Antonio Viani un’eccezionale storia di vita per gli alunni delle scuole, per l’Università della ‘Terza Età’. La straordinaria avventura di un pietrese, da marinaio a migrante in Germania. Pagine da tramandare ai posteri per non essere dimenticate. Nato a Pietra Ligure, figlio di U Sciu Tugnin Bulla e da A Scia Rusetta, donna bellissima. Un nonno precursore in Liguria dell’import di frutta secca e gli avi armatori. Commerciavano, via mare, grano destinato agli ormai storici mulini ad acqua sorti lungo torrenti o il ‘beo’. Oggi Antonio ha cittadinanza e moglie tedesca, due figli, 4 nipoti. Lui turista nella sua città dove trascorre le vacanze un paio di volte all’anno nella dimora di famiglia. Villa Accame sul lungomare, in centro storico, schiacciata tra palazzi, vista sul ‘cantiere navale’.
Herr Antonio ci accoglie una domenica mattina d’autunno, quando strade, piazze, passeggiata mare, non brulicano più di turisti alla ricerca di sole, bagni, relax; tornare a casa abbronzati, raccontare agli amici l’ultima vacanza sulla Riviera delle Palme (?). Ottobre non è più tempo di Stabilimenti balneari aperti, l’arenile, da ponente a levante, quasi deserto. Nei dehors, nei ristoranti, pizzerie, bar non si fa più ressa per trovare un tavolo libero. L’immagine di una città di provincia a misura d’uomo e qualità della vita. Senza la caccia al posto auto, senza il rombo di motori, senza respirare massicce dosi di polveri sottili da gas di scarico, causa traffico che risparmia solo pochi ‘fazzoletti’ del perimetro urbano.
Ora, invece, vacanza ideale antistress. Ma non bisogna farsi illusioni, nessuno pensa si possa vivere, crescere, lavorare, produrre in una sorte di paradiso terrestre. E’ il prezzo che si paga al progresso o meglio al consumismo e alla mondializzazione crescente. A Pietra Ligure, come in altre realtà costiere di vacanze, i risultati della diffusa opera di distruzione ambientale a suon di cemento e speculazione immobiliare, con rare eccezioni, ha fatto tutto il resto.
Eppure sono sempre più numerosi i cittadini di questo mondo, soprattutto della società opulenta, che si rifugiano dove madre natura accoglie con tutti i suoi tesori ambientali, sono le mete predilette per le classi sociali benestanti.
Herr Antonio, nel cuore e nell’animo, è rimasto pietrese, legato ai ricordi di famiglia, di infanzia, di un giovane che, dopo essersi diplomato all’Istituto Nautico di Savona, si guarda attorno, riflette, sceglie la vita di mare, lontano da casa, dagli affetti, dalle abitudini quotidiane. Il destino gli è amico, ma è anche la sua forza interiore, l’educazione ricevuta, orgoglio, ambizioni, spirito di sacrificio, serietà che finiscono per coronare uno strepitoso successo. Un lunghissimo tour di esemplari esperienze, di impegno, coraggio. Un tassello dopo l’altro, da vincitore, primo in classifica. Al punto che il giovane migrante partito dalla storica Castrum Petrae può esibire, con quell’umiltà che lo accompagna, un invidiabile curriculum che ormai gli serve soltanto per rispondere alle domande del cronista. Tanti lucidi momenti da tramandare e valorizzare, far sapere finché c’è salute e memoria. Al punto che potremmo definirlo uno sgarbo, prima che sia troppo tardi, non averlo ancora insignito nell’album dei ‘Pietrese dell’Anno’.
Herr Antonio si racconta, con una lucidità non comune: ” Dopo le medie a Pietra Ligure, ho scelto il Nautico a Savona, ogni mattina in treno con altri compagni della mia città, di Loano, Albenga, Alassio, Finale Ligure. Mi sono diplomato, senza perdere un anno, capitano. Era il 1957. Poi il primo imbarco sul mercantile Italterra del gruppo Italnavi. Caricavamo nel porto commerciale di Genova le auto della Fiat destinate all’America del Nord, attraverso il Canale di Panama, uno spettacolo unico per me, Los Angeles, San Francisco. Si tornava carichi di altra merce. Una traversata e ritorno di tre mesi. Un’esperienza ripetuta quattro volte. Ovviamente non da comandante, allievo ufficiale e con il I° ufficiale in cambusa.
Il destino vuole che il giovane Antonio conosce a Pietra Ligure quella che poi diventerà la sua diletta moglie e mamma di due figli. “I miei genitori – continua – gestivano una pensione famigliare dove ci troviamo in questo momento, Villa Accame e tra gli ospiti c’era la famiglia della turista con la quale convoleremo a nozze. Decisi cosi di lasciare l’armatore italiano, feci domanda ad un armatore di Amburgo. Detto fatto, imbarcato, questa volta, come ufficiale. Un vecchio mercantile, 9 nodi all’ora, solcavo l’oceano tra Svezia, Norveglia, Inghilterra, Argentina, Brasile, ancora America del Nord”.
Uno dei tanti ‘navigatori’ costretto a restare lontano da casa e dagli affetti. Una vita avventurosa si direbbe. Antonio: ” Era il 1959, il periodo Pasquale. Dalla nave inviai un telegramma: “Carissima Ingrid voglio fidanzarmi con te….”. Risposta, sono d’accordo e felice. Sceso a terra ci siamo fidanzati con lo scambio di anelli come vuole la tradizione germanica e sono tornato a navigare”.
Un fidanzamento abbastanza solitario ? ” Credo fosse il giorno di Pasqua o Pasquetta, da Pietra Ligure giunse mia mamma e mia sorella. Avevo 23 anni, l’entusiasmo non mancava. Ma quale futuro. La fidanzata dopo pochi mesi espresse un desiderio “Avrei piacere se cambi mestiere….”. Era il mese di ottobre del ’59, d’accordo. Ho presentato le dimissioni, iniziava per me un nuovo percorso di vita e qualche incognita…”.
Il lavoro, un’occupazione, pare di capire. Antonio: “ Un po’ di fortuna non guasta. Iniziai con la rappresentanza di macchine fotografiche della Zeiss di cui si occupava già il papà di Ingrid. Nello stesso tempo mi guardavo attorno e seppi che l’Olivetti era alla ricerca di un venditore che parlasse il tedesco. Feci domanda, allegai il curriculum, fui convocato e in pochi giorni iniziai a fare pratica, a imparare, conoscere la nuova realtà commerciale. Mi assegnarono una piccola zona della città di Hannover, allora si vendevano macchine da scrivere e calcolatrici. Nonostante non potessi esprimermi al meglio nella lingua, in pochi mesi seppi che ero diventato il più ‘produttivo’ tra i venditori Olivetti della città. Il direttore della filiale volle conoscermi, fece i complimenti, proponendo la promozione a responsabile generale dell’Olivetti nella città di Göttingen (Gottinga in Bassa Sassonia ndr). Incarico che assunsi dal primo luglio 1961″.
Difficoltà ? Un ruolo impegnativo per uno ‘straniero’ ? “In effetti la regione è conosciuta per la sua gente piuttosto riservata, non da facilmente confidenza o fiducia, non ti accoglie di primo acchito, deve conoscerti. Anche in questo caso è stato molto di aiuto mio suocero, la clientela era soprattutto tra le aziende, il settore del commercio, uffici professionali. Iniziava l’era dei primi computer. Un’esperienza coinvolgente. 25 anni con l’Olivetti e uno staff, da titolare, di una ventina di persone, tra tecnici, venditori, addetti alla contabilità. Ero diventato insomma un datore di lavoro e con successo. Tutti gli anni, noi dell’Olivetti, ci incontravamo alla Messe (fiera) di Hannover dove si invitavano oltre ai dipendenti, i clienti. E’ in uno degli ultimi incontri che un altro titolare di filiale Olivetti, in Germania, mi chiese se volevo vendere l’attività. Risposi: devo farci un pensierino”.
Un quarto di secolo sulla rampa Olivetti, un crescendo continuo di fatturato. Antonio: ” In realtà succede che nel 1973, per una serie di circostanze, inizio a commerciare, con passione, il made in Italy della gastronomia, anzi tutto ciò che ha a che fare con i tartufi. Dando vita, nel volgere di poco tempo, alla seconda ditta di prodotti gastronomici italiani della zona dove vivevo. Era un mercato fiorente, i tedeschi erano attratti dai tartufi, tante ricette, persino salami e würstel al tartufo, materia prima che arrivava dall’Umbria e vendevo ad industrie alimentari, a negozi di gastronomia. Il prezzo si aggirava sui 300 marchi al kg.”
Signor Antonio, business col vento in poppa ! “ E’ vero, ho fatto un buon lavoro e riuscivo ad occuparmi, con profitto, di due aziende. Con la clientela che continuava a crescere di numero e volume d’affari, utili di bilancio. Di pari passo ho esteso la gamma dei prodotti italiani importati e inseriti nella filiera di vendita. Tra i primi olio extravergine ed aceto, pesto, specialità in vasetti. Nell’87 mi è capitata l’occasione di cedere la rappresentanza Olivetti, con l’obiettivo di dedicarmi esclusivamente all’import di prodotti italiani. Con il provento della vendita ho investito in quello che si può definire un piccolo stabilimento, centro di stoccaggio, confezionamento. Anche in quel caso, nella nuova sede abbiamo iniziato in 3 – 4 persone”.
E ora ha deciso di fare il pensionato, staccare la spina ? ” Diciamo le cose come stanno. Oggi l’azienda ha una sessantina di dipendenti, ma il merito non è solo mio. Anzi, diciamo che è soprattutto di mio figlio Remo, classe 1968, diploma al ginnasio. E nato in Germania, parla perfettamente l’italiano, sposato, due figli. Prima di affidargli le redini ci siamo trovati d’accordo che solo parlando bene la lingua di papà non avrebbe incontrato difficoltà. Così è stato. Remo si è trasferito a Milano in una scuola di lingue, dopo sei mesi era già pronto. La seconda tappa che consigliai: prima devi ancora conoscere tutti i fornitori che abbiamo in Italia, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, alla mia Liguria. Ne visitava tre in settimana, a 360 gradi. Tutto ciò che si doveva sapere dal campo, alla lavorazione. Io avevo 59 anni. Ho scelto di farmi da parte, seppure gradualmente, comunque affidando a lui la responsabilità. ‘Remo fai tu, sono tranquillo….‘. Era il 1995, con 25 dipendenti, ora sono oltre 60. …
Parliamo dei suoi ricordi d’infanzia, com’era Pietra Ligure….Antonio : “Diciamo un Bel paese e ha un posto tutto particolare nel mio cuore. Però…però….ormai da cittadino tedesco per scelta, devo aggiungere, è una città che continua a perdere colpi, posizioni, non si investe, non guarda al futuro e ogni volta che vengo la trovo peggiorata. Il cantiere…che pena, persino un edificio come Il Flora non merita neppure il decoro della pittura…mi si dirà perchè non dai il buon esempio ed inizi ad investire…a dire il vero mai pensato, non ho la forza finanziaria “. Lo interrompe l’amico di infanzia Renato Rembado, ranzino Doc, operatore turistico, scrittore e ricercatore di storia locale. “Amici per la pelle da giovani, per tornare ad incontrarci proprio in Germania”. Rembado: “Sai Antonio cosa si dice a proposito del cantiere ? Visto che Colaninno rinvia, non vede l’affare, tempi lunghissimi ormai. Ho ascoltato questa proposta. L’area a mare del cantiere potrebbe ospitare fino a dieci concessioni balneari, il prezzo si aggira sui due milioni a Stabilimento Balneare, ecco trovati i soldi per finanziare l’opera”. Viani : “…. però anziché palazzi e palazzine, da migrante che ha visto un pochino il mondo, opterei per una soluzione di sicuro effetto e richiamo turistico, urbanistico, commerciale per l’intera città, i secoli a venire. Una grande piazza, con tanto verde e giardini…..”.
Antonio e Renato amici da ragazzi, con don Luigi Rembado si andava a Calizzano, tutti a piedi fino al Colle del Melogno. Da giovanotti frequentavano la pista da ballo fuori dal cantiere navale, il Flora. E poi: “Al Capanno di Ranzi un giorno ci siamo ritrovati in tavoli diversi, con le rispettive mogli tedesche. Ci siamo abbracciati….”.
E’ il momento del saluto, della stretta di mano. Signor Viani è davvero interessante leggere il sito dell’azienda che lei ha fondato e di cui andare orgoglioso. Tra i prodotti molte eccellenze autentiche e riconosciute dell’enogastronomia italiana, in piccola parte ligure. Lo sa a quando offrite, via internet, nella carrello della spesa, l’Oliveno’l Extra in Tonkrug mit Streifen (in brocca di terracotta con strisce), bottiglia da 500 ml ? “No, no, dovrei vedere..“. Costa 39,90 pari a 79,80 al litro. Da primato ! Viani: “Davvero, è sicuro, se vendiamo a quel prezzo lo vale ed ha un mercato seppure selezionato….altrimenti che senso avrebbe proporlo ….. “. E il Parmigiano Reggiano Dop Riserva, 36 mesi ? Viani: ” Ormai dica lei, non ho idea “. Una confezione da 350 g. 22,40 euro, 64 al chilo. Diciamo che sono le Ferrari, ma a tavola, che si possono permettere i buongustai tedeschi della prima potenza economica in Europa. Peccato, noi liguri siamo riusciti a perdere anche i turisti con i portafogli gonfi di marchi che animavano, negli anni ’60 e ’70, la nostra Riviera, locali notturni, alberghi, bar, ristoranti, negozi del lusso.
Come concludere l’incontro senza chiedere qualcosa sugli inquilini sindaci di Palazzo Golli. Viani: “Un bel ricordo dell’operosità del dr. Negro e del dr. De Vincenzi. Io del resto i primi soldini li ho guadagnati andato a pescare la ‘tremulisa’ (blocchi di terra forati dove si rifugiano i vermi) a 3- 4 metri di profondità nella zona del molo e che portavo al ‘sellaio’ che, a sua volta, li vendeva ai pescatori. Lirette per pagare l’ingresso al ballo”. E degli amici che rivede quando torna a Pietra: ” Renato Rembado, Borro l’elettrauto, ricordo sempre Tain, famiglia numerosa, alcuni emigrati in Argentina, lui era il meccanico delle nostre prime motorette”.
Un italiano, cittadino tedesco, cosa apprezza maggiormente della sua seconda Patria: “Intanto ringrazio per avermi dato l’opportunità di fare diciamo fortuna, ho avuto una bravo suocero e mia moglie che mi hanno aiutato tantissimo. Lei è metà di Colonia e metà di Lena città che apparteneva alla Germania Est comunista. Della civiltà tedesca apprezzo la correttezza, puntualità, precisione, serietà, se danno una parola la mantengono, mi sono appropriato del loro modo di vivere”.
Un difetto ? “Non si può generalizzare, varia da Land a Land, ovvero regione. In Renania sono molto aperti, allegri, nella Bassa Sassonia ci vuole più tempo per farseli amici, ma poi la loro fiducia non la perdi più.”
A Pietra a Villa Accame vive la sorella Rosangela che è stata assessore leghista col sindaco Giacomo Accame, un fratello ha scelto di trascorre la vecchia all’estero, su un’isola. Villa Accame costruita nel 1903 dagli Accame del ceppo di Tovo San Giacomo. Nonno Antonio Viani è morto a 93 anni.
Se non rubiamo un segreto qual è la prima azienda italiana nella graduatoria dei vostri acquisti ? “ La Urbani, nel perugiano, produce tonnellate di tartufo nero ed esporta in tutto il mondo. In Liguria ci riforniamo dall’oleificio Roi di Badalucco di Franco Boeri, dalla ditta Siccardi (prodotti ittici) di Varigotti e da La Gallinara di Marco Natucci di Albenga. Complessivamente 130 fornitori, aziende famigliari, di vere eccellenze che ci consentono di vendere a tremila gastronomie. Da pochi mesi mio figlio ha creando una seconda ditta per la commercializzazione diretta, via internet, chiunque può comprare. Direi che sono un papà, un nonno, un marito felice e fortunato. L’altro figlio, Stefano, ha un’attività nel mondo dei computer e dell’elaborazione dati. Io sono cattolico, i figli di religione evangelica protestante, l’unico mio hobby è la filatelia, da quando ero ragazzo. Il pezzo più raro stampato quando il presidente della Repubblica Italiana fece visita in Perù. Il “Gronchi Rosa” fu ritirato per aver sbagliato i confini del Perù che non includevano una parte di territorio. La serie fu subito ritirata, un esemplare lo conservo come una reliquia”.
Luciano Corrado