Forse furono gli Etruschi a piantare i primi ulivi della zona quando diedero il nome tipicamente etrusco a Curenna. Pare proprio di sì. A Curenna si è svolta una festa paesana con vin brulé e degustazione di prodotto locali come le tume ed altri formaggi di latte molto cremoso delle piccole mucche Marchette o Valdostane. C’è un testo del Re Rustica III di Lucio Giunio Moderato Columella (4-70 d. C.) che descrisse il “parvis bos (il piccolo bue) della Liguria” e poi in VI 24.4 “le vacche alpine che gli abitanti chiamano ceve (vaccae… caevas incolae…appellant)”. Le mucche che Gaio Plinio Cecilio Secondo il Vecchio (23-79 d. C.) in Nat. Historia XI 41,241, descrisse quando ricordò che “si esporta il formaggio di Ceva (Cebanum)”.ALBENGA ETRUSCA- Nel 2004 ad Albenga sull’argine destro del fiume Centa vennero alla luce cinque tombe ad incinerazione appartenenti alla prima età del Ferro (VII a. C.).
Bruno Massabò specifica: “Tre di esse (tombe 2-4) appartenenti a soggetti maschili per la presenza di armi nel corredo (punte di lancia in ferro, coltelli in bronzo e in ferro) e il suo rasoio semilunato in bronzo… Un’altra tomba era del tipo a cassetta litica, con urna cineraria in terracotta (tomba 1).
L’ultima tomba indagata (tomba 5), formata da una semplice fossa terragna chiusa da lastre, conteneva un cinerario in terracotta posto su di una lastra piccola di pietra. Una fusaiola deposta nella fossa accanto al cinerario indica l’appartenenza della tomba ad una donna…
Alcuni oggetti particolarmente significativi, come il rasoio semilunato] e il coltello in bronzo, le cuspidi di lancia, un coltello e una fibula ad arco serpeggiante in ferro inducono a datare le tombe al VII secolo a. C.”.
Queste tombe etrusche rinvenute alla foce del fiume Centa indicano la presenza se non di un vero e proprio emporio, almeno di un attracco per navi etrusche sulla spiaggia di Albenga proprio di fronte all’isola di Gallinara. Infatti ecco la foce del rio Avarenna sulla spiaggia di fronte alla Gallinara.
L’alveo dell’Avarenna, la località di Paravenna nel comune di Garlenda e quella di Curenna (frazione di Vendone) indicano tre toponimi tipicamente etruschi.
Sabato 6 ottobre 2018 si è svolta a Curenna una festa paesana con vin brulé e de gustazione di prodotti locali come le tume ed altri formaggi fatti con il latte molto cremoso delle piccole mucche Marchette o Valdostane. Mi venne in mente un testo del Re Rustica III 8.3 di Lucio Giunio Moderato Columella (4-70 d. C.) che descrisse il “parvis bos (il piccolo bue) della Liguria” e poi in VI 24.4 “le vacche alpine che gli abitanti chiamano ceve (vaccae… caevas incolae…appellant)“.
Sono quelle che Gaio Plinio Cecilio Secondo il Vecchio (23-79 d. C.) in Nat. Historia XI 41,241, descrisse quando ricordò che “si esporta il formaggio di Ceva (Cebanum)“. Queste piccole mucche alpine che adesso chiamano valdostane (perché soprattutto si trovano in Val d’Aosta) producono poco latte, ma molto cremoso ed adatto per confezionare formaggi da esportare. A Curenna si giunge da Arnasco dove si produce un olio d’oliva ottimo. Forse furono gli Etruschi a piantare i primi ulivi della zona quando diedero il nome tipicamente etrusco a Curenna. Questa si trova sulla strada che porta a Pieve di Teco che permise agli Etruschi di raggiungere l’attuale Piemonte ed altri centri commerciali. Probabilmente le loro navi erano state tirate sulla spiaggia di Albenga, di fronte all’isola di Gallinara, dove si erano potuti dissetare al rio Avarenna: altro nome con finale tipicamente etrusca. Altri commercianti etruschi erano risaliti dall’attuale Garlenda ed avevano fondato Paravenna.
Franco Icardi
Direttore della Biblioteca di Cengio, Via Gramsci 28/9 – 17056 CENGIO
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