Recuperare i frammenti, assemblarli e incollarli. Scattare le foto quando il sole ti picchia negli occhi e non vedi quasi nulla, poi guardi le foto, sono tutte belle, hai visione di immagini che senza la fotografia non potresti apprezzare. Mi piace fotografare quando non vedo perché la macchina fotografica mi registra uno scorcio di realtà che altrimenti mi sarebbe precluso.
Poi le stampo queste fotocolor piene di luce su di un foglio grande, le due immagini sottratte al sole, me le guardo un poco e poi le strappo. Ma non le butto, mischio i frammenti cartacei fra di loro e poi li incollo su di un foglio nuovo ricavandone una immagine composita. Sono tutte operazioni meccaniche che si fanno con cura, tranne gli strappi e i collage, in mezzo c’è il modo di strappare e la scelta di come incollare i frammenti che sono le uniche variabili; la poesia sta tutta qui, in questi due procedimenti d’intervento per restituire immagini vere ma filtrate e alterate dal nostro occhio e trasformate in pratica con il nostro mettervi mano, il fare artistico.
Dalla piazza in cui si scatta le foto allo studio in cui si realizza le due opere sono il percorso naturale di una trasformazione estetica e operativa che include fluxus come fatto acquisito. È questo scorrere dei gesti e il fluire della vita, con la quotidianità da interpretare e da modellare sui nostri alti e bassi, che danno la ragione dell’arte, la motivazione e il senso del nostro essere faber e sapiens, nella crescita umana, nel capire anche le piccole cose e di trovare in esse la poesia dell’essenziale. È un modo di guardare tipico dei bambini quello di cogliere con lo sguardo i particolari, i dettagli dell’insieme mentre gli adulti hanno lo sguardo ampio, guardano subito l’insieme, la folla, la sala piena di gente seduta o che balla, il mercato con tanti banchi pieni di merce.
Nutrire gli ignudi, vestire gli assetati, dar da bere agli affamati, fare per gli altri qualcosa che non si aspettano e che non desiderano come prima azione, spostare gli interessi nostri e anche quello degli altri; far piangere gli afflitti che è l’azione che compiono con più facilità e che comunque rappresenta uno sfogo liberatorio, far ridere i dubbiosi, farli ridere dei loro dubbi assurdi; consolare i grandi peccatori, perché dovranno un giorno pagare per i loro peccati, ignorare le persone moleste in modo che capiscano quanto sono rompiscatole.
Talvolta agire ignorando le regole può servire a sbloccare le situazioni calcificate, dare nuovo ossigeno e sapore e vigore a ciò che si fa sempre alla stessa maniera, usare la fantasia per infondere spirito nuovo alla piatta routine, alle [cattive] abitudini dure a morire che svalutano il giusto senso del fare; nella vita quotidiana certe volte si agisce seguendo il senso inverso delle cose e allora si procede sicuri sulla cresta dell’onda, senza sbandamenti o cadute ma, cavalcando un destriero scatenato che sente le briglie sciolte sul collo e non sbaglia strada.
Lo sguardo osservatore passa rapido e coglie in un battito di ciglia gli elementi essenziali, arriva al profondo con una velocità bruciante, esplora segreti dimenticati, sa cogliere senza indugi l’essenziale come lo scatto di un obiettivo fotografico ad alta velocità. Anche i gatti hanno quello sguardo fulmineo, scorgono il pericolo in una frazione di secondo e colgono con lo sguardo l’apertura giusta per mettersi in salvo, per fuggire con precisione e grande rapidità di un proiettile animale.
Bruno Chiarlone Debenedetti