Chi ricorda ancora quando i politici nazionali giocavano da propulsori la partita elettorale anche alle elezioni comunali. Comizi con piazze o Cinema Ambra affollati di seguaci e rivali. E quel pomeriggio del ’68 in piazza San Michele con il fondatore e segretario nazionale del partito monarchico, Alfredo Covelli, primatista a tribuna politica di Rai 1. Un battagliero che faceva ascolti, ma ad Albenga, andò maluccio e se la prese col sindaco: “…tutti hanno un palco, a me è stato negato…”. Gli anni in cui ogni sindaco Dc teneva a presentarsi con il simbolo del partito o della coalizione. Poi arrivò la Lega di Bossi con la lotta dura ai ‘ladroni di Roma’, a massoni complici con il Vaticano, abbasso la casta politica e dei privilegi. A conferma dell’opinione di trucioli vedi a fondo pagina il San Carlo affollato per la presentazione del candidato sindaco Calleri, sul palco il sottosegretario Rixi ed il presidente Toti. In prima fila il sen. Bruzzone futuro candidato alle Europee che lascera se eletto libero il seggio a Roma; ci sono Angelo Vaccarezza e Marco Scajola. Un successone. La piazza di Albenga è caldissima.
Comizi in caduta libera e quattro tifosi ad ascoltare. Siamo al terzo secolo, con l’avvento del modello ‘Lega alla Salvini’ che riporta alla ribalta onorevoli, sottosegretari, ministri. Esibiti, come nel caso del candidato sindaco Gerolamo Calleri, a garanti di buona ed onesta amministrazione. E mettere alle spalle il centro sinistra locale e nazionale, provvede il sen. Attilio Ripamonti ‘biricchino satirico’ dopo una dichiarazione dell’avv. on. Franco Vazio a proposito della nipote candidata in Lega.
Ecco che torna in Riviera, ad Albenga, Lara Comi avvolta nel suo fascino e fotogenia. Ai suoi esordi era considerata, probabilmente a torto, tra le stelline di serate, via una avanti l’altra. Berlusconi, divorzi, padre e nonno, galante e generoso, era descritto impegnato nell’harem e negli affari di famiglia piuttosto che a capo del governo del Paese. Lara, con serietà, mai una vicenda che potesse adombrare onestà, rettitudine, impegno, coerenza. Un paio di incidenti (uno lo riportò L’Espresso) di percorso . La Repubblica il 7 marzo 2017: “Usavano i soldi dei rimborsi del Parlamento europeo per pagare propri collaboratori in patria. Nei guai sono finiti diversi europarlamentari che negli ultimi anni hanno operato a Strasburgo. Oltre a nomi noti, come la leader del Front National di Marine Le Pen, dello Ukip di Nigel Farageo del partito Diritto e giustizia del polacco Jaroslaw Kaczynski, ci sono anche alcuni politici italiani, tra cui la saronnese Lara Comi. Ora, però, l’Europarlamento chiede indietro i soldi utilizzati in maniera non appropriata.”
In un’altra circostanza era salita alla ribalta nazionale. Lo scorso anno: “Polemica accesa a Omnibus (La7) tra l’europarlamentare del Ppe, Lara Comi, e il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci (Lega), sulle opere pubbliche e sulla Tap. “La fate o non la fate?”, incalza insistentemente Comi. “Le domande le fa il conduttore”, risponde reiteratamente il deputato leghista. Poi aggiunge: “Tu sei qui per dare delle risposte, ma non le puoi dare perché ormai non governate più da nessuna parte“. L’europarlamentare ripete la sua domanda e Bitonci replica: “Potresti chiedere a La7 se magari ti dà la possibilità di condurre una trasmissione di cucina“. La infelice risposta del politico leghista ha scatenato l’indignazione tra i parlamentari del centrodestra, a cominciare dalla presidente dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini: “Un atteggiamento insultante per tutte le donne. Aspettiamo le sue scuse. Solidarietà dal gruppo di Forza Italia della Camera all’amica Lara”.
Ben altra musica ed accoglienza ad Albenga che in passato aveva già conosciuto. Una presenza per dare man forte alla candidatura di Gerolamo Calleri, un moderato più leghista che forzitaliota, a digiuno di amministrazione comunale e nelle istituzioni (era uno schivo presidente della Coldiretti). Un candidato che non si esibisce da saputello, da maestro d’orchestra, né illuso che tutti quanti gli stringono la mano poi nel segreto dell’urna lo votino.
Ha subito imparato il valore della comunicazione e dell’educazione verso gli operatori dell’informazione locale. Ha iniziato la sua discesa in campo facendosi precedere da un comunicato stampa inviato a tutti i cronisti, nessuno escluso. L’esatto contrario della strombazzata squadra in elaborazione del candidato sindaco dr. Riccardo Tomatis, figlio d’arte con un cognome forte per via di papà. Lui che già il 24 gennaio apriva le danze con l’annuncio sul sodale Ivg.it e La Stampa della sua candidatura e la rinuncia a malincuore dell’avv. Giorgio Cangiano, altro figlio d’arte, seppure a sinistra, all’insegna della fiducia di lasciare la città in buone mani. Il suo fedele vice sindaco. Cangiano che non avrebbe avuto grosse difficoltà alla maglia rosa o gialla del secondo mandato. Dopo che non si era perso un appuntamento, un impegno, una promessa a presenziare, dagli incontri di lobby, all’ultima associazione di volontari, mai perdere gli auguri ad una centenaria, oppure una mostra, fino ad indossare abiti da buontemponi o di rievocazione storica. In costume da bagno, in divisa da cameriera oppure da chef di cucina. Un professionista di talento, stimato e serio, imprestato alla politica in un momento in cui il centro sinistra ed il Pd sono alle corde, che avrebbe vinto anche godendosi un periodo di riposo elettorale, magari ricevendo i clienti nel suo studio legale che ha abbastanza trascurato dando priorità alla sua Albenga, optando persino per l’indennità da sindaco invece della assai più remunerativa toga forense.
A scanso di equivoci, essendo trucioli.it da sempre schierato con il partito delle parcelle, delle consulenze, delle varianti edilizie, all’estrema destra e quando serve all’estrema sinistra, capita che ci troviamo esclusi, da sempre, pure dai comunicati stampa dei Democratici. Che dal Pci non hanno neppure ereditato l’abc dell’organizzazione. Così, per i 12 lettori albenganesi, pubblichiamo solo quel che passa l’altro convento e l’ufficio stampa del Comune che non conoscendo un cronista, suo malgrado, in attività da 53 anni, abbiamo dovuto sollecitare e risollecitare perchè il Municipio non può esercitare il libero arbitrio. Ci siamo permessi di divagare e uno spruzzo di umorismo non guasta. Favoriti per non essere letti dai poteri forti, più a nostro agio con i poveri, gli ultimi, chi non ha santi in paradiso per trovare un lavoro adeguato agli studi per i figli, i nipoti. Non per questo ci sentiamo forcaioli verso quella società benestante che nella vita, magari senza meriti, si ritrova ad indossare la camicia della fortuna che quando è meritata vale il doppio e tutta la nostra ammirazione.
Un’altra chicca della competizione elettorale 2019 ha per protagonista il dr. Eraldo Ciangherotti, uno che sgomita da mattino a notte inoltrata per far conoscere, apprezzare, le sue opere di bene (il suo laborioso operato dai banchi dell’opposizione che non demorde). Un ruolo di cane da guardia proprio di chi fa giornalismo. Prima si batteva sperando (in cuor suo) di possedere titoli e meriti, personalità e fama, stimato e temuto, per indossare la fascia tricolore di primo cittadino. Finora si era dovuto accontentare di quella azzurra in rappresentanza dell’Amministrazione provinciale.
I leghisti ponentini e levantini, alleati di Eraldo, non potevano accettare un candidato schierato, berlusconiano dalla testa ai piedi. Un giorno chiese a Silvio di far volare l’areo che trainava lo striscione (‘Forza Berlusconi- Grazie Berlusconi’) anche nei cieli della Riviera. Eppure anche tentato, scrisse l’informatissimo Luca Rebagliati sul Secolo XIX, di farsi abbracciare e migrare nella Lega col vento in poppa e dopo il vuoto, la partenza verso l’aldilà di Rosy Guarnieri. Luca non ha più dato conto, non ha scritto il seguito. E’ il dentista che si è fermato, o non ha avuto l’accoglienza che immaginava ? Dunque mettiti nel ruolo di gregario, poi si vedrà da ultimo arrivato. Eraldo sostenuto fino all’ultimo, leggendo i comunicati, da Angelo Vaccarezza. Un tempo console in provincia del fortissimo ministro Scajola e ora con i galloni ricevuti dal presidente Toti, l’uomo del futuro centro destra leghista in Liguria. Da azzurro, giornalista, direttore Tv e dipendente di Berlusconi editore che ha intuito cosa accadrà domani. Non solo per la terza età del ‘gran capo’ che ormai non fa più presa, ma il giorno dopo del suo volo in cielo sarà un fuggi fuggi. E l’asse Toti – Rixi darà le carte fino alla resurrezione del Pd e ad una Lega che non potrà più giocare la partita dell’invasione e della paura dei migranti che vivono in alberghi, trascorrono le giornate con i telefonini tra le mani, bivaccano in centro o in periferia, protagonisti della microcriminalità e specializzati in spaccio e furterelli. Una malessere reale che ha fatto presa con la stragrande maggioranza degli elettori e di chi stravede per l’uomo forte, deciso, battagliero costi quel che costi, anche mettersi contro tutta l’élite culturale e gran parte della stampa.
Ciangherotti, per gli scommettitori, sarà comunque il candidato più votato. Da alcuni anni non perde un colpo, una settimana, senza intervenire via IVG.it (Il Vostro giornale indipendente con tutti e da tutti) e copia ed incolla, in gongolante attesa del ‘diritto di replica’ che impone una controreplica per la gioia di miglia di albenganesi. Più scriveva, più lo attaccavano e si consumava il brodo di giuggiole. Una star locale e provinciale che nonostante gli impegni di studio ed in ambulatori privati trovava il tempo per dedicarsi egregiamente alla pagina dell’Avvenire della Diocesi di Albenga – Imperia.
Non pago di tanta gloria, ha voluto essere riconoscente con l’editore puro e la solerte redazione ivugiana, inserendo il primo spot a pagamento della copiosa messe attesa con la sfida delle comunali. Più spendi, meglio spendi. Il contatore di IVG, segnerebbe una media di 25 mila contatti nella platea ingauna. Qualcuno in più dei residenti e di qualche migliaio di infanti. Ciò basterebbe a garantire una penetrazione a tappeto verso l’elettore e convincere persino quel 30-35 per cento che solitamente deserta i seggi.
Albenga che in passato aveva fatto storia nazionale con la prima giunta comunista e liberale. Albenga che schiera nella storia della Coldiretti savonese il suo presidente di Categoria in corsa da sindaco. Il primo è stato Ennio Fazio (più alto in grado quanto a militanza politica e ruoli raggiunti in campo provinciale (Camera di Commercio), regionale e alla Comunità Europea. A Ceriale si è esercitato grazie al voto popolare per due mandati. Non ha meritato la sufficienza, si è distinto per una strisciante arroganza verso chi non ubbidiva o lo criticava (tre dei suoi hanno lasciato il consiglio comunale). Altezzoso e permaloso, cattolico praticante che faceva assai di frequente la Santa Comunione, mai assente alle processioni in fascia tricolore. Non ha battuto ciglio quanto trucioli.it non si stancava di scrivere – purtroppo in perfetto isolamento mediatico – che eravamo di fronte all’unico sindaco d’Italia che doveva convivere con le lucciole della notte sotto le finestre di casa. Non un giorno, un mese, anni e anni. E poco importa se il mercato della notte in Riviera è appannaggio di organizzazioni criminose, tre sventurate dell’Est europeo sono state uccise, una quarta dopo aver lasciato la postazione davanti al supermercato Famila, ora Mercatò, è stata trovata strangolata, fatta a pezzi, in quel di Brescia. Fazio che nulla ha potuto contro un’altra organizzazione: i padroncini che vendono frutta e verdura, a loro dire, di provenienza dalla campagna della Campania. Un’organizzazione che da Ceriale si dirama in tutta la provincia. Perchè abbiano scelto Ceriale resta un piccolo mistero e non certo perchè qui hanno soggiornato (e forse soggiornano, protetti dal ministero dell’Interno e di giustizia) ‘pentiti’ della camorra, ‘ndrangheta e mafia.
Ennio Fazio che nulla ha risolto sul dramma dell’abbandono di decine, centinaia di proprietà agricole nell’area più produttiva del ponente ligure ed afflitta da una serie di concause in cui non è estranea la storica Ortofrutticola di Albenga e le organizzazioni di categoria incapaci del modello cooperativistico dell’Emilia Romagna (la filiera), del Trentino Aldo Adige, di alcune zone del Veneto.
Gli agricoltori di Albenga che contribuirono a far eleggere in Parlamento, per due mandati, il collega Bartolomeo Bolla, Dc, mentre l’imperiese era rappresentato, a sua volta, dal presidente provinciale della Coldiretti, Aldo Amadeo.
Ora la palla passa, se eletto sindaco, a Gerolamo Calleri, che oltre a Lara Comi, ha già avuto la ‘pacca sulle spalle’ del ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio (leghista) e del sottosegretario alle Infrastrutture e Porti, Rixi. Non solo, al suo fianco pare schierato, se le immagini non tradiscono, il dr. Luca De Michelis, presidente provinciale e regionale di Confagricoltura, famiglia facoltosa loanese, titolare di un’avviata azienda agricola in quel di Campochiesa, più in missione tra Savona, Genova e Roma, che curvo sui terreni. Un presidente di categoria dovrebbe mantenersi ‘neutro’, evitare di esporsi. Dipende da punti di vista e dalla coerenza. De Michelis non pare abbia mai nascosto le simpatie politiche. Ricopre quel ruolo non certo per grazie ricevuta. L’agricoltura di Albenga, passata in rassegna stampa, solo nell’ultimo mezzo secolo, è una miniera di informazioni. Dal dire al fare, dal promettere e mantenere, dai progetti alla realizzazioni, dagli annunci osannanti al dimenticare di come sia andata a finire. Per non dimenticare, ma anche in questo siamo davvero isolati, rilegati nel banco dell’asino. Carta canta non è il modello ideale che crea amici. E’ fastidiosa.
Luciano Corrado
1) Vazio alla Lega: “Non è la prima volta che la mia nipote Hingria si candida per il centrodestra alle elezioni comunali. Non è quindi una novità e neppure una “zampata”, anche perché non è mai stata eletta; ma è giusto che ci riprovi”. “Pur rispettando la sua scelta, le consiglio però di non farsi strumentalizzare per la sua parentela, anche perché essere candidata e parlare per luce riflessa non è mai bello”.
“A prescindere da ciò non condivido assolutamente le sue opinioni e i suoi giudizi, che sono ricchi solo di demagogia. Albenga non ha mai visto uno sforzo così grande in tema di sicurezza, di ordine e pulizia come in questi ultimi anni: telecamere e sistemi di controllo a distanza e un cambio epocale in tema di raccolta dei rifiuti e di pulizia delle strade”. “Ad Albenga non servono burattini, sfilate di politici, vincoli e ordini dall’alto: Calleri, la Lega e Ciangherotti ci spieghino perché hanno subito senza fiatare la privatizzazione dell’ospedale di Albenga e le proposte del Ministero dell’Interno di non potenziare polizia e carabinieri e addirittura di costruire in città un centro di espulsione per immigrati irregolari; proposte che, con il supporto della Prefettura, sono state addirittura concretamente verificate dalle strutture del Ministero”. “Albenga deve costruire il proprio futuro in piena libertà e Tomatis e le sue liste civiche sono la risposta più forte e più vera” conclude Vazio.