) e nel contempo chiedeva notizie del Palazzo di Giustizia. E a suo dire poi avrebbe mantenuto la promessa.
LA NOTIZIA DIFFUSA Lunedì 21 gennaio 2019 dalla Comunità Italiana di San Domingo
Muore dopo lunga malattia a Puerto Plata l’ex vicepresidente del MIR Fabrizio Terracciano
È deceduto a Puerto Plata Fabrizio Terracciano. Era ben noto tra i connazionali della cittadina della costa atlantica dove risiedeva dal 2001. È stato uno dei fondatori del Movimento Italiani Residenti (MIR) di cui ha occupato per anni la carica di vicepresidente. Il MIR è stato uno dei primi tentativi del secolo in corso di associazionismo italiano nella Repubblica Dominicana.
Il giornale del MIR “L’Uovo di Colombo” ha pubblicato anni fa un articolo sulla sua avventurosa vita di cui però non si trova più traccia.
Fabrizio era Savonese e aveva 74 anni. A Puerto Plata gestiva la farmacia Los Tropicos di CostAmbar. Ex ufficiale della Folgore con esperienze in Katanga, Etiopia ed Eritrea. Un passato glorioso quale ufficiale paracadutista. Era malato da tempo. È deceduto nell’ospedale pubblico Ricardo Limardo di Puerto Plata.
L’autopsia gli è stata fatta a Santiago. Verrà trasferito a Santo Domingo dall’impresa di pompe funebri Blandino per la cremazione. Lascia un figlio, Enrico, che è vissuto nella Repubblica Dominicana per anni e che ora si trova a Savona. Enrico arriverà il 25 gennaio a Santo Domingo per assistere ai funerali di suo padre e alla cremazione.
IL RICORDO DEL VECCHIO CRONISTA DEL SECOLO XIX
(E DELLA ‘GAZZETTA DEL LUNEDI’) PER LA PROVINCIA DI SAVONA
Seguì un secondo e forse terzo incontro. Terracciano sempre guardingo, contorto e misterioso nei ragionamenti. Accennò, se ricordiamo, pure ad altre vicende giudiziarie, al delitto Brin, ai ‘colpevoli’ e a chi li avrebbe supportati. Dava l’impressione di chi volesse intimorire (“Io faccio parte.…”) senza peraltro minacciare, troncava i discorsi, li lasciava monchi. Era apparentemente timoroso, eppure era un libero cittadino, non era ricercato, semmai ‘attenzionato’. Ignoravamo, però, che fosse sospettato ed indiziato per le Bombe di Savona, evidentemente cosa che lui sapeva. Da qui, crediamo, il suo interesse a scoprire che aria tirava nel Palazzo di giustizia. Ci sfugge tuttavia in quale fase dell’interminabile inchiesta (ben tre istruttorie, anzi forse quattro o cinque, senza trovare colpevoli, esecutori e mandanti) Terracciano finì sul registro della Procura della Repubblica. Sicuramente era una persona nota alla squadra politica della Questura, all’Ufficio informativo del Comando provinciale dei carabinieri, una ‘vecchia conoscenza’ dei servizi segreti interni.
Un giorno si rifà vivo al telefono. Il 6 novembre 1990 avevamo scritto sul Secolo XIX (vedi a fondo pagina…) un articolo: “Nomi e trame nuove nel dossier sulle bombe. Scontati gli esiti della sentenza che verrà depositata oggi sugli attentati che sconvolsero Savona. Nonostante l’archiviazione emergono inquietanti risvolti sui disegni eversivi.” Tra le persone citate, tra inquisiti, sospettati, interrogati, pedinati, intercettati, c’erano due savonesi. Agostino Sansone, negli anni settanta era stato segretario della sezione del Msi- Destra Nazionale a Borghetto Santo Spirito, persona di umili estrazioni sociali, un immigrato in rapporti ambigui con elementi della mala rivierasca. E Fabbrizio Terracciano.
Emerse che quattro mesi dopo l’ultimo attentato a Savona, fu scoperto, a Borghetto, un vero e proprio arsenale di esplosivo in un box di cui aveva la disponibilità Sansone. Nessuno però, al momento dell’arresto, pare abbia ipotizzato un qualche collegamento con le bombe savonesi. All’epoca prevaleva soprattutto la pista neofascista italiana dell’estremismo, con nomi di spicco: Clemente Graziani ed Elio Massagrande. Il primo fondatore di Ordine Nuovo, il secondo ex paracadutista ai vertici dell’organizzazione. Del gruppo facevano parte Salvatore Francia, Mario Tuti del Fronte nazionale rivoluzionario, filiazione di Ordine Nero. Infine Giancarlo Rognoni del gruppo milanese la Fenice. Va detto che nessuno finirà a giudizio e neppure ressero gli indizi a posteriori verso Sansone. Anzi, quando la pista prese corpo per via di un paio di neofascisti torinesi che gestivano un ristorante di Albenga e che erano soliti riunirsi in una villa di Erli, emerse che non fu disposta la perizia sull’esplosivo che andò distrutto.
TERRACCIANO ‘ACCUSATO’ DALLA MOGLIE SEPARATA
Perchè Fabbrizio Terraciano finì tra gli inquisiti della lunga stagione bombarola Savonese ? Breve premessa. Fabrizio era figlio di Enrichetto Terraciano, insegnante di educazione fisica, Gran Maestro aggiunto del Rito Filosofico Italiano di cui è stato Gran Maestro Luigi Savona (classe 1917) già ufficiale delle ‘SS’ a Venezia. Il giovane Terracciano non fece nulla per nascondere simpatie di estrema destra. Da fonti investigative avevamo appreso che si era trasferito ad Altopascio e saltuariamente tornava a Savona dove rimase fino alla partenza per San Domingo.
A confidare, tra mille paure e reticenze, che Fabbrizio Terracciano non sarebbe stato estraneo (elemento indiziario che non avrà riscontri) al terrorismo che tenne in scacco la città per quasi due anni, la signora Bonifacino, moglie separata, con la quale aveva ingaggiato, insieme al convivente, una durissima battaglia legale per l’affidamento del figlio. Accade anche che il convivente della donna fu vittima di un misterioso episodio. Alla polizia arrivò la segnalazione anonima della presenza di armi in un locale di Albisola. In realtà l’arma fu trovata. E fu al centro di un processo per calunnia, intricatissimo e di cui daremo conto sul prossimo numero di trucioli.
Terracciano che verrà chiamato in causa da Gigliola Guerinoni coinvolta, con il convivente Ettore Geri, nell’omicidio e nell’occultamento del cadavere di Cesare Brin, farmacista di Cairo Montenotte, presidente della locale squadra di calcio. Gigliola condannata e tornata libera a pena espiata.
L’INTERROGATORIO, QUANDO ERA RECLUSA, DI GIGLIOLA GUERINONI
Ecco uno stralcio del verbale di interrogatorio della Guerinoni avvenuto in carcere, il 17 gennaio 1992, da parte dei magistrati che indagavano sulla strage del treno Italicus: “…..A domanda risponde. …….Contemporaneamente alla vicenda del golpe Borghese, Gabriele Di Nardo (coimputato nel processo per la morte di Brin, segretario provinciale del partito, consigliere regionale ndr) operava assieme a tale Fabrizio Terracciano. Questi era uno di Savona che si era trasferito a Lucca. Ufficialmente era un dirigente della Elf, ma in realtà era un esperto di armi e di esplosivi, oltre che paracadutista addestratore. Ricordo che seguì un corso ad Arezzo. Ricordo che Di Nardo e Terracciano parlavano di attentati a tralicci. Quest’ultimo, in relazione alle indagini successive a tali attentati godette della protezione di un generale del quale non ricordo il nome. Ricordo anche che attorno a questi attentati si creava un’aura di ambiguità, per far intendere che erano riferibili a gente di sinistra. Di Nardo e Terracciano parlavano anche di attentati ai tralicci commessi in Alto Adige.
Gabriele Di Nardo faceva parte dell’organizzazione giovanile del Msi di Savona ed era un picchiatore. Questo al tempo della nostra conoscenza, cioè durante gli anni del liceo. Successivamente il Di Nardo progredì nella sua militanza politica, divenne un attivista con contatti fra l’altro a Genova, in Toscana, a Milano, a Roma. Era il pupillo di Miceli, persona che io ho incontrato due volte in epoca molto successiva, cioè fra il 1983 e il 1985. Sono testimone diretta dei rapporti fra Gabriele Di Nardo e Miceli in quanto incontrai quest’ultimo appunto trovandomi insieme al Di Nardo. Il Di Nardo non mi ha detto esattamente in quale periodo abbia conosciuto Miceli. Poiché conosceva Almirante già da quando era ragazzino, comunque credo che sia stato Almirante a presentare Di Nardo al Miceli. Il Di Nardo era poi legato a tale Randagio Ernesto, capo del corpo sommozzatori della capitaneria di porto di Savona. Questi aveva importanti contatti nella zona di Marsiglia ed era amico di Le Pen. Che avesse una particolare influenza in Francia lo so per cento in quanto attraverso i suoi buoni uffici fui autorizzata ad accedere in due caserme della Legione Straniera, cosa questa che normalmente non e consentita. Il Di Nardo era in contatto anche con tale professor Snaider. Questi insegnava letteratura ed era un grosso personaggio del golpe Borghese. Lo Snaider l’ho conosciuto personalmente. Ho conosciuto altri personaggi del golpe Borghese, ma in questo momento non mi vengono in mente i nomi. Comunque il Di Nardo entro nel gruppo golpista: vi fu ammesso dall’on. Baghino di Genova, che era quello che selezionava i giovani a livello regionale. So tutto questo per certo perché me lo ha detto il Di Nardo e perché sono stata presente a colloqui fra il Di Nardo e il Baghino. Il Di Nardo aveva una sessantina di fucili nella sua casa di campagna sita in Mallare. Aveva inoltre un impianto radio poiché questa abitazione era situata in un luogo appartato veniva utilizzata per raduni e riunioni.
A.d.r. Chiestomi di indicare altre persone con cui il Di Nardo fu in contatto, ricordo che aveva appoggi in Valtellina e in Alto Adige, in particolare a Bolzano. A Torino, inoltre, era in contatto con un giornalista di Candido, del quale ora non ricordo il nome. Spontaneamente a questo punto, anche se la cosa non e pertinente all’argomento che stiamo trattando segnalo che il Di Nardo ha avuto rapporti con Toni Negri, rapporti dei quali mi ha parlato dicendomi fra l’altro che secondo lui il Negri era una persona molto valida. Il Di Nardo continuò a mantenere i rapporti che ho detto anche dopo il fallito golpe per tutti gli anni ’70…..”
ARTICOLO SUL PERIODICO “L’Uovo di Colombo” CHE A META’ DEGLI ANNI DUEMILA
DEDICAVA A TERRACCIANO DUE PAGINE E LA FOTOGRAFIA DEL SUO CANE
La notizia l’avevamo data in sintesi su Trucioli Savonesi. Parlava dell’ex ufficiale della Folgore ( Fabrizio Terracciano) con esperienze in Katanga, Etiopia, Eritrea. Vice presidente del Movimento Italiani Residenti a San Domingo.
L’organo di informazione locale “L’Uovo di Colombo” (vedi…il materiale è stato poi rimosso) gli ha dedicato un lungo articolo in lingua spagnola, ricordando il glorioso e brillante passato quale “ufficiale paracadutista della Folgore”. E le sue esperienze “eroiche” in Africa.
Infine sul forum del “Partito degli italiani all’estero” altra citazione di merito e d’onore per Fabrizio Terracciano.
Luciano Corrado