Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La Costituzione e i diritti della famiglia


BRICIOLE DI COSTITUZIONE. 20a Puntata. La famiglia. “Art. 29, La Repubblica riconosce i diritti della famiglia…”. Tanti adottano a distanza bambine e bambini di contrade remote, ma a volte è un modo per lavarsi la coscienza, perché poi ignorano ragazze e ragazzi a rischio del quartiere!

Potremmo adottare anche loro! Quante compagne di scuola, quanti compagni in difficoltà conosciamo? Potremmo adottare anche la timida della classe… o il violento!

La classe come una famiglia… che si adotta… che adotta… Anzi un’orchestra dove ognuna, ognuno suona il suo strumento… perché ognuna, ognuno di noi sa fare bene qualcosa!

E poi troppi quelle/i che si inventano genitori, senza essere pronti per questo passo. Il matrimonio e la procreazione devono essere il frutto di una scelta di maturità, di altruismo, di capacità psicologiche e morali. Spesso ci si sposa, e poi si fanno le/i figlie/i, per consuetudine, nella più totale improvvisazione per quel che concerne la tolleranza nella coppia e la donazione della vita alla prole, che viene talvolta considerata un giocattolino con cui distrarsi, non una creatura umana da preparare alla vita. A volte manca completamente la considerazione della/del ragazza/o come entità psicofisica, con le sue esigenze affettive, familiari, sociali, economiche, sanitarie. Viene mortificata la sua individualità come soggetto, che vive nella realtà concreta di tutti i giorni, con le sue ansie, le sue aspirazioni, le sue gioie, i suoi dolori, le sue peculiari forme di ricezione e reazione. Diventano sempre più improcrastinabili una famiglia serena e affidabile ed una scuola accogliente e autorevole. 

Briciole di Costituzione è un percorso di diffusione dei valori fondanti della Costituzione attraverso brevi commenti, che pubblico ogni mercoledì  dal 3-10-18. È rivolto a ragazze e ragazzi di tutte le età. Se siete interessati iscrivetevi al “Gruppo Facebook Briciole di Costituzione” oppure comunicatemi l’iscrizione alla mailinglist. Vi sarei grato se aderiste all’iniziativa e la diffondeste nei vostri diari, blog, siti, giornali, tv.

Michele Del Gaudio

E l’articolato poemetto in prosa del preside-artista Felicio Izzo:

Felicio Izzo:  dirigente scolastico del Liceo de Chirico di Torre Annunziata premiato per l’impegno civile sui temi della diffusione dell’Arte

Diversa, ahimè, la città di Franchino il meccanico. Adesso per fortuna è in pensione o, meglio, è il suo mestiere ad essere andato in pensione. Centraline, schermi, display, codici…, troppi nomi nuovi e tutti assieme. Eppure Franchino continua a sentire il profumo del grasso e il sole più bello che ricorda è quello che filtrava attraverso i motori delle macchine sollevate sul cric e il cofano alzato.

Diversa, dicevamo è la città di Franchino, il vecchio col nome di bambino. Una di quelle dove persino i condomìni costituiti sono aggregazioni incerte di monadi indipendenti. Dove ogni balcone ha il suo colore, come le ringhiere, in qualche caso anche due, spesso frutto non di più o meno condivisibili considerazioni estetiche, ma perché funzionali allo smaltimento di residui o giacenze di vernici o pitture precedentemente utilizzate. Talvolta persino per dispetto. L’effetto che ne deriva non è di mosaico quanto di casino cromatico organicamente disorganizzato. Perché dietro ad ogni tassello non c’è una storia, un sentimento, una poesia quanto il calcolo, il rancore, l’indifferenza, il disprezzo per la comunità. In sintesi, la sciatteria e la superficialità.

Eppure quelle stesse città magari esprimono ragazzi e giovani capaci di primeggiare in concorsi artistici  mostrando una commovente sensibilità su temi tanto prossimi ai valori umani più profondi. Città in grado di convertire alla stanzialità persino i “molesti” rom, in un progetto di accoglienza tanto grande quanto inconsapevole. Abitate da persone che si sono date la missione di curare piante in angoli di camorra, di innaffiare gerani sulle finestre, di conservare le guantiere dei dolci; che continuano a denominare le loro barche con nomi di donne e a rispettarle come tali, dietro un dialetto ruvido e troppo aperto nelle vocali.

Allora ti chiedi se non sia la contraddizione il principio ispiratore della logica diffusa e l’equilibrio instabile la forma che essa assume nella realtà delle cose. Ma ti convinci anche di quanto sia tenace la serena leggerezza di chi confida nel futuro: che i boschi bruciati, come le coscienze, rifioriranno, i luoghi saranno abitati in armonia e il mare e il cielo, appena uniti all’orizzonte una grande conchiglia aperta ad accoglierci tutti, in un unico infinito di cui siamo parte.

Quanto a Franchino, il vecchio col nome di bambino, continua a rendersi utile sistemando le bici dei nipoti. Il grasso che usa per la catena è ancora quello, il suo. Ne aspira il profumo e ride. Ogni volta.


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M. Del Gaudio

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