Una guerra senza fine. Di tanto in tanto si risveglia e si riprendere a ‘combattere’ a suon di comunicati stampa, dichiarazioni, ordini del giorno. Gli ultimi in ordine di tempo il mese scorso. 60 anni di rinvii, inutili polemiche, petizioni, progetti mai esecutivi, o meglio masi con le copertura finanziarie, parliamo del più attuale, il trasferimento a monte dei binari. Ma anche, solo proposte, di non gettare alle ortiche l’attuale tratta sul mare, semmai destinarla a ‘metropolitana’ che diventerebbe strategica in una realtà dove l’Aurelia è ridotta ormai a percorso lumaca e l’Aurelia bis è sfumata in molti tratti ed è venuta meno la ‘salvaguardia’ e sono sorti edifici. E mentre l’Autofiori è sempre più intasata. E l’Albenga – Carcare – Predosa, come ha ricordato e riproposto di recente l’ex ministro Scajola, sindaco di Imperia, è sempre ferma al palo nonostante il progetto esecutivo.
Dopo i recenti ordini del giorno di cui anche trucioli ha dato conto, dei Comuni di Pietra Ligure, Laigueglia, Albenga e Ceriale, in cui si ripropone ancora una volta l’impegno ed il rispetto del progetto della ferrovia a monte, tornano a duellare il Comitato Comitato per la salvaguardia del territorio, con sede ad Albenga e presieduta dall’agricoltore – attivista Franco Stalla che nei giorni scorsi aveva affidato ad Ivg. un comunicato e presa di posizione netta contro il trasferimento a monte, tra Andora e Finale. Ora la lettera del WWF al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli (M5S), a firma di Anna Fedi, alassina, albergatrice, presidente del WWF Savona e di Marco Piombo, varazzino del WWF di cui è responsabile dell’Urbanistica e della Tutela del territorio.
Una contrapposizione che ci riporta, seppure con bel altro spessore e partecipazione attiva della popolazione, alle vicende della TAV Torino Lione e altre lotte ambientaliste in Liguria e Piemonte. Ma basterebbe dare un’occhiata a Tv europee, della Germania in particolare, per rendersi conto del coinvolgimento sempre maggiore di larghe fasce della popolazione quando sono in ballo aree destinate ad industrie o infrastrutture. Con casi clamorosi di cui in Italia poco si sa. Recente la protesta di un gruppo ambientalista che pur di non essere sfrattato da un bosco e da una borgata aveva realizzato ‘abitazioni’ di fortuna sugli alberi di alto fusto che
doveva essere tagliati. E si è reso necessario, dopo mesi di lotte anche sul fronte della giustizia, l’intervento di scale mobili dei pompieri. Sarà raso al suolo il bosco, ma non una casa – tutte le altre già abbandonate – dove fino all’ultimo ha resistito un residente con cinque generazioni alle spalle. L’alta Corte ha riconosciuto il suo diritto di abitare la casa di campagna fino a che sarà in vita.
Meno spettacolare e senza drammaticità e scontri (meglio così) la storia senza fine dei binari a monte che lascerebbero libere le attuali aree, in particolare gli ampi spazi liberati dalle stazioni, soprattutto la mega area di Albenga, in misura minore Ceriale, poi Loano e Pietra Ligure. Queste due località, con un importante movimento turistico di passeggeri vedrebbero le stazioni trasferite a Borghetto che diventerà il ‘polo principale’ del omprensorio da Ceriale a Borgio Verezzi, con Pietra che avrà una piccola stazione sopraelevata con ‘fermate’, nonostante debba tener conto della presenza della cittadella ospedaliera del Santa Corona. Si aggiunga, come avevamo dato notizia, che il TAR Liguria ha respinto il ricorso contrario ai binari a monte presentato da una trentina di proprietarie di aree tra Albenga, Ceriale, Borghetto e Loano (in quest’ultimo caso già l’allora sindaco Angelo Vaccarezza aveva coronato il successo della tratta interamente in galleria nel territorio loanese.
Non sarebbe un’idea irragionevole fare in modo che i fronti opposti, senza estremismi, senza strumentalizzazioni di questo o quel partito, questo o quell’esponente politico che magari non conosce a fondo realtà e problematiche, ipotesi di soluzione proiettate nei secoli a venire, siedano ad un tavolo di confronto. Fare in modo che i cittadini siano informati a dovere, conoscano i pro e i contro. Certamente non sarebbe un’idea balzana se, anche in questo caso, una commissione di esperti e di professionisti a conoscenza del territorio, della componente sociale ed economica, delle infrastrutture, della pianificazione (urbanisti, dunque) fosse incaricata a verificare costi, benefici, proiezioni a lungo termine. Un’opera destinata ai secoli a venire.
LA VOCE DEL Comitato Comitato per la salvaguardia del territorio, sede ad Albenga, con il presidente Franco Stalla ha affidato un comunicato stampa a IVG.: “No allo spostamento a monte della ferrovia, progetto danno”.
ARTICOLO: “Dopo gli ordini del giorno approvati in diversi Comuni e le prese di posizioni sul progetto torna a farsi sentire la voce del Comitato. Sul progetto del raddoppio ferroviario della tratta Andora-Finale e lo spostamento della ferrovia torna a farsi sentire la voce del Comitato per la salvaguardia del territorio. Il Comitato è nato negli anni novanta come coordinamento dei vari comitati spontanei sorti contro il progetto del raddoppio e spostamento a monte della linea ferroviaria.
“Dagli anni novanta, nonostante la forte opposizione della popolazione e dei settori produttivi, soprattutto quello agricolo, e dei movimenti ambientalisti, l’iter autorizzativo ha raggiunto l’obbiettivo con l’approvazione del progetto definitivo. Nonostante sia stata dichiarata dal Governo Berlusconi, Infrastruttura strategica dalla Legge Obbiettivo n.443/01, l’opera non è stata finanziata anche a causa dell’elevato costo di realizzazione (oltre 1,5 mld di euro). Il progetto prevede la soppressione di alcune importanti stazioni, con il decentramento di quelle superstite, a discapito del servizio agli utenti. Nella tratta tra Andora-Ventimiglia, dove da alcuni anni è entrata in funzione la nuova linea a monte si è registrato una notevole diminuzione di utenti” sottolinea il presidente del Comitato Franco Stalla.
Un percorso che, a causa di una progettazione alquanto discutibile (vedi le seguenti altimetrie del percorso: Finale Ligure metri 7,75 slm, Borgio Verezzi metri 32,00 slm, Loano sotto il torrente Nimbalto, Albenga metri 30,50 slm, Alassio metri – 2,55 sotto il livello del mare, Andora metri 15,81 slm tutto in 30 km circa) non riduce il tempo di percorrenza e non prevede ne il trasporto merci con l’intermodalità ne l’alta velocità”. “Il territorio interessato dall’intervento infrastrutturale costituisce un unicum geo-morfologico ed idro-geologico caratteristico e caratterizzante che sarà inesorabilmente stravolto e deturpato. Dubbi e perplessità non hanno solo colpito i cittadini rappresentati dal Comitato, ma anche il Ministero dei Trasporti che, nel lontano 2006, redige una serie di prescrizioni di ottantasette pagine pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale numero 58 del 10 marzo”.
“Analizzando il documento si evidenzia che l’impronta dell’opera sulle città e paesi della riviera è tale da dedicare un’analisi specifica per ognuna di esse. Eccone alcune citazioni: tra Finale Ligure e Borgio Verezzi le vibrazioni per la realizzazione delle gallerie nelle zone carsiche potrebbero danneggiare le numerose grotte esistenti e il sito archeologico storico paleontologico delle Arene Candide. A Loano il passaggio sotto il Nimbalto è problematico per le falde e per la sicurezza, trovandosi in zona sismica. A Borghetto S.S. è prevista la cementificazione di un lungo tratto del Varatella. A Ceriale sarà interessato dall’opera il rio Torsero area S.I.C. Nella piana di Albenga il terrapieno impedirà dall’autostrada per un lungo tratto la vista del mare, il sovrapasso di Salea e del casello di Leca saranno un forte impatto visivo. E’ a rischio per possibili cedimenti il borgo antico di Bastia a causa dello sbancamento per la realizzazione della galleria artificiale a filo delle ultime case per la realizzazione della stazione. Nell’abitato di Alassio è problematico il passaggio della galleria per l’attraversamento di diversi rii e la quota della stazione che scende sotto il livello del mare a – 2,55 metri. Ad Andora la galleria passa in prossimità del Castello e della Porta Torre Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo, preesistente documentate di villaggio medievale, possibili dissesti”.
“Il Comitato Territoriale, fin dagli anni novanta, propose il raddoppio in sede dei binari, soluzione già adottata dal primo progetto redatto dalle Ferrovie dello Stato, dove più di un terzo della tratta era ed è già a doppio binario. Tornando ai giorni nostri, sono apparsi sui mass media numerosi appelli, da parte dei politici della zona, a favore del raddoppio e spostamento a monte della linea ferroviaria. Oggi come ieri, esprimiamo il nostro disappunto per un opera che non offre un servizio sufficiente agli utenti, che altera un equilibrio ambientale già precario e che incide negativamente sull’economia del territorio”.“Per queste buone ragioni, chiediamo che venga riesaminato il vecchio progetto delle Ferrovie dello Stato, che prevedeva il raddoppio in sede e la realizzazione dei sottopassi viari dove necessari” conclude il presidente.