Una sartoria quasi anonima, sull’Aurelia di levante, senza insegna o targhe esterne. Solo quando è aperta, giorni feriali e festivi, sono esposti manichini e attraverso la vetrine si capisce il tipo di lavoro artigianale. E’ qui che si sono conosciuti Abdul, 30 anni, migrante dall’Egitto dove in famiglia, a 10 anni, imparava già il mestiere, da 6 anni a Loano, moglie e due figli; e Britaldo Torres che di anni ne ha 96, da 8 anni nella città dei Doria dove, da ultimo, ha seguito i figli e la moglie. Un nonnino semplice, ordinato, affabile, longilineo, non conosce una parola di italiano. La sua seconda casa è la ‘sartoria Sharm El Sheikh’ (Sharm el-Sheikh, località balneare egiziana, situata tra il deserto della penisola del Sinai e il Mar Rosso, rinomata per le spiagge sabbiose, le acque trasparenti e le barriere coralline, i turisti europei.
“Un giorno ho notato davanti al negozio – racconta Abdul nel suo italiano abbastanza sciolto – un vecchietto che con insistenza guardava, scrutava. La storia si è ripetuta alcune volte. Sono uscito fuori, lui sorrideva, diceva qualche parola. L’ho invitato ad entrare e dai gesti, dall’uso della mani ho capito che avevo a che fare con un collega, non immaginavo però la veneranda età e storia di migrante. Da quel momento non passa giorno senza che il ‘maestrodi sartoria famigliare Britaldo non trascorra ore insieme a me, mentre lavoro. E il suo viso si illumina quando può darmi una mano, lui cuce solo rigorosamente a meno, facile rendersi conto dell’esperienza, del colpo d’occhio. Mano ferma, vista da giovanotto. Non vorrei però avere della grane, che qualcuno lo scambi per un mio aiutante. Non si sa mai. Io sono felice di vederlo radioso, un’ottima compagnia e qualche volta imparo nuovi segreti dell’arte sartoriale manuale”.
“La gente entra in negozio, saluta Britaldo, lo osserva, pensa sia magari mio nonno, mai più immaginando di trovarsi di fronte un peruviano al suo primo viaggio oltre frontiera per raggiungere Loano, i figli, emigrati alla ricerca di una vita migliore, un futuro”. Uniti e solidali come sanno essere i nuclei famigliari di quel popolo semplice, ricco di calore famigliare e reciproca solidarietà. La circostanza vuole che la sartoria di Abdul sia diventata anche luogo abituale di incontro dove trascorre la sua giornata un altro nonnino da ‘anta’, Leonardo Mendola, a sua volta migrante del Sud Italia. Ha lavorato duro e sodo quando la ‘Cava di Toirano’ produceva al massimo.
E’ qui che tre migranti, tre ‘mondi diversi’, si sentono e si trovano a loro agio, si fanno compagnia, un focolare umano. Inconsapevoli di quella visione del mondo in cui il rispetto ci dovrebbe vedere uniti e solidali, al di là della cultura natia, della fede, delle credenze. Abdul giovane padre di famiglia che trasforma il luogo di lavoro in esemplare palestra di rispetto verso la terza età. C’è chi fa convegni, discorsi, conferenze e chi la pratica nella vita quotidiana. Lui sta imparando cosa significa vivere e lavorare in terra straniera. Da sei anni ha preso in affitto un locale, nei pressi dell’incrocio di Viale delle Rimembranze, quasi periferica rispetto al ‘salotto cittadino’ ma dove gli affitti non sono certo a portata di tutti. Poi l’affitto di casa. Le tasse e le imposte derivanti dall’attività.
“Devo incassare almeno 1800 € al mese per far fronte a tutto le spese vive – confida Abdul -; oltre alla famiglia, i bambini. Lavoro, quando c’è, senza badare a orari, aperto di domenica e nei giorni festivi. Mi chiamano anche in porto, per la nautica, sugli yacht e devo dire che mi danno fiducia e non ne approfitto. Confeziono e riparo vestititi, divani, tende da sole, ombrelloni di stabilimenti balneari. Mia moglie è sarta e quando riesce viene a darmi una mano. La mia forza è la professionalità, serietà, prezzi più che onesti: sei anni fa, credo di essere stato l’unico sarto, a Loano, ora siamo tre o quattro tutti stranieri. ” Abdul è mussulmano non radicale, osserva scrupolosamente il Ramadan. Di ‘spese extra’ ne può fare pochine, resta l’orgoglio e il dignitoso stato di migrante, il buon umore che lo distingue anche nei giorni difficile e di preoccupazione.
Il bigliettino ‘da visita’, diciamo da lavoro, è significativo ed impegnativo: “Salviamo i vostri vestiti ai prezzi più bassi in Liguria, via Aurelia 87, partita Iva….”. cellulare 349.7806717