BRICIOLE DI COSTITUZIONE. 24a Puntata. La cultura, l’arte e la scienza. “Art. 9, La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Art. 33, L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
Qualche mese fa sono stato a cena da una coppia di docenti, incontrati pochi giorni prima ad un convegno. Vi racconto:
“Rosetta l’ho conosciuta sui banchi di scuola. Io insegnavo e lei studiava. Ora è la madre dei miei figli!”
“Come andava in Italiano?”
“Ah, io le mettevo sempre quattro”.
“Per correttezza? essendo sbocciato il sentimento?”
“No; tanto valeva. E ancora adesso pensa più ad uscire che a leggere un buon libro. L’ultimo che le ho regalato, Morte a Venezia, giace intonso da mesi sul suo comodino. E irrecuperabile! Mi faceva penare; con i Sepolcri non ne parliamo!”.
“Lei però ha un gusto un po’ lugubre, professore: morte, sepolcri. Ha mai provato ad insegnare qualcosa di divertente? O ancor meglio, in modo divertente?”
“Ma cosa vuol insinuare che io non sappia il mio mestiere? O addirittura che Thomas Mann e Ugo Foscolo siano dei bischeri come Dante?”
“Assolutamente. Mi viene solo il dubbio che forse stiamo facendo credere ai ragazzi che la cultura, il pensare siano cose tristi, noiose. Lei preferisce una gita a un cimitero, per quanto monumentale, o andare a cinema a vedere un film comico?”
“Magari non comico, ma sicuramente opterei per un buon film”.
“Perché allora pretendiamo che i giovani siano affascinati dai cimiteri? da una cultura, quella scolastica, prevalentemente cupa e pesante?”
“La vera arte non può che essere l’espressione di emozioni dolorose, complesse. Solo la sofferenza consente una tale penetrazione nella nostra anima da liberare l’ispirazione”.
“Mi viene però il dubbio che possa esserci anche una cultura gioiosa, che sulle cattedre circola poco. E poi cos’è cultura? Perché riteniamo musica quella classica e non il rap, per il quale i giovani vanno pazzi? Mentre si contano sulle dita delle mani quelli che vanno ai concerti di clavicembalo. Comincio a temere, professore, che vogliamo dare ai giovani la nostra cultura non la loro. E lo stesso errore lo stiamo forse facendo col popolo”.
“Senta un po’, se non sbaglio lei fa lo scrittore. Non ha mai studiato pedagogia, metodologia della didattica e simili. Lei stesso ammette di non avere una grande cultura. Come fa a sapere cosa insegnare e cosa debba intendersi per cultura?”.
“Non vorrei essere frainteso. Io non so un bel nulla. Provo a ragionare. Se a sedici anni mi avessero consentito di scegliere fra un canto dell’inferno dantesco o una canzone di Lucio Battisti, non avrei avuto dubbi. “Emozioni” era vicina ai miei gusti, alle ansie… il conte Ugolino mi portò in un mondo di tragedie, mentre pensavo alla bruna della sezione B; di padri che mangiavano i figli, mentre io ne volevo uno che mi capisse!
“Vuole sostenere, signor poeta, che ministri, studiosi, pedagoghi, quelli che insomma hanno organizzato la scuola così com’è sono degli emeriti ignoranti?”
“Ma no, mi sto solo ponendo delle domande di buon senso”.
Cultura dovrebbe significare: offrire strumenti e opportunità, non soluzioni, obiettivi, decisioni; non plasmare a propria immagine, imporre le proprie ambizioni, ma capire le propensioni di ragazze e ragazzi; essere una guida invisibile e neutrale, che aiuti l’acqua del fiume a scorrere nel suo letto senza deviarla.
Briciole di Costituzione è un percorso di diffusione dei valori fondanti della Costituzione attraverso brevi commenti, che pubblico ogni mercoledì dal 3-10-18. È rivolto a ragazze e ragazzi di tutte le età. Se siete interessati iscrivetevi al “Gruppo Facebook Briciole di Costituzione” oppure comunicatemi l’iscrizione alla mailinglist. Vi sarei grato se aderiste all’iniziativa e la diffondeste nei vostri diari, blog, siti, giornali, tv.
Michele Del Gaudio