Ci sfugge da cronisti, ormai con l’aldilà dietro l’angolo, la ragione per cui i media locali e nazionali, in simbiosi, non abbiano dato doveroso risalto di cronaca all’endorsement – parola abusata per definire ‘garante’ (vedi…….) – senza se e senza ma, totale e plateale, di un giornalista tra i più apprezzati e presenzialisti nelle Tv pubbliche e private (dalla Rai alla 7 soprattutto). Paolo Mieli, famiglia ebrea, laurea in Storia Moderna con Renzo De Felice (storico del Fascismo), ex direttore de La Stampa, del Corriere della Sera, per sei giorni presidente della Rai (2003), già sessantottino extraparlamentare, membro del Comitato scientifico Fondazione Italia – Usa e del Cda di Rcs Libri, al “carissimo amico da molti anni, sono fiero di lui, dell’amicizia…un onore….un uomo che stimo e merita la mia stima…”. Parole rivolte a chi gli siede a fianco, Claudio Scajola, visibilmente commosso, teso, nel giorno in cui si tiene una ‘lectio magistralis’ sulla storia di Imperia, “Aspettando il centenario” con la fusione di Oneglia e Porto Maurizio.
In una sala gremita, una presenza attenta, partecipe, attiva, che ha riservato alle ultime parole, forse per i più inattese, persino sorprendenti tenuto conto del pulpito da cui provenivano, almeno ai profani, un lunghissimo e caloroso applauso per quattro minuti e qualche secondo. Una eccezionale ricompensa, una certificato di garanzia, per un servitore dello Stato e della politica della prima, seconda e terza pubblica. Il ligure che con il presidente Sandro Pertini e Paolo Emilio Taviani che è stato padrino di cresima e testimone di nozze, non ha pari quanto a popolarità e traguardi di potere raggiunti nelle istituzioni. Un Paolo Mieli storico e giornalista tra i più affermati, gettonati del terzo millennio, che infrange ogni barriera di prudenza, per un maestro delle riflessioni e della moderazione, della franchezza quale è, per testimoniare pubblicamente non solo il bene amicizia, la grande stima per un uomo di Stato tra i più discussi, vituperati, chiacchierati, processati (Berlusconi escluso), messi alla berlina per anni, mai condannato dalla giustizia. Un innocente perseguitato direbbero gli amici, un politico troppo sicuro di se stesso e del suo potere direbbero altri. Non sappiamo se prima d’ora, ma è assai probabile, Paolo Mieli abbia riservato a Scajola un’attestazione che non lascia scampo. Convinta, determinata, puntigliosa, non da avvocato difensore, da testimone, analista, scrittore e cronista del quale è difficile non avvalorare una profonda conoscenza della realtà Italia e di Claudio Scajola ex democristiano, coofondatore di Forza Italia (al punto che Paolo Emilio Taviani, in una riunione di iscritti alla Dc che si tenne al Garden Lido di Loano e di cui abbiamo già scritto, disse: ‘…mi addolora la scelta dell’amico Scajola…io che sono stato per lui…..mi sono chiesto e non sono riuscito a spiegarmi la ragione della sua scelta a fianco di Berlusconi.…la sua discesa in campo (di Berlusconi ndr) mi preoccupa per le sorti della stessa democrazia…‘). Scajola sarà ministro dell’Interno (una dicastero chiave) durante lo sciagurato G 8 a Genova, nei giorni dell’assassinio del prof. Marco Biagi al quale fu tolta la scorta, vicenda che sfociò nelle dimissioni, è stato presidente del Copaco prima e Copasir dopo (Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti), da ultimo ministro dello Sviluppo Economico e plebiscitario sindaco di Imperia con il centro destra ufficiale suo avversario, ma ha ricoperto pure i dicasteri ministeriali dell’Attuazione del Programma e delle Attività produttive.
Un ‘assist’ Mieli – Scajola che meriterebbe la ‘palestra’ di un confronto Tv in una delle trasmissioni di approfondiment0 della 7 e dove Mieli è di casa, o da talk show, presenti giornalisti abituali ospiti e che di Scajola hanno detto e scritto peste e corna. Da Marco Travaglio a Corrado Formigli, sono per citarne due. Oppure dall’archivio, reso pubblico, realizzato dalla Casa della Legalità di Genova. Formigli esordì con la ‘Scajola story’ per via del flop della linea area (Alitalia) Villanova d’Albenga – Roma (costo in perdita un milione a volo), ma anche con ‘u ministru‘ passeggero di ‘volo di Stato‘, gli incroci della strade presidiate lungo il tragitto da Villanova d’Albenga – Imperia e ritorno.
Claudio Scajola non soltanto scagionato nei processi ed un paio di prescrizioni (caso Biagi), perdonato più volte dalla moglie Maria Teresa Verda, già insegnante. Scajola sbeffeggiato in decine e decine di trasmissioni televisive, stampa e social, per l’acquisto della ‘casa del Colosseo ‘, additato a ‘grande vecchio‘ nell’operazione fallimentare mega porto di Imperia. In attesa dell’epilogo del processo a Reggio Calabria per l’affaire Matacena per il quale è stato detenuto prima, poi agli arresti domiciliari. La terza volta che varcava la soglia del carcere. Il primo arresto nel 1983, su ordine del magistrato Camillo Davigo, per tentata concussione aggravata (scandalo del casinò di Sanremo) dalla quale fu prosciolto. In quegli anni nelle redazioni dei quotidiani un direttore riferiva che la presunta vittima della concussione (tentata) conte Giorgio Borletti, interessato ed escluso nella gestione della Casa da gioco fonte di decine di inchieste, arresti, condanne, assoluzioni, avrebbe confidato cosa gli successe realmente e perché decise di fare quella testimonianza che scagionava l’imputato Scajola.
Come non dar credito al giudizio, alla pagella di Mieli ? Perchè dovrebbe azzardare tanto in termini di credibilità, della sua stessa immagine di personaggio rigoroso, preparato, indipendente ? In soccorso di uno Scajola che in molti vedono futuro protagonista della scalata alla politica vincente nella sua Imperia, poi Savona e in Liguria ? Scajola che nel tempo ha riscosso il consenso di tanti elettori per pragmatismo, concretezza, politica del fare. Si pensi al suo attivismo, determinazione, nel raddoppio della ferrovia del ponente fino ad Andora, nell’Aurelia Bis nell’imperiese e tra Villanova ed Alassio, nella variante del Colle di Nava fino a Pieve di Teco, solo per citare alcune opere.
Pare pure significativo il nanismo politico di certi avversari quando abbiamo sollecitato una risposta alla formidabile, pur taciuta o sottovalutata dai media, attestazione di Paolo Mieli. Alcuni hanno preferito tacere, farfugliare, altri ci hanno allegato questa e mail, con il titolino: dimmi con chi vai... ” Mieli è stato sposato con Francesca Socrate dalla quale ha avuto il figlio Lorenzo (1973), con Federica Alatri dalla quale ha avuto Andrea (1979) e con la giornalista Barbara Parodi Delfino dalla quale ha avuto Oleandra (1997)…..”. Cosa c’entra la vita coniugale ? con lo spessore della persona. Si trovini, semmai, altri elementi sulla statura morale e professionale. Se necessario.
E PACE FATTA TRA I CUGINI SCAJOLA, RITIRATA LA QUERELA