La Banca Carisa (accorpata a Carige nel novembre 1975), nel 2018, avrebbe compiuto 178 anni. A quando un volontario scrittore che approfondirà la storia (già Cassa di Risparmio di Savona) dall’A alla Z. Diciamo subito quanto a buone notizie che i 60 mila clienti non hanno patito l’Odissea delle Banche popolari venete, oppure del Banco di Siena solo per restare nel Nord Italia, con migliaia di risparmiatori vittime e truffati. E forse non sono molti i savonesi che hanno affidato o lasciato i loro investimenti azionari nella ‘rapinata’ e disastrata Carige. Eppure con l’assorbimento Carige nel capitale Carisa c’è chi ‘brindava’ e annunciava grandi opportunità per la Fondazione Cassa di Risparmio di Savona: dedicare le proprie energie e risorse agli obiettivi di interesse socioculturale per cui è nata. Mentre la storica banca dei savonesi subiva contraccolpi e giorni burrascosi per il flop di alcuni clienti Top, emergevano discussi personaggi nel Cda. Merita comunque un posto d’onore, senza infamia e disonore, Franco Bartolini, tre volte presidente. Uno che non si è arricchito, né ha fatto affari all’ombra dei banchieri. E non eravamo certo sulla stessa lunghezza d’onda, ci separava un abisso quanto a visione della realtà bancaria cittadina.
Era ottobre del 2007 quando le locandine davanti alle edicole della provincia di Savona, annunciavano l’intervista a Franco Bartolini di Sergio del Santo dalle colonne del Secolo XIX: “ Banca d’Italia ? Una sede prestigiosa per la Carisa, siamo interessati, sapendo che il Comune ha un diritto di prelazione, per noi sarebbe il migliore biglietto da visita, anche se in questo momento siamo di fronte al un rinvio a giudizio che coinvolge quasi l’intero consiglio di amministrazione della Fondazione Carisa di allora, di cui ero presidente e per me è una grandissima amarezza, ma ho fiducia nei giudici”. Aveva ragione. “Il tempo è galantuomo”.
E’ stato il Gianfranco Barcella a scrivere, con ogni probabilità, l’ultimo affresco di vita e di presidente Carisa del professor Franco Bartolini, nato a Roma, 88 anni, laurea in filosofia, preside in pensione, e che abbiamo incontrato, l’ultima volta, a Vado Ligure, al funerale di Gianni Veirana. Era il 24 ottobre 2017. Il prof. Veirana, per un breve periodo, vice presidente di Carisa con Bartolini, il savonese tre volte presidente di quella che è stata per anni il primo ‘forziere’ della città ed ex presidente di Fondazione Carisa. Un tesoro tutto savonese che aveva resistito alle guerre, al regime e da ultimo all’assalto dei concorrenti, fino a capitolare definitivamente alle brame espansionistiche dei genovesi di Carige, al termine di una battaglia senza esclusione di colpi con Banca Toscana, l’altra pretendente e con importanti sponsor nel mondo massonico nazionale, ma anche tra i tanti savonesi – noi umili cronisti di provincia compresi – che per una serie di ragioni obiettive, a cominciare dalla garanzia dell’indipendenza e senza clausole (quelle di Carige), si erano uniti allo schieramento pro ‘toscani’. E forse tra coloro che conservano ancora pagine mai scritte dalla cronaca locale c’è proprio il decano ‘presidente emerito’ per antonomasia. Una memoria storica che meriterebbe la presidenza onoraria comunque non prevista.
Per Carisa story, da tramandare ai posteri, potrebbero emergere i segreti di Bartolini, presumibilmente custoditi e mai affidati alle stampe. Storie di protagonisti che in modo diretto ed indiretto hanno avuto un ruolo nelle ultime vicende, quelle più tormentate e con aspetti mai chiariti almeno ai profani e a chi ha seguito, scriveva la cronaca bianca, ma anche giudiziaria, alla luce dei tanti risvolti, tra ispezioni di Banca d’Italia (mai rese note e rimaste negli archivi di via Nazionale a Roma), indagini e inchieste giudiziarie, sia sugli sviluppi di Banca Toscana- Carige, sia sugli affidamenti, sulle linee di credito. Istruttorie o processi, va detto, che non hanno mai portato, a livello savonese, a pronunce di condanne definitive, un paio finite con verdetto assolutorio della Cassazione. E controversie civili di cui si è perso l’epilogo.
Carisa dove non sono mancati personaggi ed influenze massoniche (non è il caso di Bartolini) o dell’Opus Dei più vicina a lobby genovesi. In qualche caso riguardavano presidenti, vice, direttori generali e funzionari di primo piano, fino a direttori di agenzie. Per il prof. Bartolini che lo scorso anno abbiamo trovato lucido, cordiale, partecipativo, ottimo humour, terza età con il rammarico di dover rinunciare ad uno dei suoi hobby prediletti, la vigna di famiglia, produttore di buon vino quilianese, a cominciare da un eccellente Vermentino. Lui che aveva ricoperto il ruolo di Consigliere dell’Istituto Federale di Credito Agrario per il Piemonte e la Liguria e la Valle d’Aosta, oltre che del Cento Fiduciario C.F. Spa e Revisore dei Conti dell’I.L.R.E.S. Che sedeva all’ambito tavolo del Cda di Carisa, con personaggi come il rag. Giovanni Berneschi, Erasmo Del Grande all’epoca titolare del più affermato studio commercialista savonese ed esperto di consulenza tributaria e societaria, oltre a sedere nei Consigli di amministrazione di diverse società in ruoli primari del nostro territorio; con Raffaello Orsero, compianto, armatore e presidente di consigli di amministrazione di società a livello nazionale del settore della frutta ed armatore, all’epoca ritenuto il correntista più ‘liquido’ ed importante della provincia. E nei faldoni di inchieste giudiziarie, intercettazioni telefoniche testimoniano anche chi, tra i capi, ed i giornalisti del periodo, era considerato affidabile, oppure uno da stare in guardia e che aveva già messo alle corde un big del potere politico savonese e ligure. ‘Perseguitava’ senza motivo dei ‘poveri’ massoni. E, per fortuna, era stato emarginato anche da molti colleghi. Sorvoliamo sui nomi. Non fa testo.
Bartolini forse non immaginava che “la sua coerenza cristallina, le nozze con Carige – come ha scritto Gianfranco Barcella – socio forte ed affidabile con il quale condividere una strategia di sviluppo e sanare le proprie sofferenze creditizie “ sfociasse il un matrimonio disastroso ed indissolubile e che non prevedeva divorzi, risarcimenti. Nomine, cariche, personaggi, dichiarazioni stampa che vogliamo offrire a puntate ai lettori di trucioli.it, blog al settimo anno di vita, né onlus, né promotore di pubblicità a pagamento che rimane una peculiare voce di introiti per chi fa informazione più o meno libera. Nella veste di umili cronisti da memoria storica che hanno conservato un archivio dal 1967 ai nostri giorni. In qualche caso corredato da note ricevute assai confidenziali, a titolo personale si direbbe. Un interrogativo: è giusto oggi divulgarle, non costituendo peraltro aspetti penalmente rilevanti o comunque ormai ‘sepolti ‘ dal tempo e dalla prescrizione ? Un giornalista, come altre professioni, ha il ‘segreto’ riconosciuto dall’ordinamento giuridico e dall’ordinamento professionale. Giornalisti ed editori, in base all’articolo 2 (comma 3) della legge professionale n. 69/1963, “sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse”. Tale norma consente al giornalista di ricevere notizie, mentre le fonti sono “garantite”. La violazione della regola deontologica del segreto sulla fonte fiduciaria comporta responsabilità disciplinare (articolo 48 della legge n. 69/1963). Tuttavia se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicità può essere accertata soltanto attraverso l’identificazione della fonte della notizia, il giudice ordina al giornalista di indicare la fonte delle sue informazioni. Il segreto professionale può, quindi, essere rimosso con “comando” del giudice seppure a determinate condizioni. Non abbiamo l’obiettivo del detective, della polizia giudiziaria, non sono in gioco ‘investigazioni’. Semmai può essere utile ripercorrere alcuni momenti che ci hanno visti impegnati come giornalisti, a volte in prima linea, nell’ambito comunque di un lavoro di gruppo e di sintesi che avviene in redazione ancorché di provincia.
“Buon compleanno Carisa “ titolava Il Secolo XIX il 16 novembre 2007. Martedì la banca cittadina compie 167 anni, oggi 178. Mentre il Monte dei Pegni è del 1479. Fondato da papa Sisto IV. E quando aprì i battenti, Cristoforo Colombo aveva 29 anni ed avrebbe scoperto l’America solamente 13 anni dopo.
Cassa di Risparmio di Savona che nel suo primo anno di vita (1842), poteva esibire in città solo 173 titolari di libretti, ma almeno la metà non potevano essere definiti poveri: figli di famiglia benestante erano 48, proprietari di beni immobili, 15; istituti religiosi, 13; impiegati e funzionari, 6; avvocati, causidici e notai, 3; medici, chirurghi e farmacisti, 4; tipografi, 3.
Nel 2006 gli utili di Carisa furono di 16, 6 milioni di €, la raccolta globale 2,7 miliardi di €, gli impieghi economici 1 miliardo di € , mentre le sofferenze erano ancora contenute rispetto alle cifre che risulteranno nel momento dell’accorpamento con Carige. Si attestavano all’1,7% del totale degli impieghi, ben sotto al ‘livello di guardia‘. E chi criticava la banca di essere parsimoniosa verso l’economia della provincia, Bartolini rispondeva: “Dovrebbe dare un’occhiata ai numeri degli impieghi e fare qualche confronto con altre realtà bancari provinciali, certo eroghiamo presti sempre con giudizio, come farebbe un buon padre di famiglia“. Già ma a quanti e a chi la Carisa ha detto ‘si’ per poi pentirsene ? E ha detto ‘no’ magari perchè mancava loro qualche giusta ‘spintarella’ ? Perchè gli ‘ingranaggi’ non diciamo ‘oleati’, non ricevevano l’input adeguato ? Qui però entriamo nel risvolti più segreti e mai diffusi di quella che appariva una granitica e storica Carisa che avrebbe resistito ad ogni pretendente. E non avrebbe e lasciato orfano il territorio, né tradito i fondatori.
Alcuni numeri fa, trucioli.it ha pubblicato i dati degli istituti di credito, soprattutto cooperativi, operanti in provincia di Cuneo e che hanno esteso i loro interessi in provincia di Savona
e di Imperia. Cosa significa per l’imprenditoria, il turismo, artigianato, commercio, professioni, per gli investimenti, sviluppo, posti di lavoro, essere rimasti senza una banca del territorio ? Per ora pare che l’argomento non interessi più di tanto alla società civile. E chi potrebbe rispondere preferisce tacere. Tanto non servirebbe più a nulla. Insomma, pare di capire, a chi giova il silenzio ? (l.cor.)
QUELLA MAPPA DEI RICCHI, PER IL FISCO, IN PROVINCIA DI SAVONA: DUE NOMI RESISTEVANO TRA I ’15 TOP’ DELLA CLASSIFICA, LICIO CLAUDIO LOMBARDINI E IL MEDICO INGAUNO LIBERO NANTE. MENTRE EMERGEVA IL ‘MAGO DELLA FINANZA’ GIAN MARIO ROVERARO, POI RAPITO E TRUCIDATO. E ANCORA IL COSTRUTTORE ALASSINO, TITOLARE DI UN’INDUSTRIA AD ALBENGA, MAURO SANSONE.
CON QUESTI DUE ARTICOLI DELL’ARCHIVIO DI UN VECCHIO CRONISTA DI PROVINCIA
TRUCIOLI.IT INIZIA UN RACCONTO NELLA GLOIOSA E TRAVAGLIATA STORIA DI BANCA CARISA