Mancano meno di sei alle elezioni amministrative che interessano Pietra Ligure, alcuni comuni del comprensorio e della provincia, oltre che il voto per il Parlamento europeo. Un’occasione per riaffermare la ‘centralità’ (non in politichese) del Santa Corona nel ponente ligure. Si chiede l’istituzione di una sua ‘azienda sanitaria, Dea di secondo livello, cardiochirurgia, come al S. Martino di Genova. Il nosocomio pietrese ha perso negli anni alcune importanti servizi a scapito dei cittadini utenti ed in un contesto che vede il fattore turismo unico traino dell’economia ponentina. Non per difendere o rafforzare il proprio serbatoio elettorale o clientelare.
In che direzione muoversi e con quali strategie ? Non si vada però alla ricerca delle colpe passate, semmai devono servire da insegnamento, per non ripetere gli errori. Non è il momento, semmai è l’ora del confronto sereno e della coesione, della ‘senso di responsabilità’ di cui hanno dato prova in passato chi amministrava il S. Corona.
Leggi anche due comunicati stampa dell’assessore regionale alla Sanità Sonia Viale. Il primo riguarda il problema posto dall’Avis di alcune località del ponente che chiedere di poter conferire le sacche di sangue, anche nei giorni festivi, e raccolte straordinarie, al S. Corona. Il secondo l’accusa della Viale al Pd: “Ci ha lasciato un disavanzo di 96 milioni”.
VICEPRESIDENTE VIALE, “MASSIMA DISPONIBILITA’ AD ACCOGLIERE EVENTUALE RICHIESTA AVIS PER TRASPORTO A PIETRA LIGURE SACCHE SANGUE RACCOLTE SUL TERRITORIO ANCHE NEI GIORNI FESTIVI E IN OCCASIONE RACCOLTE STRAORDINARIE”.
COMUNICATO STAMPA – “Massima disponibilità da parte di Regione Liguria in merito alla possibilità di conferire al centro trasfusionale di Pietra Ligure le sacche di sangue raccolte nelle sedi Avis di Loano, Ceriale, Albenga, Alassio e Andora anche nei giorni festivi e durante le raccolte straordinarie. Segnalerò alla direzione di Asl2 e al direttore del Servizio Trasfusionale di Savona, competente per il ponente ligure, l’opportunità di accogliere la richiesta delle Associazioni volontari donatori di sangue, non appena verrà presentata”. Così la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale intervenuta in Consiglio regionale.
L’assessore ha ricordato in aula che “già oggi, per andare incontro alle difficoltà segnalate dalle associazioni di raggiungere la sede di Savona, è previsto il conferimento presso il centro di Pietra Ligure delle sacche raccolte sul territorio durante la settimana. È poi il Centro trasfusionale a farsi carico del successivo trasferimento presso la struttura di Savona. Non appena le associazioni presenteranno la richiesta, il servizio potrà essere esteso anche alle raccolte straordinarie oppure effettuate nei giorni festivi”.
PROSEGUE l’articolo sulla mozione presentata a Pietra Ligure
Tre le richieste del consigliere Mario Carrara che non nasconde di proporsi candidato sindaco di un centro destra unito, o forse vice sindaco tenuto conto che oggi il maggiore partito dello schieramento è la Lega che nella giunta uscente era in maggioranza, con vice sindaco Sara Foscolo promossa in Parlamento. Nella mozione consiliare Carrara chiede la ‘stabilizzazione’ del Dea di secondo livello; l’istituzione di una sede staccata dell’Università di Genova per medicina e chirurgia (vedi altro articolo del dr. Roberto Borri); il riconoscimento regionale della specialità di cardiochiurgia peraltro da sempre oggetto di contrasti con il comprensorio di Savona ed il San Paolo.
L’avvio di un confronto costruttivo, propositivo, prioritario, concordato con l’ospedale San Paolo di Savona senza mercanteggiare e che resta pur sempre una struttura da capoluogo di provincia ed una vasto bacino, anche se, nel levante della provincia, tenendo pure conto della vicinanza con il San Martino di Genova.
Tocca prima di tutto a Pietra Ligure dimostrare di essere unita, con linearità e chiarezza di intenti. Avere le idee chiare e senza voli pindarici. Senza che qualcuno pretenda il ‘bollino’ della paternità, semmai andare fieri della rivincita della coesione di tutte le forze politiche, sindacali, rappresentative della società civile. Sarebbe un ottimo traguardo nel futuro dell’ospedale e del ‘tema salute’ dei cittadini anche per le generazioni a venire. Una gara, insomma, ad unire alla ricerca di una conquista sociale, di civiltà. Guai a non riconoscere e emarginare chi persegue, invece, secondi fini personali o di gruppo, di clientele più o meno individuabili. Di chi si frega le mani se continua la strategia di spogliamento della sanità pubblica a vantaggio di altri interessi (vedi gruppo finanziari privati) di cui non conosciamo ancora a fondo i risultati.
LA PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO AL CONSIGLIO COMUNALE DI MARIO CARRARA
CHE DOVREBBE PURE COINVOLGERE GLI ALTRI COMUNI DEL COMPRENSORIO
Prospettive per Santa Corona e per il suo DEA di secondo livello.
Abbiamo letto che il Sindaco Valeriani ha chiesto all’assessore regionale alla sanità Viale notizie circa il progetto di ristrutturazione dell’ospedale Santa Corona, fatto redigere, a suo tempo, dal precedente Sindaco (Luigi De Vincenzi ndr), su cui non si hanno più notizie.
Durante una recente conferenza, tuttavia, è stato ribadito, da fonte autorevole, che, in realtà, alla Regione Liguria non sarebbe stato depositato nessun progetto formale e regolare di ristrutturazione dell’ospedale, bensì sarebbe stato recapitato solo un disegno o, comunque, un abbozzo di ipotesi circa la realizzazione di un edificio monoblocco, nel quale avrebbero dovuto concentrarsi le principali specialità del DEA di ll livello; tutto ciò avrebbe potuto attuarsi tramite i proventi derivanti dalla vendita e la successiva trasformazione in “edilizia privata” di molti immobili all’interno della “cinta ospedaliera”.
Noi osserviamo che, a prescindere dalla regolarità formale, o meno, del progetto o della “bozza” di progetto in argomento, oggi, fine del 2018, con una condizione di “semiparalisi” del mercato immobiliare, pare davvero difficile che si possano conseguire risultati economici rapidi e “ben remunerativi” conseguenti ad operazioni immobiliari di tale portata ed impegno. A meno che, non si voglia “svendere” a prezzi di liquidazione il complesso di edifici individuati come suscettibili di essere trasformati da “ospedalieri” in case abitabili.
A riprova di quanto sosteniamo, ci domandiamo: se così non fosse, il progetto di riconversione dell’area del cantiere navale, già dotato di tutti gli atti autorizzativi, sarebbe già in fase di attuazione avanzata; come, pure, quello pertinente le aree dell’Italcementi, tutt’ora “fermo al palo“, così come diversi altri minori. È per tutto questo che reputiamo, oggi, come “inattuabile“, perché “fuori” dalle logiche odierne di mercato, ipotesi “vecchie” e “nuove” mirate a conseguire proventi dalla vendita del patrimonio immobiliare per reperire fondi adeguati per procedere alla ristrutturazione dell’ospedale Santa Corona. Sulla base di questa realtà, riteniamo che debbano essere avanzate “nuove” proposte mirate a:
1) Difendere e “consolidare“, rendendolo “stabile” e non più “in deroga“, il DEA di secondo livello.
2) Valorizzare, con nuove ipotesi di utilizzo, il consistente patrimonio immobiliare costituito dai diversi immobili che hanno ospitato nel tempo le diverse specialità dell’ospedale, ma che, oggi, per vetustà degli stessi o per trasferimento in altra sede delle medesime specialità, non vengono più utilizzati e sono, di fatto, “dismessi”.
Per attuare la finalità di cui al precedente punto n. 1, riteniamo opportuno proporre:
- A) La richiesta alla Regione Liguria della attribuzione al DEA di secondo livello di Santa Corona della specialità di “cardiochirurgia”.
Specialità che “spetterebbe” di diritto a Santa Corona, essendo una di quelle che compongono la dotazione istituzionale di un DEA di secondo livello (che ora è solo in deroga), essendone l’ospedale sprovvisto. Ciò consentirebbe di “stabilizzare” la qualifica stessa di “DEA”, per Santa Corona perché sarebbe dotato di TUTTE le specialità ospedaliere che compongono un DEA di secondo livello.
- B) Chiedere a gran voce, da parte di tutti i Comuni rivieraschi, la riattribuzione della qualifica di “Azienda sanitaria” per Santa Corona; cioè: restituire a Santa Corona quanto un’assurda decisione della precedente Amministrazione regionale motivata dalla volontà di perseguire “risparmi di gestione”, le aveva tolto.
Ciò sarebbe perfettamente in coerenza e logica con il fatto che “l’altro” DEA di secondo livello della Liguria, cioè l’ospedale San Martino di Genova, è “azienda ospedaliera“; quindi, delle due l’una: o si revoca (per ottenere risparmi) anche al San Martino la qualifica di “azienda ospedaliera”, oppure si “riattribuisce” anche al DEA del Ponente ligure la stessa qualifica.
Si attuerebbe il concetto coerente: due DEA di secondo livello regionale, due aziende ospedaliere.
Per attuare il punto sovraccitato, al n.2:
Partendo dalle considerazioni più sopra svolte secondo le quali progetti formali e regolari per realizzare un nuovo monoblocco, in seguito alla vendita di molti immobili dell’ospedale, non ne esistono; considerato, poi, che appare ben difficile che, di questi tempi di profonda crisi del mercato dell’edilizia, possano sussistere od essere ipotizzate soluzioni di vendite vantaggiose dei sopraccitati edifici dismessi o da dismettere; rilevato, inoltre, che per questi edifici, non più “recuperabili” ai fini ospedalieri, sì dovrà pur prevedere qualcosa che non sia solo lasciarli proseguire nella loro rovina, si propone di renderli utilizzabili per una finalità della quale, in un lontano passato si era fatto cenno; cioè : ospitare la sede staccata della facoltà di Medicina e chirurgia dell’università di Genova.
Riteniamo la proposta del tutto “fattibile” e realizzabile in quanto con la istituzione di una sede “decentrata” universitaria della facoltà di “medicina e chirurgia” nel Ponente ligure, si andrebbero a completare, nella dotazione, le sedi “staccate” delle facoltà dell’Università di Genova, già presenti nel nostro territorio, a Savona ed Imperia.
Come nelle stesse Savona ed Imperia sono state istituite sedi staccate di Facoltà universitarie letterarie, tecniche e scientifiche, ma la Facoltà di medicina e chirurgia di sedi staccate non ne ha nessuna in tutto il Ponente ligure, perché non individuarla presso l’ospedale Santa Corona, dove molti capienti immobili sarebbero già disponibili? Dove, essendo sede di un DEA di secondo livello, esistono specialità e reparti, anche d’avanguardia ed eccellenza, che potrebbero essere frequentati, come luoghi di “apprendimento e pratica” su casi concreti, da parte degli studenti? Non si considerano, infine, quali “ricadute” positive potrebbero ingenerarsi per l’indotto e per tutto il territorio, nonché, soprattutto, per il prestigio dell’ospedale stesso da un provvedimento del genere?
Per tutto quanto sopra esposto, si chiede che il Consiglio Comunale di Pietra Ligure approvi la presente mozione nel seguente dispositivo:
Il Consiglio Comunale di Pietra Ligure, vista la situazione attuale dell’ospedale Santa Corona, al fine di potenziare e stabilizzare la attribuzione del DEA di secondo livello, oggi solo “in deroga”, nonché per individuare una nuova, produttiva utilizzazione degli immobili dismessi ai fini ospedalieri, esistenti nell’ambito dell’attuale struttura ospedaliera. Delibera:
1) Di chiedere alla Regione Liguria la dotazione per l’ospedale Santa Corona della specialità ospedaliera della “cardiochirurgia”.
2) Di chiedere alla Regione Liguria la “riattribuzione” per il DEA di secondo livello dell’ospedale Santa Corona la qualifica di “Azienda ospedaliera”, analogamente con la stessa qualifica già detenuta dall’altro DEA di secondo livello regionale dell’ospedale San Martino di Genova.
3) Di proporre alla Regione Liguria la richiesta all’Università di Genova di istituire una sede staccata della facoltà di “Medicina e chirurgia”, nel Ponente ligure, mettendo a disposizione ed utilizzando gli immobili all’interno della struttura ospedaliera dell’ospedale Santa Corona, dismessi ai fini ospedalieri.
Se approvata, si chiede di inviare la mozione stessa alle altre amministrazioni comunali del territorio del Ponente ligure per le determinazioni coerenti conseguenti.
Mario Carrara, Capogruppo Consiliare
Pietra Ligure, 5 Novembre 2018
COMUNICATO STAMPA DELLA REGIONE LIGURIA:
SANITA’ IN GINOCCHIO IL PD HA LASCIATO UN DISAVANZO DI 98 MILIONI
GENOVA. “Da chi ha lasciato la sanità ligure in ginocchio, con un disavanzo a 98 milioni di euro, certamente non accetto lezioni. Aggiungo che i consiglieri non sanno quel che dicono: come noto il dato della mobilità passiva si consolida dopo due anni quindi ieri in commissione abbiamo discusso di dati riferiti alla spesa per la mobilità passiva tra il 2015 e il 2016 ovvero la fotografia, certamente negativa, della situazione che ho ereditato dalla precedente amministrazione”. Così la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale risponde alle critiche dell’opposizione in materia di fughe sanitarie.
“I dati più recenti, benché non ancora consolidati – aggiunge l’assessore Viale – rivelano un significativo cambio di passo: dal 2016 siamo riusciti a fermare l’“emorragia” che aveva caratterizzato gli anni passati fin dal 2008, mentre dal 2017 abbiamo invertito la rotta. Il tutto senza poter assumere personale per non sforare i tetti nazionali e con concorsi che vanno deserti perché mancano i medici specializzati, non solo in Liguria ma in tutta Italia. Siamo sulla strada giusta: non arretriamo di un centimetro sul rigore della riforma e sulla valorizzazione delle cure nei nostri ospedali”.
In particolare, secondo i dati di Alisa, in Liguria la mobilità passiva ha mostrato un trend storico in aumento, con la spesa passata dai 34,7 milioni di euro del 2008 ai 50 milioni del 2015, dato sostanzialmente stabile anche nel 2016.
Il confronto tra il 2016 e il 2017 mostra invece una diminuzione rilevante nelle aree neurologica (-6,8%), oculistica (-23,7%), cardiologica (-6%) e della gastroenterologia (-6%). Tra il 2016 e il 2017 si è registrata una diminuzione delle fughe anche nell’ambito delle malattie cardiovascolari, con un risparmio di circa 1,4 milioni di euro, e delle patologie neurologiche, con un risparmio di 1 milione di euro. Rimangono criticità legate, in particolare, ad alcune aree tra cui, ad esempio, l’ortopedia, in cui si registra un aumento della mobilità passiva tra il 2016 e il 2017 anche a causa della carenza di professionisti specializzati.
Per quanto riguarda, infine, l’accusa del Pd in merito al disavanzo 2017, la vicepresidente Viale conclude: “Il Partito Democratico cita un dato inerente al IV trimestre 2017 e quindi non definitivo. Il risultato consuntivo dello scorso anno, certificato dal ministero, attesta un disavanzo di 56 milioni di euro”.